La cannabis per gli atleti è la nuova frontiera
Negli Stati Uniti ci si chiede già se è da considerarsi una condotta sportivamente ammissibile, oppure se si tratta di doping. Fatto sta che nelle corse di lunga e lunghissima durata, come le cosiddette “ultramaratone“, l’utilizzo di cannabis sta cominciando a spopolare tra gli atleti. Al punto che anche la federazione che gestisce le corse di resistenza oltreoceano (la USA Track & Field) si è posta il problema.
LA CANNABIS PER I CORRIDORI E’ UN DOPING? “Per vincere un’ultramaratona devi saper gestire il dolore, non devi vomitare e devi riuscire a mantenere la calma. La marijuana fa tutte e tre queste cose insieme”, ha affermato il corridore Jenn Shelton ad un giornalista del New York Times che ha scritto un articolo sul tema. Proprio nella capacità di rilassare i muscoli sta il motivo della popolarità che la cannabis sta ottenendo tra i corridori, secondo Avery Collins, ventiduenne vincitore di 5 ultramaratone l’anno scorso: “Se trovi il dosaggio giusto, la marijuana toglie lo stress della corsa e può essere un ottimo rimedio per il post-allenamento”. I due atleti però sottolineano di utilizzarla solo in allenamento e non in corsa, per ragioni etiche più che regolamentari, visto che in questo genere di corse, ancora legate al dilettantismo, i controllo anti-doping sono pressoché inesistenti. Il dibattito tuttavia è aperto, la marijuana deve essere considerata una sostanza dopante?
LA POSIZIONE DELLA FEDERAZIONE AMERICANA. L’Agenzia mondiale dell’antidoping (WADA) nel 2013 ha alzato il livello di THC tollerato nelle analisi degli atleti ad un margine che dovrebbe rendere positivi solo coloro che la usano il giorno stesso di una gara. Una decisione che è servita per permettere agli atleti di utilizzarla durante gli allenamenti o per rilassarsi dopo una gara. La cannabis continua quindi ad essere considerata una sostanza dopante, ma solo se utilizzata per godere dei sui effetti durante la gara. Una decisione che alla luce delle dichiarazioni degli atleti appare corretta nel caso di competizioni che richiedono capacità estreme di resistenza fisica e muscolare. Anche la “USA Track & Field” (federazione che cura maratone e ultramaratone), segue le linee guida della WADA e considera la cannabis una sostanza dopante.
UN DIVIETO STORICAMENTE DETTATO DA RAGIONI POLITICHE. Diversa la posizione espressa sempre al New York Times, dall’esperto di antidoping Don Catlin. “La cannabis – sostiene – è stata storicamente proibita più per motivi politici ed etici che per dei possibili vantaggi procurati agli atleti”. Sostiene che gli atleti che fanno uso di marijuana durante le gare siano quelli che ne fanno uso comunemente, quindi non per avere vantaggi specifici, ma per abitudine. “Se invece la marijuana viene presa per ridurre il dolore, non sarebbe che uno tra i tanti metodi utilizzati a questo scopo dai corridori. Non è raro che gli atleti facciano grande uso di antinfiammatori o analgesici durante le ultramaratone di oltre 100 chilometri, e molte di queste sostanze sono legali”.