La guerra dell’oppio
Una delle più brutte pagine della storia coloniale britannica fu senz’altro il tentativo di colmare un forte deficit interno con l’esportazione dell’oppio dall’India alla Cina, falcidiando un popolo per qualche generazione.
Nel 1700 l’Inghilterra era la maggior potenza coloniale del mondo e dominava India, America e molti paesi in Africa Orientale. Attraverso la Compagnia delle Indie importava un’enorme quantità di prodotti dall’Asia insieme a Portogallo Francia e Olanda, paesi con i quali divideva costi e rischi del trasporto marittimo.
Non avendo però merci di scambio da esportare era costretta a pagare in oro le sete, il tè, le spezie e le preziose porcellane cinesi. Quando poi nel 1775 scoppiò la guerra d’Indipendenza Americana, l’Inghilterra dovette sostenere costi altissimi per inviare mercenari dall’Europa ( si parla di 150.000 uomini in otto anni).
Il paese era, come diciamo oggi, a rischio di default. Fu così che si pensò di pagare le merci importate dalla Cina in oppio anziché in oro. L’india, la più importante delle colonie inglesi, divenne il produttore, la Cina il consumatore, l’Inghilterra lo spacciatore.
In pochi anni le finanze britanniche si rimpolparono, il grande Impero Cinese crollò.
Dopo molti tentativi diplomatici per fermare il traffico e di calmierare l’enorme corruzione morale e materiale del paese, la Cina prese posizioni piuttosto risolute sequestrando e distruggendo 20.000 casse di oppio, pretendendo una grossa cauzione in argento per poter continuare il commercio e infine proponendo un trattato per la cessazione del traffico, che gli Inglesi però non firmarono mai.
La situazione in Inghilterra era tesa, l’oppio rappresentava il 15% delle entrate e rinunciarvi sarebbe stato un duro colpo per l’economia. Fu così che una flotta di ben quaranta navi partì con l’intenzione di assediare Canton. In un paio d’anni la Cina fu assoggettata al volere inglese, aumentarono i porti di sbarco ognuno con una sede diplomatica, si liberalizzò il commercio dell’oppio e si pretese un forte risarcimento da concedere ai commercianti inglesi penalizzati dalla guerra.
Insomma la fine di una civiltà. Ma ancora i Mandarini non avevano toccato il fondo.
La Francia, che pure aveva colonie in India Orientale, fiutato l’affare provocò un casus belli che diede inizio alla seconda guerra dell’oppio. Umiliare ulteriormente l’Impero Cinese per ottenere vantaggi economici, concessioni militari e posizioni missionarie. Le forze Anglo-Francesi attaccarono nuovamente Canton appoggiate anche se solo diplomaticamente da Russia e America.
Fu una disfatta per la Cina che dovette aprire nuovi porti al commercio, permettere alle forze straniere di penetrare all’interno del paese, costruire missioni cattoliche e pagare cospicui indennizzi. Ma l’Imperatore dopo aver firmato il trattato decise di opporsi. Era il 1856.
Rinforzò le posizioni dei suoi forti grazie all’aiuto di generali Mongoli che resistettero a un primo attacco. Gli Inglesi si salvarono grazie all’aiuto della ”neutrale” America, ma molti ufficiali furono catturati e torturati. L’offensiva seguente fu meglio organizzata e le forze Anglo-Francesi entrarono a Pechino. Saccheggiarono e distrussero perfino il vecchio e il nuovo Palazzo D’Estate esempi magnifici di una civiltà millenaria, residenza degli Imperatori e fra i cui progettisti c’era anche un gesuita italiano.
La Convenzione di Pechino del 1860 che segnò la fine delle ostilità vedeva un paese segnato da guerre, lotte interne ma soprattutto dall’oppio che era fumato da una popolazione intera e ormai coltivato in tutta la Cina. Dall’uso tradizionale, quello medico, era diventato come il riso; presente in ogni casa. Il grande Impero del Sol Levante era finito e con esso la filosofia (Confucio tanto per intenderci nacque nel 500 a.c.ma la filosofia cinese è antica cinquemila anni), l’arte della porcellana e delle miniature e la tessitura della seta di cui la Cina detenne il monopolio fino a quando proprio un Gesuita, forse nel primo caso di spionaggio industriale, ne svelò il segreto in Occidente.
Anche il più antico sistema medico conosciuto ebbe quasi a scomparire. La decadenza, fra carestie e lotte interne, si protrasse fino ai primi anni del novecento quando idee marxiste si fecero largo nella mente del giovane Mao Tze Tung, che pure finanziò la sua rivoluzione esportando oppio in Occidente. Ma questa è un’altra storia…