La fertilizzazione biologica organica
Nell’agricoltura biologica esistono tre grandi famiglie di pensiero:
– agricoltura biologica organica
– agricoltura biologica vegetale
– agricoltura biodinamica
Come già accennato nei numeri precedenti, questa rubrica mira a sancire quelle che sono le prospettive, le metodologie e le applicazioni dell’agricoltura biologica organica nella coltura indoor e outdoor, e a riscoprirne le sue valenze in epoca moderna.
Per quanto riguarda la fertilizzazione in senso stretto ci sono delle notevoli differenze fra la coltura in vaso e quella in terra aperta: per esempio, con un substrato preconfezionato noi conosciamo già i suoi parametri, di conseguenza attueremo una fertilizzazione mirata e bilanciata secondo le necessità della pianta, ma in relazione alla carica già esistente nel terriccio stesso. Nei vasi, difficilmente avremo delle perdite per dilavamento come nel caso della terra in campo aperto, dove oltretutto agiscono anche le proprietà colloidali dei minerali che formano la terra, che assorbono gli ioni trasformatisi fino a saturazione e il restante lo rendono disponibile per le radici. Quindi per quanto riguarda la coltura in pieno campo vale sempre la buona regola di fare un’analisi del terreno e vagliare le migliori soluzioni per ammendare il terreno, come già detto, in base alle proprie esigenze. Nel caso della coltura in vaso invece, sceglieremo il nostro medium o miscela preferita e agiremo come segue tenendo in considerazione quanto detto in precedenza.
FASE VEGETATIVA
Durante la fase vegetativa si ha principalmente la necessità di fare sviluppare l’apparato radicale e l’apparato aereo (tronco, steli, foglie) e per fare ciò dobbiamo fornire alla pianta azoto e calcio per la crescita, fosforo per le radici, potassio per il metabolismo e ferro + magnesio per la fissazione della clorofilla. La natura ci viene incontro con tantissime soluzioni quali: sangue di bue, carniccio fluido, melasso di barbabietola, humus di lombrico e letame. Vi troviamo non solo gli elementi citati ma anche amminoacidi, proteine, vitamine, acidi umici e acidi fulvici, che non solo aumentano l’assorbimento dei macroelementi ma rendono anche vitale il terreno con l’apporto di batteri fissatori ed enzimi trasformatori. Questi microrganismi manterranno il terreno nutrito in modo costante, e il fluire degli elementi nutritivi sempre massiccio, senza che vi siano carenze o blocchi temporanei dovuti a inattività batterica per mancanza di cibo. La carenza di carbonio e’ la causa più frequente dei blocchi nutritivi, quando si utilizzano i minerali in forma pura e di conseguenza il suolo si impoverisce del suo carburante principale per i batteri, cioè il carbonio organico. Questo fattore e’ detto “rapporto C/N” dove la minore concentrazione di 30/1 fa smettere direttamente l’assorbimento del macroelemento per eccellenza che viene trasformato e fissato dai batteri, ossia l’azoto.
L’“ATTIVATORE” della linea “BIOMAGNO” è stato studiato appositamente per sopperire a questo impoverimento graduale di carbonio organico essendo un concentrato di melasso, proteine del latte e zuccheri organici: e’ una fonte diretta di carbonio organico. Con i fertilizzanti liquidi biologici si riesce molto bene a gestire questo fattore di crescita, e si riesce oltremodo ad apportare uno spettro nutritivo decisamente più ampio rispetto all’utilizzo di tanti singoli prodotti solidi, che talvolta sono anche più difficili da gestire e valutare.
Può essere il caso della cornunghia o del sangue di bue, che sono ottimi ammendanti e molto ricchi di azoto, ma il primo nutre quasi troppo e il secondo invece e’ molto lento nella sua azione ma sono comunque ottimi per l’apporto di macro-microelementi, batteri, ecc. Con l’utilizzo dei fertilizzanti liquidi, che nei fermentati per idrolisi enzimatica trovano la loro massima espressione, troviamo lo spettro più completo di tutti gli elementi sopraccitati, e riusciamo a fornire tutto nella maniera più bilanciata possibile, soprattutto per il fatto che contengono la più alta carica batterico enzimatica essendo essi stessi già fermentati.
