La grande finanza abbandona la cannabis?
La società finanziaria Euroclear ha annunciato che, viste la legislazione controversa negli Stati Uniti, non tratterà più titoli legati alla cannabis
Euroclear, colosso dell’alta finanza che lavora con le maggiori banche al mondo, ha informato gli investitori che, dal gennaio 2023, “non negozierà più titoli internazionali legati alla cannabis”.
Essendo la cannabis ancora illegale a livello federale negli Stati Uniti e il SAFE banking Act, la legge che vieta di sanzionare un istituto di deposito per aver fornito servizi bancari a un’attività legittima legata alla cannabis, non è ancora passata, la società di compensazione finanziaria ha deciso di tirarsi fuori, lasciando gli investitori senza alcun scelta, tranne quella di vendere le proprie azioni o di cederle a un altro fornitore.
Tralasciando il rischio normativo, che evidentemente supera di gran lunga la gratificazione economica, questa scelta segna un’ulteriore sconfitta per l’industria della cannabis che tenta invano di conquistare le istituzioni della finanzia in Europa.
CANNABIS E FINANZA: EUROCLEAR SMETTE DI NEGOZIARE I TITOLI LEGALI ALLA CANNABIS
Preferita dai broker del Regno Unito e dell’Europa, Euroclear agisce come intermediario tra acquirenti e venditori, assicurando il regolare funzionamento dei mercati finanziari.
Agli investitori britannici che hanno partecipazioni in società nord americane come Tilray Brands, Sundial Growers, Canopy Growth Corporation, Mind Medicine e in ETF, per citarne alcune, è stato comunicato che dal 27 gennaio non potranno più negoziare o detenere queste azioni.
“Euroclear, un depositario che noi e alcuni agenti di borsa britannici utilizziamo, ha annunciato che non supporterà più le azioni internazionali legate alla cannabis”, si legge nell’email inviata da Hargreaves Lansdown per informare i suoi investitori che continua così: “Hanno apportato questo cambiamento a seguito di una revisione di tutti i titoli internazionali legati alla cannabis e hanno deciso che non soddisfano più i criteri di ammissione alla negoziazione”.
Venuti a conoscenza della fatidica sentenza, gli azionisti hanno tre possibilità tra cui scegliere:
- non fare nulla e lasciare che Hargreaves Lansdown venda le azioni versando il ricavato sul loro conto, risparmiando però sulle consuete commissioni di negoziazione;
- vendere le proprie azioni fino alla chiusura del mercato del 26 gennaio, sempre con l’esenzione dalle normali spese di negoziazione;
- infine, possono trasferire le loro quote a un altro operatore entro una data di scadenza per la richiesta di trasferimento fissata al 10 gennaio;
Nonostante quest’ultima opzione, la prevalenza di Euroclear riduce nettamente un’alternativa valida su cui poter spostare le proprie partecipazioni. Infatti si presume che gran parte degli investitori, viste le perdite significative che verranno registrate, abbiano già presentato un reclamo in merito al provvedimento preso.
EUROCLEAR STOPPA LE TRANSAZIONI, PERCHÈ?
La scelta di Euroclear arriva più di un anno dopo che la Credit Suisse Group AG, tra le banche d’affari più importanti per il sistema finanziario mondiale, ha comunicato ai suoi clienti che non avrebbe più eseguito transazioni in azioni di società di cannabis con attività negli Stati Uniti.
Allo stesso modo J.P. Morgan, il gigante della finanza statunitense, ha annunciato piani simili, vietando ai suoi clienti di acquistare azioni di società statunitensi produttrici di cannabis che hanno un “nesso diretto con le attività legate alla marijuana”.
Un esperto analista ha ipotizzato che J.P. Morgan, che ha lanciato Euroclear nel 1968 ed è ancora il suo quinto maggiore azionista, abbia giocato un ruolo chiave influenzandone le decisioni.
Inoltre, ha aggiunto che la scelta presa dall’alta finanza è stata “terribile” per l’industria della cannabis, in quanto significava che c’erano “molti meno soldi in giro e molte meno opportunità per i canali di finanziamento”.
Contrariamente al primo, un altro analista ha affermato che, pur essendo la decisione “deludente” per la cannabis, “la posizione di Euroclear non è difficile da comprendere“, spiegando che si tratta “di una grande istituzione e che i rischi legali per continuare a coprire una parte molto piccola della loro attività non sono più convenienti, data la potenziale contaminazione di una grande parte delle loro attività”.