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La legalizzazione è una priorità per l’Italia, non per chi si fa le canne

La legalizzazione è una priorità per l’Italia, non per chi si fa le canne

La legalizzazione è una priorità per tutto il paese, non solo per i cittadini che la fumano, che, secondo i dati a disposizione, variano dai 6 milioni (consumatori abituali) ai 12 milioni (compresi anche i non abituali) e sono comunque una bella fetta della popolazione.

Secondo i dati pubblicati nell’ultimo Rapporto europeo sulle droghe la sostanza illecita di gran lunga più utilizzata in Italia e in Europa è proprio la cannabis. Un quinto (21%) di tutti i giovani adulti italiani l’ha utilizzata nell’ultimo anno. Guardando la percentuale europea si scende al 14,4%, cioè 17,5 milioni di persone. Mentre sono 91,2 milioni gli europei, sui circa 500 milioni in cui è stimata la popolazione, che hanno provato la cannabis almeno una volta nella loro vita.

Quello che non sempre si comprende quando si affronta il dibattito, è che la proibizione non ha fatto scomparire la cannabis. Anzi. Decenni di guerra alla droga hanno portato ad un aumento dei consumi, dei prezzi della sostanza, dei costi spropositati della macchina inquisitoria e punitiva, degli arresti di semplici consumatori e a una diminuzione della qualità del prodotto. Renderla legale – se si ragiona senza ipocrisie – significherebbe restituire i guadagni della produzione e vendita a stato e cittadini togliendoli alla criminalità, creando lavoro e liberando risorse, impedire ai minori di avere accesso alla sostanza al contrario di ciò che avviene oggi, decongestionare le carceri e permettere alle forze dell’ordine di concentrarsi sui veri crimini oltre che fornire ai cittadini maggiorenni un prodotto sicuro e controllato, senza muffe, contaminanti e porcherie varie.

Un’operazione che comporterebbe benefici a livello economico, sociale e ambientale e contribuirebbe ad avere un maggior controllo sulla produzione e sul prodotto finale.

Economia

In USA la cannabis legale è ormai il settore che sta creando più posti di lavoro. L’industria della cannabis medica e ricreativa infatti si sta affermando come il mezzo per dare nuova linfa all’economia e ai suoi cittadini, con risorse che prima finivano nelle mani della criminalità e oggi invece vengono investiti in circuiti virtuosi. Ad oggi sono stati creati più di 200mila posti di lavoro con una crescita del 21% nel 2017, del 44% nel 2018 e di un altro 20% nel 2019, facendo segnare un più 110% in soli tre anni e con solo 11 stati che hanno legalizzato la cannabis ricreativa. Soldi che rinvigoriscono l’economia e si traducono in tasse.
Secondo le stime di Prohibition Partners l’Europa entro il 2028 potrebbe avere il più grande mercato di cannabis al mondo, se tutti gli stati membri la legalizzassero, con un mercato che potrebbe valere la cifra sbalorditiva di 115 miliardi di euro (55 miliardi nel mercato medico e 60 miliardi in quello ricreativo).

I benefici sociali

Dal punto di vista sociale i benefici potrebbero essere diversi e articolati, suddivisi in quelli che derivano direttamente dalla legalizzazione e in quelli indiretti.
Tra quelli diretti innanzitutto va considerato il fatto che i soldi che prima finivano nelle mani dei criminali, potrebbero invece finire nelle tasche di stato e cittadini, liberando risorse per creare una nuova economia verde. E’ quello che sta accadendo in USA; Canada e Uruguay. Secondo le stime governative nel paese sudamericano è bastato un anno di legalizzazione per dimezzare il mercato nero e far calare i reati del 20%.
Altro beneficio evidenziato con uno studio in Colorado è che la polizia ha più tempo di concentrarsi sui veri crimini, dedicandoci più tempo e risolvendone di più. Uno studio del 2018 curato da un gruppo di ricerca indipendente della Washington State University ha infatti analizzato i dati statistici sui crimini dell’FBI per scoprire che non c’è stato: “Nessun effetto negativo della legalizzazione sulla risoluzione dei reati”, anzi: “Le prove suggeriscono che le statistiche riguardo ai crimini sono migliorate”.

I benefici indiretti principali si riscontrano a livello sociale: le entrate provenienti dalla cannabis legale hanno permesso agli stati di inaugurare nuovi progetti e di potenziare le attività di informazione e monitoraggio sulle droghe. Il Colorado con i proventi della marijuana ha elargito borse di studio agli studenti, pianificato la costruzione di nuove case popolari per i senzatetto e aumentato i fondi a disposizione delle scuole pubbliche.

Altro beneficio, tra quelli indiretti, è il fatto che in USA, dove la cannabis è legale, crollano la violenza domestica e l’uso di armi. Secondo una ricerca dell’Università della Pennsylvania, è stata registrata una diminuzione del 20% dei casi di lesioni gravi derivanti da casi di violenza domestica, una diminuzione del 40,7% dei casi di violenza dettati dall’abuso di alcol e del 23,1% degli incidenti che coinvolgono l’uso di armi da fuoco.

In tutto questo diminuisce anche in consumo degli adolescenti sia perché l’accesso è più difficile, sia perché vengono create campagne legislative ad hoc finanziate proprio con i soldi della legalizzazione. L’ultimo studio in ordine di tempo è stato da poco pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics e secondo i ricercatori: “Le leggi che legalizzano la marijuana ricreativa sono associate a un calo dell’8% del numero di liceali che affermavano di aver usato marijuana negli ultimi 30 giorni e di un calo del 9% nel numero di chi affermava di averla usata almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni”.

Ambiente

Non da ultimo, c’è da tenere in considerazione che la cannabis legale contribuisce a creare una nuova economia ecologica e compatibile. La legalizzazione sblocca risorse importanti che contribuiscono a finanziare progetti per lo studio e l’utilizzo della canapa industriale, che può essere una risorsa chiave in ottica futura. E’ una pianta annuale che potrebbe sostituire risorse fossili e minerarie e far diminuire il consumo dei derivati del petrolio. La canapa potrebbe essere infatti utilizzata per creare plastiche biodegradabili, invertendo la tendenza della plastica tradizionale, biocombustibili green, per creare carta a invertire la tendenza della deforestazione, per sostituire la produzione del cotone che è una delle coltivazioni più inquinanti del pianeta, per la bioedilizia, che sarebbe carbon negative e quindi toglierebbe più CO2 di quella che viene immessa al contrario di ciò che accade con l’edilizia tradizionale, oltre che per ripulire il pianeta grazie alle sue doti di fitorimediazione.

In Italia, con la disoccupazione giovanile che continua a crescere, con il sole, le capacità dei nostri agricoltori e il recupero dei terreni incolti, potrebbe essere il volano per una ripresa economica che la nostra politica oggi non riesce a dare al paese. Con buona pace dei proibizionisti da salotto, che continuano a fare l’equazione cannabis uguale canne, non riuscendo a capire che in realtà c’è in ballo molto di più, a partire dal futuro delle nuove generazioni.

La legalizzazione è una priorità per l’Italia, non per chi si fa le canne



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