Per quanto riguarda i dosaggi è sempre buona norma seguire i consigli dei produttori, anche se in linea di massima si può asserire che per le giovani piantine dosaggi dimezzati sono sempre favorevoli. Poi aumenteremo a seconda delle necessita espresse dalle foglie attraverso i segni visibili che ci ogni giorno ci danno, come se fossero un bel libro aperto da leggere ed interpretare. Nelle giovani piantine gli eccessi sono molto deleteri rispetto alla resistenza delle piante adulte, e il pallore per carenze o le bruciature sulle foglie, per overdose solitamente, sono sintomi di squilibri irreparabili. Normalmente verso la quarta settimana di vita si può iniziare con dosi regolari e piene di fertilizzante (1ml/ litro BIOMAGNO – 5ml / litro dei normali fertilizzanti).
Riassumendo brevemente possiamo dire che per nutrire le piante i maggiori nutrimenti, detti macroelementi, sono principalmente:
AZOTO (N): favorisce la formazione del fogliame e del legno e, nel caso di eccesso, tende a conferire un colore verde scurissimo alle foglie e spesso ad incurvarle verso il basso nei casi estremi. La sua mancanza o un suo blocco può portare ad un pallore diffuso che parte dalle foglie più vecchie e si manifesta nella esilità e gracilità della pianta.
FOSFORO (P): sollecita lo sviluppo di tutta la pianta con particolare rilievo alle radici in fase vegetativa e ai frutti in fioritura. La sua carenza rende difficile lo sviluppo della clorofilla, essendo alla base della produzione di Adenosina (ADP) e provoca un pallore diffuso sulle foglie giovani e mediane. Dannosissimo anche il suo eccesso come nel caso del Batguano in dosi eccessive, che porta ad un blocco nell’assorbimento dei nutrimenti.
POTASSIO (K): svolge un azione energica sull’assimilazione degli elementi indispensabili alla vita della pianta, come pure sulla resistenza alle fisiopatie e inoltre sollecita la maturazione dei frutti. La sua carenza rende dapprima il fogliame violaceo, poi rosso bruno come in fase di senescenza con macchie gialle ai bordi. Il suo eccesso invece blocca l’assorbimento di fosforo con i segni citati per questo elemento.
Quindi diciamo un secco NO ai fertilizzanti artificiali o comunque estratti con mezzi artificiali per un motivo semplicissimo: vanno evitati nella coltivazione perché, benché possano nutrire in modo adeguato e mirato le piante, non fanno assolutamente niente per la struttura del terreno. In agricoltura tradizionale dove si è ricorso massicciamente all’uso dei fertilizzanti artificiali chimici per lunghi periodi, il terreno si è degradato a tal punto che la struttura è in sfacelo. E di pari passo, molte culture di sementi hanno perso la loro forza per via di queste pratiche degradanti della natura, divenendo facilmente preda di qualsiasi patogeno o male fungino.
Ora prendiamo in considerazione le necessità, lo sviluppo e le caratteristiche biochimiche che la pianta attraversa durante la fase di fioritura.
Fioritura
Il periodo nel quale la pianta entra in fioritura e maturazione è accompagnato da un repentino cambio di segnali ormonali, che sono la chiave di lettura biochimica di quello che avviene all’interno della pianta al variare del foto-periodo. Questo cambio provoca la diminuzione della produzione di auxine e nello stesso momento l’aumento delle citochinine e delle gibberelline. In maturazione poi, si arriva alla produzione di etilene e acido abscissico. Prendiamo ora in considerazione il primo periodo della fioritura (1° mese circa) dove ancora notiamo crescita vegetativa e quindi ancora un alto potere di fotosintesi e metabolismo.
In questa fase la pianta necessita ancora di parecchio azoto (3% sufficiente solitamente) a differenza di quello che si possa pensare, e aumenta la necessità di fosforo che è il costruttore primario della massa a fiore e complice nel metabolismo come produttore di ADP(ricordiamo che tutte le sostanze zuccherine metabolizzate serviranno come scorta durante la maturazione, dove l’etilene blocca l’entrata del colletto della foglia, per cui quest’ultima rilascerà il suo contenuto al floema).
