La globalizzazione del mercato della cannabis
Per molti pensare oggi alla cannabis significa far riferimento al Colorado o agli Stati americani in cui è stato reso legale il mercato della cannabis dal punto di terapeutico o più in generale dove è stata completamente legalizzata. Ma in realtà è un business che non appartiene esclusivamente all’America (del Nord e del Sud), così come i vari movimenti per la legalizzazione.
La cannabis, dal punto di visto medico e ricreativo, rappresenta un mercato multi-miliardario per l’industria globale con diversi progetti che stanno crescendo in Paesi come Canada, Australia, Germania, Repubblica Ceca e anche nella nostra Italia. Nonostante le politiche governative la cannabis oggi è coltivata legalmente in molti Paesi e distribuita ed utilizzata in molti altri. E mentre in America si cercano dei nuovi modelli che rappresentino al meglio la nascente economia basata sulla cannabis, ci sono Paesi come il Canada in cui è già attivo e funzionante il programma relativo alla cannabis terapeutica e l’anno prossimo lancerà il proprio progetto nazionale sulla cannabis a livello ricreativo.
Brendan Kennedy, il cofondatore di Privateer Holdings, a cui fanno riferimento diverse aziende cannabiche come Marley Natural e la Tilray, azienda canadese che produce cannabis terapeutica, ha spiegato di recente che le sue aziende si stanno espandendo sempre di più, proprio nel momento in cui la DEA e la FDA in America stanno discutendo se mantenere o meno la cannabis in tabella I, quella di cui fanno parte le droghe pesanti e le sostanze al quale non è riconosciuto alcun valore medico. «Le persone pensano che la legalizzazione sia un fenomeno americano, ma in realtà sta prendendo in piede in tutto il mondo», ha spiegato sottolineando che: «È un errore pensare che il movimento della legalizzazione riguardi solo Paesi come il Colorado, è una cosa molto più ampia, e noi guardiamo la marijuana da una prospettiva globale». Kennedy di recente ha viaggiato in tutta l’Europa per esplorare le possibilità di business; la prossima tappa sarà l’Australia, dove la sua azienda Tilray ha una licenza di importazione per uno studio clinico sull’utilizzo di cannabis per evitare la nausea indotta dalla chemioterapia in collaborazione con l’Università di Sidney. In generale le aziende americane stanno cercando nuovi mercati nei quali espandersi anche per supportare la scommessa di una futura industria globale di import-export relativo alla cannabis. Secondo Kennedy tra non molto tempo la cannabis farà parte dell’economia globale e produzioni di cannabis fioriranno in tutto il mondo al pari di altri vegetali.
La Tilray non è l’unica azienda ad avere una licenza di import-export per la cannabis. In Europa abbiamo la GW Pharmaceuticals, che sta effettuando studi su un medicinale a base di CBD o la Bedrocan, che dall’Olanda distribuisce le infiorescenze di cannabis terapeutica in tutta Europa. Un altro esempio oltreoceano è quello di O.penVape, un’azienda che produce vaporizzatori con sede a Denver, che ha recentemente annunciato un accordo di licenza con una società jamaicana che coltiverà la cannabis per i loro vaporizzatori.
Secondo Kennedy: «Bisogna guardare ad altri modelli di prodotti agricoli strettamente controllati usate per scopi medici, come i papaveri, che sono coltivati in Australia, Spagna e altri Paesi con climi che permettono produzioni a basso costo. La maggior parte della marijuana prodotta in tutto il mondo sarà coltivata in esterni, nelle serre o nei campi e, proprio come accade oggi per il vino, i diversi tipi di cannabis saranno definiti in base alla provenienza territoriale».
Mentre per Aeron Sullivan, co-fondatore di Tradiv, un mercato all’ingrosso per le aziende di settore in cui è possibile comprare e vendere marijuana, non c’è dubbio sul fatto che la produzione futura sarà affidata ad altre regioni del mondo ed agli Stati del Sud America.
«Una volta che sarà possibile importare ed esportare facilmente la cannabis, nasceranno strutture in luoghi dove si può produrre nel modo più efficiente possibile. In questo momento in Humboldt, il costo per un grammo è di 1 dollaro. Perché non creare delle serre in Cambogia coltivare per 10 centesimi al grammo? Si potrebbe trasportare più di una tonnellata di marijuana per un importo piuttosto economico».