La cannabis light è stata regolamentata dal governo: vietate le varietà oltre lo 0,2% di THC
Via libera alle infiorescenze tratte da canapa industriale coltivata in Italia, ma blocco totale dell’importazione e della vendita delle genetiche non certificate a livello europeo con limiti di THC inferiori allo 0,2%. Questo è quanto sancito dal Ministero delle Politiche Agricole che con una circolare ha fatto luce sul complesso mondo della cannabis light, fino a ieri non regolamentato da nessuna norma specifica.
Con la circolare emenata ieri la prima volta che la parola infiorescenze campeggia in un documento ufficiale. Secondo il vice ministro Andrea Olivero questa circolare è «un provvedimento necessario per chiarire i possibili usi della canapa coltivata nell’ambito del florovivaismo in modo da attuare pienamente una buona legge e precisarne il suo campo di applicazione sottolineando che in questo modo agevoliamo anche l’attività di controllo e repressione da parte degli organi preposti».
Per quanto riguarda le infiorescenze viene stabilito che: «pur non essendo citate espressamente dalla legge n. 242 del 2016 né tra le finalità della coltura né tra i suoi possibili usi, rientrano nell’ambito delle coltivazioni destinate al florovivaismo, purché tali prodotti derivino da una delle varietà ammesse, iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, il cui contenuto complessivo di THC della coltivazione non superi i livelli stabiliti dalla normativa, e sempre che il prodotto non contenga sostanze dichiarate dannose per la salute dalle Istituzioni competenti».
In pratica è ammessa la commercializzazione ci cannabis light prodotta a partire da verietà certificate, mentre viene dichiarata inammissibile l’importazione e la vendita di cannabis light derivante da semi non certificati europei, quindi molte delle varietà attualmente in commercio – importate dalla Svizzera ma non appartenenti a varietà certificate europee, visto che la normativa svizzera, meno stringente, considera legale ogni varietà che sviluppi concentrazioni di THC inferiori all’1% – vengono di fatto dichiarate illegali.
Tuttavia le conseguenze della circolare non appaiono così chiaro. A sostenere che poco o nulla cambierà è l’avvocato Carlo Alberto Zaina: «la circolare del Ministero delle politiche agricole, scritta in modo palesemente e volutamente poco chiaro, tendente a suscitare panico negli addetti ai lavori, finalizzata a ridurre lo spazio commerciale di vendita delle infiorescenze (con la loro assurda ed infondata collocazione nel settore florovivaistico), ignora crassamente i più elementari principi di diritto in materia di previsioni normative (l’importazione non è contemplata dalla Legge, ma non è vietata) ed è stata emessa da un vice Ministro, che tra qualche giorno non sarà più in carica. Mi permetto di ricordare che, nella fattispecie si tratta di una circolare, non di una legge, cioè dell’interpretazione (assai discutibile e non vincolante) di parti della legge 242/2016 (quella che disciplina la canapa industriale, ndr) e sottolineo che una serena lettura del provvedimento induce a ritenere che gli scenari non mutano affatto».