Più folle della caccia c’è solo la sua preapertura
Anche quest’anno la maggior parte delle regioni italiane ha autorizzato la preapertura della caccia, un’anticipazione eccezionale della stagione venatoria, che in realtà è ormai diventata più comune che rara. La pre-caccia è una pratica in uso da anni, ma una giurisprudenza europea sempre più attenta alla tutela della fauna selvatica e il crescente malcontento delle organizzazioni ambientaliste internazionali sottolineano e palesano la crescente incompatibilità dell’apertura anticipata con le moderne necessità di conservazione ambientale ormai impossibili da ignorare.
“La pratica delle preaperture della caccia è una vergogna. Queste sono ormai attuate non come eccezione, ma come regola, nonostante i pareri contrari degli organi di indirizzo e controllo in materia e i nostri appelli alla ragionevolezza e al rispetto delle regole europee e internazionali per la tutela di fauna e ambienti selvatici. Appelli rimasti in gran parte inascoltati” ha affermato in un comunicato stampa Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia, organizzazione attiva in diverse battaglie legali contro la pre-caccia, “I governatori regionali dimenticano che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato, e quindi di tutti noi, e non proprietà di una sempre più ristretta minoranza che si diverte a distruggerla”.
L’organizzazione dei Panda è solo una delle tante che hanno fatto ricorso alle corti nazionali per combattere l’anticipazione della stagione venatoria, ricorsi spesso accolti favorevolmente dalla magistratura italiana. In Veneto, su ricorso della Lega Abolizione Caccia, il TAR ha sospeso la caccia da appostamento alla tortora in preapertura prevista per i primi due giorni di settembre, conformandosi alla richiesta del Ministero della Transizione Ecologica rivolta alle regioni di non autorizzare la caccia nei primi dieci giorni del mese, periodo di picco per la migrazione post riproduttiva delle tortore. Decisioni simili sono state prese anche dai TAR in Calabria e Abruzzo, dove i giudici hanno disposto una sospensione totale o parziale del calendario venatorio 2021/2022.
In Umbria, dove il calendario venatorio 2021/2022 non prevedeva invece la preapertura della stagione di caccia, la questione ha suscitato forti critiche dagli esponenti locali della Lega, che hanno chiesto alla giunta una revisione del piano disposto dall’assessore Morroni. “È assurdo che in un momento storico nel quale la caccia viene da molti relegata a mero sport, l’assessore Morroni non faccia nulla per difendere questa nobile tradizione e perseveri ad avere un atteggiamento ostile nei confronti delle associazioni venatorie” ha affermato il vice segretario della Lega Umbria Riccardo Augusto Marchetti, “il mancato inserimento delle giornate di pre-apertura nel calendario venatorio approvato dalla Giunta, che peraltro presenta diverse incongruenze rispetto alla bozza votata in terza Commissione dalla Lega, è una conseguenza del mancato ascolto da parte dell’assessore delle istanze pervenute dal mondo venatorio”.
La forte avversione alle misure di contenimento della caccia non è una novità. Già nel 2019 la limitazione delle specie cacciabili in preapertura disposta dall’assessore della regione Sicilia Edgardo Bandiera si era tradotta in pesanti attacchi e insulti sui suoi canali social, eventi ancora oggi comuni, sintomo di una scarsa sensibilità e di un forte disinteresse per le questioni ambientali, ora più rilevanti che mai.