La canapa torna a Saracinesco
Finalmente, da un po’ di tempo, quando si parla di cannabis non si pensano più alle raccapriccianti parole dei soliti proibizionisti ma alla cura che da ai corpi di milioni di malati. Questo fallimentare proibizionismo ha dato modo ad Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri di fondare LapianTiamo: il primo cannabis club italiano fatto da malati per malati e pronto a dipingere di verde questi spazi messi a disposizione dalle varie realtà cannabiche presenti in Italia. Ogni giorno decine di milioni di consumatori in Europa devono acquistare la canapa che consumano da organizzazioni più o meno criminali, con le conseguenze catastrofiche che ben conosciamo. La sola alternativa è coltivare in proprio la canapa che si consuma, ma solo pochi paesi tollerano la coltivazione di qualche pianta. Le varie realtà potranno elaborare una regolamentazione sensata. Questo sistema potrà altresì creare occupazione, in un paese come il nostro dove il precariato è all’ordine del giorno, e rappresentare un’alternativa al mercato nero. Ogni Paese può depenalizzare immediatamente il consumo privato della cannabis e tollerare il possesso pubblico di 10 grammi e la produzione di quantità ragionevoli per il consumo.
Il nostro progetto su Saracinesco non deve solo apparire legale ma deve anche essere in vigore: molti dei suoi protagonisti sono in grado di dimostrare davanti ad un tribunale la propria patologia. Per questo è richiesta una disciplina rigorosa nella gestione e organizzazione del club. Ogni club ha bisogno di soci che partecipano attivamente alla sua organizzazione. Le regole devono essere chiare, semplici e democraticamente gestite. La cosa migliore è contattare un avvocato che può consigliare sull’iter da seguire e, eventualmente, preparare una difesa in caso di necessità. Prima di cominciare è necessario verificare il quadro giuridico per l’uso di cannabis nel nostro paese. Poiché qui da noi questo consumo è considerato un crimine e il possesso di piccole quantità di cannabis per uso personale è perseguibile si rende così necessario organizzare una difesa legale per il progetto.
FASE UNO: PRESENTAZIONE PUBBLICA DELL’INIZIATIVA
Il primo passo è la presentazione pubblica dell’iniziativa di organizzare un Cannabis Club attraverso una conferenza stampa. È meglio associare una personalità (una figura politica o un artista) per coprire i media. Durante la presentazione si metterà in evidenza il fatto che l’unico obiettivo del club è quello di fornire un’alternativa legale, sicura e trasparente sul mercato nero. Se le autorità non rispondono, allora è il momento per la seconda fase.
FASE DUE: LA CREAZIONE DEL CLUB
Il passo successivo è l’istituzione formale di un Cannabis Club, come associazione di consumatori e produttori che coltivano cannabis collettivamente, in un circolo chiuso, per il consumo personale. Creare un comitato esecutivo, con almeno un presidente, un segretario e un tesoriere, e sviluppare il processo decisionale democratico e trasparente, in modo che tutti i membri siano a conoscenza dei passi importanti compiuti dall’organizzazione. Negli statuti dobbiamo specificare le intenzioni dell’associazione: per evitare i rischi inerenti all’uso di prodotti del mercato nero (adulterazioni, ecc.).
Poi cominciamo a crescere! I passi successivi sono stimare la quantità necessaria per l’uso personale dei soci e organizzare la produzione in una piantagione collettiva. Bisogna fare in modo che le persone che lavorano nella piantagione o che trasportano le piante siano in possesso di documenti che spiegano la collaborazione, con riferimenti alla storia del diritto. Questi documenti devono dimostrare che la cannabis è coltivata per i membri che possono essere identificati da informazioni ufficiali (ad esempio copia della carta d’identità). Questi documenti sono di fondamentale importanza, per evitare il processo di persone coinvolte nell’associazione, se le autorità decidono di intervenire. Distribuzione e consumo del raccolto potranno avvenire presso la sede del club.
TERZA FASE: PROFESSIONALIZARE
Nel corso del tempo bisognerà aumentare il numero dei membri, l’organizzazione della produzione, il trasporto e la contabilità. Inoltre non ci sarà solo canapa terapeutica ma anche quella industriale e ancora un progetto sulla riqualificazione urbana e il rimboschimento.
a cura dell’associazione LapianTiamo