La Curia: curare i gay. Boom dell’8 per mille ai Valdesi
La commissione bioetica dell’Arcidiocesi di Torino si scaglia contro una proposta di legge regionale presentata dall’ex presidente del Piemonte, Mercedes Bresso, che vorrebbe “la parità di trattamento e il divieto di ogni forma di discriminazione nelle materie di competenza regionale” e scoppia la polemica. In una lettera la Commissione afferma che la legge regionale non dovrebbe “discriminare, censurare o ostacolare (anche nell’accesso a eventuali finanziamenti) chi con metodo scientifico coltiva la tesi che l’omosessualità sia curabile“. ”La Chiesa sostiene teorie smentite dalla comunità scientifica da decenni”, ha invece ribattuto Bresso sottolineando che “l’omossesualità non è una malattia o un comportamento che necessita di cure o riabilitazioni di alcun genere, e questa è un’evidenza scientifica. Di questa certezza – ha concluso – il servizio pubblico non può far finta di nulla”. Duro il commento di Andrea Benedino, portavoce per il Piemonte di Equality Italia, la rete nazionale per i diritti civili. “Le incredibili posizioni dell’Arcidiocesi di Torino sulla cura dell’omosessualità – ha detto – sono la dimostrazione involontaria della necessità della legge”.
Nel frattempo, la moderatora della Tavola valdese Maria Bonafede ringrazia “le italiane e gli italiani che hanno firmato per noi e rinnoviamo il nostro impegno a una gestione laica e trasparente dei fondi che abbiamo ricevuto”. Per la chiesa Valdese, infatti, si è assistito ad un vero e proprio boom delle destinazioni dell’8×1000 che hanno raggiunto una quota totale di 413.000 pari a 12,1 milioni di euro con un aumento delle donazioni del 31%. “Non un euro andrà a finanziare il culto, l’evangelizzazione o la manutenzione delle chiese – ricorda la pastora – ma tutti i fondi ricevuti saranno destinati a progetti sociali, culturali e assistenziali in Italia e all’estero. Detto questo – prosegue – queste firme esprimono un desiderio di pluralismo che, ad oggi, non trova sufficiente riscontro né nel sistema politico né sui media né nel confronto pubblico su temi per noi rilevanti quali la bioetica, i diritti delle coppie omosessuali o degli immigrati, la laicità dello Stato quale garanzia della massima libertà di espressione culturale e religiosa. Siamo una chiesa di poche decine di migliaia di membri e le firme raccolte sono ormai pari a 15, 20 volte il numero dei nostri membri adulti che compilano la dichiarazione dei redditi. Attorno alla nostra azione sociale e culturale esiste insomma un’area di simpatia e di sostegno che ci spinge ad essere ancora più attivi e coraggiosi sia nelle nostre scelte che nelle nostre azioni“.