La cannabis light sbarca in Parlamento: serve regolamentare produzione e mercato
Un dossier di oltre 60 pagine per rendere noti numeri, crescita e problematiche del settore delle infiorescenze di canapa legale, nonché per offrire proposte alla presenza delle delegazioni parlamentari di Pd, M5S, LEU e +Europa. È quanto è andato in scena ieri nella sala stampa della Camera dei Deputati, in una conferenza organizzata da alcuni protagonisti ed esperti del settore.
Quello della cosiddetta “cannabis light” è un mercato nato in Italia da circa otto mesi, ma già capace di creare un indotto commerciale e produttivo degno di nota. A fornire qualche numero relativo solo alla propria azienda, ci ha pensato Luca Marola, a capo di EasyJoint uno dei principali soggetti del mercato, che opera solo tramite la filiera della canapa prodotta in Italia: «Ad oggi EasyJoint ha acquistato dalle aziende agricole italiane più di 15 tonnellate di infiorescenze servendosi da circa 80 aziende agricole distribuite su tutto il territorio nazionale. Gli esercizi di vendita al dettaglio hanno superato le 300 unità creando, di fatto, una filiera virtuosa, italiana, in cui il successo commerciale dell’iniziativa è distribuito equamente a tutti i livelli».
Un settore che però prospera all’interno di un quadro giuridico non chiaro, che nonostante l’approvazione durante la legislatura di una nuova legge sulla canapa non ha messo ordine nella disciplina delle infiorescenze di canapa ed ha generato una certa confusione specie per quanto riguarda il settore delle importazioni dall’estero, come dimostrato dai recenti fatti avvenuti alla frontiera di Chiasso, con gli agenti della dogana che hanno bloccato il passaggio in territorio italiano alla cannabis light di produzione svizzera.
«Siamo qui per far sì che una buona legge, quella sulla canapa industriale approvata nel 2016, possa diventare un’ottima legge in grado davvero di proteggere e promuovere l’intera filiera italiana – ha continuato Marola – mettendo tutti davanti al fatto che esiste un mercato e servono delle regole. Per questo abbiamo deciso anche di promuovere un codice di autoregolamentazione che guiderà il nostro modo di agire e che mettiamo sul tavolo come possibile base di discussione». Un codice che garantisce tracciabilità e sostenibilità ambientale della filiera, sostegno alla produzione italiana e garanzie di qualità per i consumatori (il codice è scaricabile a questo link).
«La certezza del diritto è fondamentale per favorire gli investimenti – ha affermato l’avvocato Giacomo Bulleri – per chiarire gli equivoci interpretativi e culturali”, ha continuato l’avvocato spiegando che “è necessario fare il passo successivo, dopo questo passo fatto per tutelare il made in Italy stesso è necessario coinvolgere le associazioni di categoria, che sono il soggetto che deve interloquire con le istituzioni, per far sì che siano chiariti gli aspetti su infiorescenze, estrazioni e florovivaismo».
Alla conferenza era presente anche Donato Rotundo, responsabile innovazione di ConfAgricoltura, che ha spiegato come nel 2019 saranno oltre 700 le aziende italiane dedite alla coltura della canapa, segno della rinascita del settore in tutta Italia. Numeri dietro i quali si nascondono ormai migliaia di posti di lavoro. Uno stimolo in più per apportare modifiche migliorative ad una legge che può concorrere a far tornare la canapa protagonista dell’agricoltura italiana.