La Germania dopo il nucleare mette al bando anche il carbone
Si è spesso sentito dire che il 100% di energia rinnovabile si può realizzare solo in Costa Rica o in Uruguay, in stati piccoli cioè. Ora invece la Germania, uno dei principali paesi del mondo per il consumo di carbone, ci mostra che volere è potere. Il governo tedesco ha infatti deciso che nei prossimi 19 anni chiuderanno tutte le centrali a carbone – tutte e 84 – per soddisfare i requisiti dettati dagli accordi di Parigi. 24 saranno chiuse entro il 2022, quindi entro tre anni, e 76 entro il 2030. Ciò significa che fra circa dieci anni in Germania ci saranno solo 8 centrali a carbone.
È una buona notizia di fondamentale rilievo perché riguarda la quarta o la quinta economia del mondo, a seconda di varie classifiche, e perché il carbone ha dominato per anni lo scenario energetico del paese. Tutti sanno che è da tanto che il paese lotta contro le emissioni di CO2 e che tanto hanno fatto in Germania per favorire sole e vento. Questo è un altro tassello nel loro cammino verso un paese più verde.
Oggi il carbone copre il 40% all’elettricità del paese ma nel 2018 sole e vento sono diventati la sorgente elettrica principale del paese salendo al 41%: il carbone è importante tanto quanto le rinnovabili in Germania. Ci sono voluti sette mesi per arrivare a questa decisione, con negoziati che sono andati avanti a volte per 21 ore di fila. Sono stati approvati pacchetti per mitigare le conseguenze della chiusura delle centrali a carbone per un totale di circa 40 miliardi di euro: si stima che 20mila lavoratori diretti e 40mila incluso l’indotto perderanno il lavoro e dovranno essere riqualificati.
Questa decisone si accompagna a quella del 2011 in cui si programmava di chiudere tutte le centrali nucleari entro il 2022. Ne hanno già chiuse 12 su 19 e l’economia tedesca continua a crescere. La quota di energia rinnovabile entro il 2040 raggiungerà l’80%.