La fine dello ius soli e la crescente paura dell’uomo nero
Quasi la metà degli italiani percepisce la presenza di immigrati come una minaccia. Lo racconta un’inchiesta che sicuramente avrà fatto ululare di gioia i Salvini ed i tanti, troppi, demagoghi che affollano la scena italiana e che sulla paura dell’altro sperano di portare a casa un po’ di voti.
No, non siamo un paese razzista. Ma è un fatto che viviamo la presenza degli stranieri, soprattutto degli africani, con paura, paura crescente. Una paura insana, irrazionale.
Questa presenza, per molti versi, è una fortuna per gli italiani in quanto a reddito prodotto, a tasse pagate, a un sistema pensionistico che altrimenti sarebbe ancor più alla deriva. Ma è difficile misurarsi con le paure, specie quando queste vengono alimentate a più non posso. Non solo dagli speculatori di certa politica, ma anche da un sistema della nostra informazione che oramai vende copie o fa audience solo sbattendo in prima pagina qualsiasi crimine commesso dallo “straniero”.
Sembra oramai che ogni furto, ogni violenza, ogni stupro commesso nel nostro paese sia opera di questi intrusi, per giunta neri. E poco importa che anche prima che arrivassero non ce la passavamo mica bene in questi campi. Ed ancor meno che molte notizie si siano spesso rivelate bufale, invenzioni di sana pianta. Oramai immigrato, africano, sono sinonimi di pericolo e ottimi soggetti espiatori di ogni malessere sociale.
La grande responsabilità, va però detto a chiare lettere, è delle classi dirigenti di questo paese. Del silenzio di un’intellettualità senza nerbo, dell’incapacità colpevole e dei meschini traffici di chi governa, ad ogni livello, il nostro territorio.
In Italia non esistono politiche dell’integrazione. Affari sugli immigrati si e tanti, ma niente attività di integrazione. Ed un paese che per più ragioni si apre al mondo, se non pratica integrazione, coltiva disagio e paura. Senza politiche di integrazione tutto appare ambiguo, sporco, disordinato, pericoloso. Ed è inutile gridare al razzismo o invocare i buoni sentimenti.
Una grande occasione di integrazione era la legge sullo ius soli. Si trattava di certificare ciò che già è. Innanzitutto che i compagni di scuola dei nostri figli sono cittadini di questo paese. Riconoscere il valore di chi vive e produce onestamente tra noi. La codardia ed i calcoli politici di bassa lega delle nostre classi dirigenti, sia al governo che all’opposizione, ne hanno deciso il rinvio in attesa di tempi più sereni, nel caso migliore. Peccato che con queste scelte vili, di tempi migliori non ne arriveranno di certo. Anzi….