La legge danneggia i pazienti: interrogazione sulla cannabis
La disparità delle leggi regionali in materia di cannabis danneggia i pazienti sia dal punto di vista economico, sia per ciò che riguarda la lista di patologie ammesse. Ci sono pazienti di “serie a” e pazienti di “serie b” solo per il fatto di risiedere in una Regione piuttosto che in un’altra. È una situazione che deriva dal decreto del 2007 con cui l’allora ministro della Salute Livia Turco riconobbe l’uso dei cannabinoidi in terapia demandando però alle Regioni di legiferare in materia. Attualmente, solo Toscana, Puglia, Liguria, Marche e Veneto (ma in un solo caso) riconoscono la possibilità di fornire gratuitamente la cannabis ad uso terapeutico. Al di là delle singole Regioni, alcune AUSL permettono l’importazione dei cannabinoidi direttamente dall’Olanda richiedendo al paziente il pagamento di una quota per le spese burocratiche.
Diversa la situazione per le patologie per le quali la cannabis è prescrivibile. Se si parla di cannabis a carico SSR (Sistema Sanitario Regionale), la risposta è «per le sole indicazioni terapeutiche che la Regione ha accreditato come riconosciute». Ma ad ogni modo la cannabis terapeutica a pagamento è disponibile in tutta Italia con prescrizione medica ed acquistabile nelle farmacie galeniche che la dispensano, «per qualsiasi patologia per la quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata».
Per cercare di risolvere questa situazione la deputata de PD Gessica Rostellato ha presentato il 20 maggio un’interrogazione parlamentare al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al ministro della Salute ed al ministro della Difesa. A dicembre del 2015 invece c’era stata l’interrogazione urgente del senatore Alfonso Ciampolillo del Movimento 5 Stelle in merito al decreto allora approvato dal ministero della Salute, alla quale non è mai stata data risposta.
Vai su www.cannabisterapeutica.info per leggere l’interrogazione parlamentare.