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La Corte Costituzionale si pronuncerà sulla depenalizzazione della coltivazione di cannabis

corte-di-cassazioneDai giudici della Corte d’Appello di Brescia è arrivata una decisione che potrebbe portare ad un cambiamento storico per i coltivatori di cannabis: la Corte Costituzionale si dovrà esprimere sulla punibilità o meno della coltivazione di poche piante di cannabis. Se la Corte Costituzionale dovesse esprimersi in favore della non pubilità della condotta, ciò potrebbe aprire di fatto le porte alla depenalizzazione della coltivazione per uso personale in Italia.

LA CONDANNA PER COLTIVAZIONE E’ INCOSTITUZIONALE? Il commerciante bresciano al centro del processo in questione era stato trovato in possesso di otto piante di cannabis coltivate dentro una serra ed il principio attivo estratto dalle piante era superiore alla soglia prevista dalla legge, fatto che aveva portato in prima battuta alla sua condanna a 8 mesi di carcere e mille euro di multa. I suoi avvocati difensori, Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti – che durante il dibattimento erano riusciti a provare il fatto che la coltivazione fosse per esclusivo uso personale – hanno però impugnato la sentenza invocando la non punibilità della condotta in base al referendum del 1993 che sancì la depenalizzazione del consumo personale.

UNIFICARE COLTIVAZIONE E POSSESSO DI CANNABIS. La lettura della legge da parte della giurisprudenza dominante dal 1993 ad oggi è sempre stata fatta nel modo seguente: chi viene trovato in possesso di sostanze per uso personale, viene semplicemente segnalato alla Prefettura come consumatore per una sanzione amministrativa; chi invece coltiva cannabis finisce irrimediabilmente dinnanzi a un giudice per il processo. Con ottime possibilità di essere condannato. Per la difesa dell’imputato tale situazione viola di fatto il principio costituzionale dell’uguaglianza di fronte alla legge. Interpretazione che ha fatto breccia tra i giudici della Corte d’Appello di Brescia, i quali con un’ordinanza hanno rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, chiedendo di rivalutare la norma.

POSSIBILI RICADUTE DELLA SENTENZA.
Al momento non è dato sapere quando la Corte Costituzionale analizzerà il caso né, ovviamente, è possibile prevedere in quale senso i giudici costituzionali decideranno di procedere. Una eventuale sentenza in favore della difesa potrebbe sancire di fatto la non punibilità della coltivazione di cannabis a scopo personale, che fino ad oggi finiva sempre a processo, e spesso condannata, basandosi sulla fumosa massima giuridica dell’ “aumento di sostanza stupefacente presente sul mercato”. In pratica il giudice doveva valutare se la coltivazione comportava un aumento della disponibilità di droga sul mercato e se rendeva prospettabile una ulteriore diffusione della sostanza, ed in caso positivo procedere alla condanna dell’imputato, anche nel caso la coltivazione fosse evidentemente a solo scopo personale. Con la sentenza della Corte, questo indirizzo giuridico persecutorio, potrebbe finalmente cambiare.



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