La cannabis ai tempi di guerra
Breve storia triste di una pianta che diventa buona o cattiva a seconda dei venti (e non solo di guerra)
Le forze armate degli Stati Uniti e la cannabis, possiamo senz’altro dire che abbiano avuto una relazione piuttosto burrascosa, in tempi di pace così come in tempi di guerra.
Oggi infatti, l’uso della maria è vietato tra i soldati statunitensi, anche se, almeno per quanto riguarda la cannabis terapeutica tra i veterani, la situazione è in netto miglioramento, pur essendoci ancora della strada da fare, soprattutto in quegli Stati che sono ancora restii a qualunque tipo di apertura verso questa pianta, nonostante il suo uso medico sia riconosciuto essere di enorme giovamento, anche per il trattamento del disturbo da stress post traumatico (PTSD) che riguarda proprio un numero rilevante di veterani.
Un tempo però, le innumerevoli doti della cannabis venivano addirittura decantate e diffuse attraverso i documentari statali, come nel caso di “Hemp for victory”, un documentario creato nel 1942 dal dipartimento dell’Agricoltura americano, in cui si sosteneva addirittura che la canapa fosse decisiva per la vittoria della Seconda guerra mondiale che gli Stati Uniti si accingevano allora ad affrontare.
E pensare che solo 5 anni prima il governo americano aveva emanato il Marihuana Taxt Act, la legge del 1937 che diede il via al proibizionismo del commercio, dell’uso e della coltivazione della canapa, negli USA e poco più tardi nel resto del mondo, criminalizzando la pianta, anche solo per il suo uso industriale.
Canapa e guerra
La ragione per cui le sorti di questa pianta, come dicevamo, almeno temporaneamente a partire dal 1942 negli USA cominciarono a cambiare nuovamente, furono appunto attribuibili alla guerra: durante la Seconda Guerra Mondiale la Marina Militare aveva bisogno di enormi quantità di canapa per la flotta di navi ed altri sistemi di arma ed equipaggiamenti. Bisogna sapere che a quel tempo gli USA importavano la canapa dalle Filippine, che nel 1942 furono conquistate dal Giappone, il quale bloccò ogni esportazione della pianta.
Ecco spiegato in breve il repentino ritorno di fiamma, nonché il motivo per cui nel documentario succitato si decantava la canapa e le sue molteplici applicazioni, spronando i contadini affinché tornassero a coltivarla.
La marijuana tornò in auge anche più tardi, durante la Guerra del Vietnam, in cui si stima che quasi il 50% delle truppe ne facesse uso regolare. Ma i primi documenti che attestano l’utilizzo della cannabis da parte l’esercito americano risalgono addirittura ai primi anni del secolo scorso, in cui si indicava l’erba per curare i dolori addominali dei cavalli dell’esercito. La cannabis però, come attestano i documenti dei medici dell’American Expeditionary Force, non veniva usata solo per i quadrupedi, ma anche per alleviare mal di testa, crampi e insonnia nei soldati stessi.
E così via, con aperture e chiusure repentine del mercato, a seconda dei venti, e non solo quelli di guerra, ma soprattutto quelli economici e politici, fino alla riapertura, esattamente un anno fa, con il Veterans Medical Marijuana Safe Harbor Act, con il quale si sta cercando di riconciliare il gap che si è riformato negli anni con l’esercito americano, cercando almeno di facilitare l’accesso dei veterani alla cannabis terapeutica.
Ora che, sfortunatamente per la storia dell’uomo, i venti di guerra tornano a soffiare – e l’esercito americano si trova sempre in primissima linea – torneranno gli USA a decantarne le lodi?
Articolo a cura di Veronica Tarozzi