La città più a nord del pianeta sta per essere abbandonata a causa dei cambiamenti climatici
Si chiama Longyearbyen, è un piccolo centro del Nord della Norvegia, sull’isola di Svalbard, e conta 2mila residenti. È la cittadina con più di mille abitanti più a nord del pianeta, e infatti ci sono più orsi polari che esseri umani. Più a nord di Longyearbyen ci sono solo Ny-Alesund (Norvegia, 35 persone) e Pyramiden (Norvegia, 15 persone) entrambe sulla stessa isola di Svalbard.
Fa freddo dunque qui a Longyearbyen: siamo a nord del circolo polare artico, il che significa che il sole tornerà a splendere un po’ per volta a partire da Marzo 2018, e non prima. Ma, il punto è che non fa freddo abbastanza e l’intero villaggio rischia di scomparire a causa dei cambiamenti climatici.
Nel 2017 tutti i mesi hanno fatto registrare temperature più elevate del normale. Lo dice Kim Holmén, direttore del Norwegian Polar Institute. Per i mesi invernali c’è stato un aumento di ben dieci gradi centigradi rispetto alle medie di trenta anni fa. Invece che nevicare da Ottobre a Dicembre è piovuto. Nell’annata 2015-2016 la pioggia e’ aumentata del 64% rispetto alla media. E laddove c’era già la neve, l’arrivo fuori stagione dell’acqua ne ha provocato lo scioglimento.
[Un video che mostra il progressivo scioglimento dei ghiacciai nell’Artico]
È evidente che tutto questo non è normale e che questi dieci gradi sono tangibili e densi di conseguenze per tutti. Il ghiaccio non si forma più, la neve si scioglie prima, il permafrost scompare, lo spessore dei ghiacciai diminuisce di 30-60 centimetri l’anno e tutto questo cambia il ciclo della vita, il paesaggio e lo stile di vita delle persone.
Un esempio? Sono sempre più frequenti le valanghe e ci sono stati vari morti in anni recenti, con distruzione di case. Alcune abitazioni sono considerate troppo a rischio e cosi è stata ordinata l’evacuazione obbligatoria. Alcune strade invece sono state permanentemente chiuse.
Una delle persone che ha visto la propria vita cambiare si chiama Mark Sabbatini, è un giornalista originario dell’Alaska, e ha dovuto abbandonare la sua casa perché lo scioglimento del permafrost ha causato crepe pericolose nelle fondamenta. E cosi, è scattato l’ordine obbligatorio di abbandonarla. E lui che non aveva un assicurazione contro le calamità naturali è andato in bancarotta.

Non ci sono meccanismi ufficiali per rimborsi, o compensazioni. E tutto questo non riguarda solo Mr. Sabbatini o Longyearbyen. Le conseguenze le sentiremo tutti, con l’aumento dei livelli del mare, e i cambiamenti delle correnti oceaniche a livello globale. Longyearbyen è stata fondata nel 1906 da un americano, tale John Munro Longyearbyen, e la sua economia inizialmente era basata, ironicamente, sull’estrazione del carbone. A cui in anni recenti si sono aggiunti il turismo e la ricerca scientifica.
La città ha visto il numero di abitanti crescere negli scorsi cento anni a causa dell’emigrazione dall’estero. Prima del 1906 non ci abitava nessuno qui e le persone sono arrivate dalla Norvegia, dagli USA, dalla Danimarca ed anche dalla Thailandia. Si teme che a causa di questo quadro di incertezze ben presto non resterà nessuno. Le aree considerate instabili diventano sempre più estese e la gente inizia ad andare via. Gli uccelli l’hanno fatto e già e ora si parla di “Atlantizzazione” di Longyearbyer. Un altro sintomo del disastro climatico al quale l’umanità sta andando in contro.