La cannabis “sostanza di uscita”
Un team internazionale di ricercatori provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti ha valutato l’impatto dell’uso sostitutivo di marijuana rispetto a quello di sostanze lecite e illecite su un campione di 404 pazienti reclutati da quattro dispensari di cannabis medica in British Columbia, Canada.
Per gli autori dello studio “oltre il 41% usano cannabis come sostituto per l’alcool (n=158), il 36,1% cannabis come sostituto per le sostanze illecite (n=137), e per quanto riguarda il 67,8% l’uso della cannabis è sostitutivo rispetto ai farmaci (n=259). Le tre motivazioni principali per la sostituzione con la cannabis – ‘meno astinenza’ (67,7%), ‘meno effetti collaterali “(60,4%), e una “migliore gestione dei sintomi” – suggeriscono che molti pazienti potrebbero avere già individuato la cannabis come una efficace e potenzialmente più sicura alternativa al loro regime di farmaci “prescritti”.”
Nel complesso il 75,5% (n=305) degli intervistati ha riferito di sostituire con la cannabis almeno un’altra sostanza. Gli uomini hanno una maggiore probabilità rispetto alle donne di riferire la sostituzione di alcol o droghe illecite con la cannabis.
Gli autori concludono: “Mentre alcuni studi hanno trovato che una piccola percentuale della popolazione che usa la cannabis può sviluppare una dipendenza da questa sostanza, un crescente gruppo di ricerche sulla cannabis suggerisce che per molti pazienti la marijuana non è solo una medicina efficace, ma anche un farmaco di uscita dall’utilizzo di sostanze problematiche. Dati i credibili meccanismi biologici, sociali e psicologici alla base di questi risultati, e il potenziale associato alla diminuzione della sofferenza personale e delle spese (personali e sociali) associati alla dipendenza, ulteriori ricerche sembrano essere giustificate da ragioni sia economiche che etiche. Studi clinici con coloro che hanno avuto scarsi risultati con le terapie psicologiche o farmacologiche convenzionali rispetto alla tossicodipendenza potrebbero essere un buon punto di partenza per promuovere la nostra comprensione di base dell’effetto sostituzione della cannabis.”
Precedenti studi hanno dimostrato l’efficacia della cannabis come farmaco di uscita dalla dipendenza. Uno studio del 2010 pubblicato nell’Harm Reduction Journal ha riferito che l’uso della cannabis negli adulti iscritti ai percorsi di trattamento dall’abuso di sostanze ha avuto un esito uguale o migliore rispetto al non uso, anche nel completamento della terapia. Uno studio del 2009 ha riferito che il 40% dei soggetti iscritti ad un dispensario di canapa medica californiano ha riferito di usare la marijuana come un sostituto per l’alcol, e il 26% la ha usata per sostituire il precedente utilizzo di più potenti droghe illegali. Un altro studio del 2009 pubblicato nell’American Journal on Addictions ha riferito che l’uso moderato di cannabis permette una migliore ritenzione nel trattamento con naltrexone degli oppiacei-dipendenti.
Il testo integrale dello studio, “Cannabis as a substitute for alcohol and other drugs: A dispensary-based survey of substitution effect in Canadian medical cannabis patients”, è apparso online in Addiction Research and Theory.
fonte: fuoriluogo.it