Contro-informazione

La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando serve

La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando serveFecero il loro esordio al G8 di Genova nel 2001 e da allora fino all’ultimo caso accaduto nei giorni scorsi a Parigi durante la protesta dei gilet gialli, sono sistematicamente riapparsi un po’ in tutta Europa ogni qualvolta una manifestazione di piazza o una protesta hanno goduto di un’ampia partecipazione popolare, arrivando in qualche misura a suggestionare l’opinione pubblica.
Si tratta dei “famigerati” Black Bloc, piccoli gruppi di giovani vestiti di nero e con il volto coperto che una volta infiltratisi nelle manifestazioni, con tattiche paramilitari di guerriglia urbana spaccano le vetrine, danneggiano le auto, devastano i negozi e appiccano il fuoco, praticando atti di puro teppismo, per poi sparire regolarmente nel nulla prima che le forze dell’ordine abbiano modo di venire a contatto con loro.

Una presenza, quella dei Black Bloc, altamente nociva per le ragioni dei manifestanti (qualunque esse siano), dal momento che sposta l’attenzione mediatica distogliendola dalle motivazioni per cui è stata organizzata la protesta, per concentrarla invece sulle devastazioni e gli atti di teppismo gratuito che con esse non hanno nulla a che fare.
La prima conseguenza dell’ingerenza dei Black Bloc è quella di allontanare dai manifestanti la simpatia e la condivisione dell’opinione pubblica, isolandoli all’interno del tessuto sociale e rendendoli per una sorta di osmosi corresponsabili della violenza e del teppismo che ormai sono diventati l’unico argomento di cui il circo mediatico ha intenzione di occuparsi.
La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando serveLa seconda conseguenza è quella di giustificare da parte delle forze dell’ordine una repressione violenta, che altrimenti l’opinione pubblica avrebbe criticato duramente, rivolta non contro i Black Bloc (spariti nel nulla) bensì contro i manifestanti tutti, senza che si alzi nessuna voce di condanna del gesto.

A questo punto la protesta, anche qualora fosse “politicamente” pericolosa, perché molto partecipata e in grado di attrarre la solidarietà di larghi strati della società, risulterà completamente disinnescata, le sue ragioni spariranno nel nulla e i manifestanti torneranno a casa feriti e picchiati in un clima di approvazione generale.
Una ventina di giovani incappucciati, totalmente anonimi e avulsi da ogni contesto, saranno insomma riusciti con il minimo sforzo a screditare le ragioni di decine o centinaia di migliaia di persone nell’arco di un quarto d’ora, disinnescando lotte che erano state costruite con impegno certosino per molti mesi o perfino per anni.

La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando serveRagionando intorno al cui prodest non ci vuole molta immaginazione per comprendere come l’operato dei Black Bloc, ogni volta che hanno fatto la propria comparsa, abbia cagionato effetti disastrosi per “la causa” dei manifestanti, risultando al contrario del tutto funzionale agli interessi di coloro che avevano interesse a sopprimere la protesta. Questa constatazione, unitamente al fatto che i giovanotti con il volto coperto si muovono usando tattiche militari, sono sempre riusciti a evitare ogni contatto con le forze La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando servedell’ordine (anche quando esse si trovavano nelle vicinanze) e a sparire “misteriosamente” in un brevissimo arco temporale, ha portato a supporre che in realtà i famigerati Black Bloc altro non siano se non agenti in borghese deputati a “risolvere la questione” nella maniera più rapida e efficace possibile.
Sulla questione sono stati anche scritti parecchi articoli, regolarmente denigrati come fantasie complottiste, nonostante spesso fossero suffragati da foto o filmati che ritraevano pericolosi Black Bloc che liberatisi della “divisa nera” rientravano come se nulla fosse accaduto nei ranghi delle forze dell’ordine.

Nonostante il comprensibile velo di omertà che da sempre ha permeato questo argomento, nell’autunno del 2017 per la prima volta la stampa italiana (nell’occasione il Secolo XIX) ha confermato la presenza di un poliziotto inglese infiltrato fra i Black Bloc durante il G8 di Genova del 2001, riportando dal quotidiano The Guardian alcuni scampoli della torbida storia dell’agente Rod Richardson (il quale aveva usurpato tale nome fittizio a un bimbo morto poco dopo la nascita) che per almeno 4 anni agì sotto copertura all’interno di cellule dei Black Bloc inglesi e venne fotografato anche durante il G8 genovese. Lasciando intuire come fosse molto probabile anche la presenza di altri agenti sotto copertura di svariate nazionalità che hanno agito e agiscono nell’ombra senza che sia nota la natura della loro missione.

Fantasie complottiste o meno, ogni volta che un manipolo di ragazzotti con il volto coperto si abbandona al teppismo più becero pregiudicando le ragioni di una protesta di piazza, come accaduto nei giorni scorsi a Parigi, sarebbe buona cosa fermarsi un attimo a riflettere, prima di lasciarsi trascinare da quell’onda emotiva che magari è stata creata ad arte proprio da chi aveva tutto l’interesse a farlo.

La leggenda dei Black Bloc, i teppisti “in divisa” che compaiono quando serve



grafica pubblicitaria sponsor canapashop

SOSTIENI LA NOSTRA INDIPENDENZA GIORNALISTICA
Onestà intellettuale e indipendenza sono da sempre i punti chiave che caratterizzano il nostro modo di fare informazione (o spesso, contro-informazione). In un'epoca in cui i mass media sono spesso zerbini e megafoni di multinazionali e partiti politici, noi andiamo controcorrente, raccontando in maniera diretta, senza filtri né censure, il mondo che viviamo. Abbiamo sempre evitato titoli clickbait e sensazionalistici, così come la strumentalizzazione delle notizie. Viceversa, in questi anni abbiamo smontato decine di bufale e fake-news contro la cannabis, diffuse da tutti i principali quotidiani e siti web nazionali. Promuoviamo stili di vita sani ed eco-sostenibili, così come la salvaguardia dell'ambiente e di tutte le creature che lo popolano (e non solo a parole: la nostra rivista è stampata su una speciale carta ecologica grazie alla quale risparmiamo preziose risorse naturali). ORA ABBIAMO BISOGNO DI TE, per continuare a svolgere il nostro lavoro con serietà ed autonomia: ogni notizia che pubblichiamo è verificata con attenzione, ogni articolo di approfondimento, è scritto con cura e passione. Questo vogliamo continuare a fare, per offrirti sempre contenuti validi e punti di vista alternativi al pensiero unico che il sistema cerca di imporre. Ogni contributo, anche il più piccolo, per noi è prezioso. Grazie e buona lettura. CONTRIBUISCI.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio