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5 modi in cui la canapa può salvare il pianeta

Le caratteristiche uniche della canapa rendono questa pianta un'incredibile risorsa da tutti i punti di vista

Due dita tengono in alto una foglia di canapa; sullo sfondo campo con sole che sorge

La canapa racchiude in sé talmente tante virtù da essere letteralmente in grado di salvare il pianeta!

Eppure, possiamo dire che non ci sia stata pianta più osteggiata nella storia dell’umanità, almeno dal Marijuana Tax Act in poi, tanto da farci “quasi” pensare che gli affari della politica negli ultimi decenni siano andati in direzione ostinatamente contraria rispetto a ciò che avrebbe potuto giovare alle persone e al pianeta.

Piano, piano però, l’epoca del proibizionismo più ingiustificato sembra aver fatto il suo tempo e la resistenza ad un cambio di passo inevitabile si fa gradualmente più debole, seppur inspiegabilmente ancora in atto in numerosi Paesi, Italia compresa.

In questo articolo cercheremo di mettere in luce alcuni degli ottimi motivi per cui la nostra pianta delle meraviglie dovrebbe essere onorata e glorificata, non certo ostacolata!

LE CONTRADDIZIONI E LE POTENZIALITÀ DEL MERCATO NOSTRANO

Come sappiamo nel nostro Paese, l’uso ricreativo della pianta nella sua integrità sembra ancora lontano dall’essere legalizzato, dopo le numerose proposte di legge sull’autoproduzione, mai calendarizzate, e la farsesca bocciatura dello scorso anno del Referendum sulla cannabis.

Altre sarebbero invece le questioni da sollevare per quanto riguarda la cannabis medica, che comunque in Italia gode di una situazione sostanzialmente migliore rispetto alla cannabis ad uso ricreativo, grazie al D.M. 98/2007 e ai successivi decreti che hanno finalmente riconosciuto l’uso terapeutico della cannabis, fino ad arrivare alla legge del 2015 che ne classifica i prodotti derivati e ne stabilisce le patologie curabili.

La cosiddetta “canapa industriale” poi, è forse quella che gode della situazione meno difficile in Italia, essendo stata regolamentata con la Legge 242/2016, dal titolo: “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, entrata in vigore nel 2017, sebbene anche in questo caso ci sia ampio spazio per il miglioramento.

Seppur ancora lontani dall’eguagliare i tempi in cui l’Italia era il secondo produttore mondiale della pianta – decenni di proibizionismo ne hanno fortemente minato i mezzi di produzione – fortunatamente i 5 modi in cui la canapa potrebbe salvare il mondo che qui illustreremo, sono tutti ascrivibili al suo uso industriale e quindi perfettamente praticabili già da subito, anche a partire dal nostro Paese!

1: LA CANAPA RISANA L’ARIA

Un recente studio dell’istituto di ricerca newyorchese senza scopo di lucro Hudson Carbon, specializzato in tecniche di agricoltura rigenerativa per la cattura del carbonio, evidenzia come la canapa sia in grado di assorbire e immagazzinare permanentemente i gas serra contenuti nell’atmosfera all’interno delle sue fibre.

Secondo lo studio americano, un acro (ovvero 2.500 mq) di piante di cannabis sarebbe in grado di immagazzinare fino a 3 tonnellate di carbonio, rimuovendone più di 7 dall’atmosfera e contribuendo in maniera significativa alla riduzione delle emissioni climalteranti.

Tra gli altri, il chimico industriale italiano Matteo M. Melosini, a seguito delle sue ricerche sulla pianta era giunto a conclusioni molto simili: un ettaro coltivato a canapa industriale sarebbe in grado di sequestrare 15,46 tonnellate di CO2, più del doppio di un ettaro di foresta, di cui 13 verrebbero fissate all’interno dei materiali ottenuti da fibre e canapulo impedendone il ritorno in atmosfera.

Ma come sappiamo, la canapa è anche in grado di produrre i materiali più diversi, tra i quali ad esempio i materiali per l’edilizia, e sappiamo anche che uno dei settori industriali che contribuiscono maggiormente alle emissioni climalteranti è proprio quello edile, di cui il cemento tradizionale è il maggior contribuente.

Ebbene, questo materiale innovativo costituito da canapa e calce è in grado di essere addirittura “carbon negative“, così come evidenziato dalla pubblicazione sulla rivista scientifica Elsevier nel luglio dello scorso anno di una revisione sistematica degli studi su questo materiale.

In altre parole, l’edificio realizzato col cemento di canapa sarebbe in grado di immagazzinare più CO2 di quanta ne sia stata prodotta per la sua costruzione e, al contrario del cemento tradizionale che produce solo in Europa un terzo dei rifiuti totali prodotti, è pure perfettamente biodegradabile.

2: DEPURA IL SUOLO

Come riportato nell’abstract del più recente studio scientifico in preprint, pubblicato sempre da Elsevir sul fitorisanamento dei terreni, dove si presentano e analizzano i risultati di diversi studi riguardanti la capacità della Cannabis sativa L. di accumulare metalli pesanti e i suoi possibili usi in un modello di economia circolare:

“La Canapa industriale (Cannabis sativa L). ha una capacità intrinseca di accumulare metalli e metalloidi nei suoi germogli e radici, poiché può facilmente formare complessi e composti stabili con gli ioni degli elementi.”

Ancora: “La canapa industriale è emersa come una coltura promettente in grado di ripulire i terreni inquinati. Accumula gli inquinanti principalmente nella sua parte sotterranea, mentre il suo fusto e i suoi semi, utilizzati per la produzione di prodotti di alto valore, sono pressoché privi di sostanze inquinanti.”

La pianta è infatti dotata di un sistema di protezione che le permette di limitare l’assorbimento dei metalli alle radici, impedendo che questi distruggano la parte superiore più fragile; il che permette quindi di utilizzarla per altri scopi legati al settore industriale non alimentare.

Il fitorisanamento per mezzo della canapa è stato utilizzato finora in numerosi siti strategici, dalla martoriata città di Chernobyl in Ucraina, alle aree devastate dalle estrazioni minerararie del Guateng in Sudafrica, per giungere fino alla nostra Sardegna e alle aree minerarie dismesse del Sulcis iglesiente.

3: RIDUCE IL CONSUMO DI ACQUA E PESTICIDI

Le coltivazioni di canapa richiedono generalmente un uso moderato delle risorse idriche e non necessitano di alcun pesticida. Se poi ci concentriamo su uno solo tra le migliaia di usi che possiamo fare della canapa, ovvero quello di produrre tessuti, restringendo ulteriormente il campo agli abiti, la cannabis si dimostra ancora una volta davvero straordinaria.

Prendiamo ad esempio il cotone, che è tra i materiali più ampiamente utilizzati nell’industria della moda, a causa delle sue caratteristiche naturali che lo rendono particolarmente versatile e adatto a produrre i tessuti più disparati, uno dei quali è il denim con il quale vengono realizzati i pantaloni più diffusi al mondo: i jeans.

Le piantagioni di cotone sono però responsabili di un uso smodato di risorse idriche e di pesticidi e, come in un vero e proprio circolo vizioso, più questi vengono utilizzati, maggiore sarà il fabbisogno di acqua.

Immaginiamo che solo per un paio di jeans tradizionali il quantitativo d’acqua stimato per la coltivazione della materia prima che lo costituirà, il cotone appunto e per i cicli di produzione, trasporto, lavaggio necessari alla realizzazione del prodotto finito sia di ben 3.781 litri d’acqua!

Si stima che le coltivazioni di canapa per la realizzazione di materiali tessili che possano sostituire efficacemente quelli di cotone, come per la produzione di jeans di canapa, necessitino di meno della metà del quantitativo di acqua e di zero pesticidi.

Immaginiamo ora l’ammontare di litri d’acqua che potremmo risparmiare per centinaia di migliaia di jeans di canapa e con essi il quantitativo di prodotti chimici necessari nelle varie fasi di produzione del cotone.

4: CONTRIBUISCE A SALVARE LE FORESTE

Sembra davvero incredibile, ma pensate agli infiniti problemi ambientali creati dalla società dei consumi e troverete altrettante soluzioni nella canapa!

Sebbene il modo migliore per risolverli stia ovviamente nell’adottare degli stili di vita sobri e rispettosi della Terra che ci ospita e degli altri esseri viventi che la abitano, prendiamo ora ad esempio le foreste, che come sappiamo svolgono un ruolo fondamentale per la preservazione degli equilibri naturali.

Aldilà del fatto che moltissime foreste oggigiorno vengono rase al suolo per fare spazio agli allevamenti intensivi e ai macelli industriali e, manco a dirsi, la canapa e in particolare i suoi semi, costituiscono di gran lunga una fonte di cibo più sana della carne, essendo ricchi di nutrienti di valore particolarmente elevato, ma gli usi che si fanno della stessa legna potrebbero anch’essi essere totalmente sostituiti dalla canapa.

La legna viene infatti utilizzata prevalentemente per riscaldarsi, per cucinare – specie nei Paesi poco industrializzati e nelle aree periurbane di tutti gli altri Paesi – e per produrre mobili e carta. Ebbene, piuttosto che abbattere le foreste, a volte millenarie, per produrre tutti questi beni di consumo, si potrebbe utilizzare una pianta che impiega pochi mesi per produrre da tre a quattro volte più fibra per ettaro.

Sappiamo che dalla canapa si ricavano una varietà interminabile di materiali, ma sapevate che si può persino produrre un materiale in tutto e per tutto simile al legno? Solo più resistente, più economico e più ecologico.

Sapevate che dalla canapa si può ricavare anche un pellet più ecologico rispetto a quello ricavato dalla legna, specie se utilizzato nelle stufe a pirolisi?

Ma non finisce qui: dalla canapa si ottiene anche una carta di qualità superiore rispetto a quella ricavata dagli alberi, sia per la sua enorme produttività in cellulosa, sia per la bassa percentuale di lignina. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile, mentre i composti chimici utilizzati per sbiancare e trattare la carta ottenuta della fibra di legno, sono dannosi.

5: RIDUCE DRASTICAMENTE LA PRODUZIONE DI RIFIUTI

La plastica è responsabile di gran parte dell’inquinamento dei mari, dei fiumi, della terraferma e dell’atmosfera e quasi due terzi dei rifiuti di plastica provengono da prodotti che hanno una vita relativamente breve come i prodotti usa e getta, i tessuti e soprattutto gli imballaggi. È noto per giunta che solo il 9% della plastica mondiale prodotta viene riciclato.

Dall’introduzione del report sul “Destino dei rifiuti di plastica in EU” dell’Agenzia europea dell’ambiente, pubblicato il 20 febbraio u.s., leggiamo: “La produzione globale annuale di plastica è cresciuta in modo significativo negli ultimi decenni, raddoppiando tra il 2000 e il 2019 per raggiungere 460 milioni di tonnellate, e sembra destinata a triplicare da qui al 2060 […].”

Immaginate il cambiamento epocale che potrebbe avvenire se si sostituisse alla plastica derivata dal petrolio la bioplastica derivata dalla canapa?

La bioplastica di canapa è un’alternativa naturale ed economica alla plastica a base di petrolio. La canapa ha un contenuto di cellulosa estremamente elevato, compreso tra il 65 e il 70% (rispetto al 40%/50% del legno). Ciò conferisce alla plastica di canapa la durata e la resistenza richieste.

Gli studi hanno infatti dimostrato che le bioplastiche di canapa sono 5 volte più rigide del polipropilene e 2,5 volte più resistenti. Inoltre, la fibra di canapa è anche leggera, questo la rende un sostituto perfetto per la fibra di vetro e altri utilizzi nel settore edile, dell’imballaggio e dei trasporti.

Inoltre, la bioplastica ricavata dalla canapa è riciclabile e anche se non riciclata si biodegrada entro 3-6 mesi. E poiché la plastica di canapa non è prodotta con combustibili fossili, non emette CO2 durante la decomposizione.

Per oggi ci fermiamo con questi pochi, ma significativi esempi… e voi cosa ne dite: la canapa andrebbe osannata o condannata?

 



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