Fornendo alla pianta un ammendante prefioritura tramite guano N5P14K3 (3kg\m2outdoor-1kg\100litri terriccio indoor), abbiamo fornito l’ingrasso sufficiente per tutta la prima fase di fioritura. A questo punto possiamo far partire la nostra dieta mirata con i liquidi base e l’attivatore di borlanda, partendo sempre da dosi dimezzate (0,5ml\litro 2ml\litro a seconda dei nutrienti che si usano più o meno concentrati) per arrivare alle dosi consigliate(1ml\litro -5ml\litro a seconda dei nutrienti che si usano più o meno concentrati), stando sempre attenti a non esagerare, specialmente indoor o con i vasi dove la progressiva decomposizione dell’organico può portare ad overfeeding. Oltre al fertilizzante base, durante la fioritura, cambieremo anche il tipo di alghe da usare come stimolatore in quanto la laminaria digitata è, da un parte quella che contiene più citochinine e gibberelline naturali di qualsiasi altra, e dall’altra contiene anche tutta una serie di vitamine molto importanti come quelle del gruppo B.
Le alghe contengono inoltre moltissimi amminoacidi che aumentano l’assimilazione dei macroelementi forniti e soprattutto con le oligosaccaride svolgono un azione “elicitoria”: riconoscono cioè, una malattia designandone l’antagonista per scomposizione del dna del patogeno stesso, uccidendolo (sembra fantascienza…ma e’ realtà biologica studiata scientificamente).
Ricapitolando, l’azoto e il fosforo (ma anche tutti gli altri elementi) svolgono la funzione di mattoni della vita mentre tutte le restanti sostanze ormonali e i “non-plant foods” funzionano da segnali e stimolazione. Le citochinine sono responsabili della distensione laterale mentre le gibberelline sono responsabili del segnale metabolico che attua la massificazione del fiore per via della maggior produzione di calici.
Ora entriamo invece nella seconda parte della fioritura (2°, 3°mese circa) dove arriva il decisivo cambio verso la maturazione, la variazione del fabbisogno di elementi primari e l’entrata in gioco del magnesio e dello zolfo, fondamentali in quanto responsabili della maturazione del frutto e della ‘costruzione’ delle sostanze aromatiche.
Riguardo i macroelementi, si configura una netta diminuzione del fabbisogno dell’azoto, che in rapporto all’inizio della fioritura è di circa 1/3. In funzione di questa riduzione del consumo di azoto, si avrà un netto incremento della necessità di fosforo e potassio. Ricordiamo sempre che ESAGERARE NON SERVE A NULLA, MA SEMMAI RIDUCE E DANNEGGIA LA PRODUZIONE DRASTICAMENTE SIA IN QUALITA’ CHE IN QUANTITA’.
Come fertilizzazione faremo sempre riferimento al guano per l’ingrasso di fosforo mentre per il potassio, che aiuta la maturazione e aumenta i sapori, ammenderemo con del granulare biologico N3P6K12 (Ca2Mg2) che solitamente è pellettato e contiene letame umificato, pollina e rocce potassiche tenere. Continueremo poi con i fertilizzanti liquidi a dosi consigliate fino a sospenderlo nelle ultime settimane e lasciare il resto del lavoro al residuo nel terreno. Solitamente utilizzare lo stimolatore soltanto nelle ultime due settimane favorisce l’assorbimento di tutti i macroelementi rimasti ancora nel suolo. Un ottimo aiuto in fase di maturazione ci può essere fornito anche dall’estratto di equiseto, che contiene moltissimo zolfo, magnesio e microelementi ed in più previene eventuali marciumi e malattie fungine grazie all’apporto di solfati.
Attenendosi a tutto ciò che si può dare alle piante con i fertilizzanti biologici, in linea teorica non dovremmo mai avere problemi di carenze o squilibri di alterazioni nel pH del suolo in quanto la materia organica da un lato tampona gli squilibri di pH con gli acidi umici e gli acidi fulvici sempre presenti, e dall’altro mantiene sempre viva e continua la vita del terreno e dei suoi microrganismi grazie al carbonio organico, alle proteine e agli amminoacidi, senza impoverire il suolo o danneggiare la vita. D’altro canto è anche vero che la pianta essendo sempre in salute e con un apparato radicale sano, mantiene più facilmente lo scudo alto contro gli attacchi di parassiti o malattie crittogamiche, e di pari passo si propone in fioriture più copiose e lussureggianti che con qualsiasi altra tecnica. Naturalmente dobbiamo considerare che con i fertilizzanti organici la risposta agli interventi è più lenta ma più efficace quando raggiunge il massimo potere: agiamo, quindi, non nel giorno per giorno ma settimana per settimana. Attraverso le foglie più basse leggeremo eventuali carenze passate e da curare, mentre nelle foglie più giovani individueremo gli errori che abbiamo fatto di recente e che di solito sono sintomi di squilibri, carenze o blocchi per esagerazioni.