La canapa per ripulire il pianeta: al via una sperimentazione in Puglia
La canapa è un’alleata preziosa nelle sfide ambientali che l’umanità si trova davanti. Non solo perché può essere fondamentale nel cambio di paradigma dall’uso sfrenato di derivati del petrolio, come ad esempio la plastica, o per l’enorme riduzione che potrebbe portare ai livelli di CO2 che immettiamo nell’atmosfera o per ridurre la deforestazione: può essere la chiave per aiutarci a ripulire letteralmente il pianeta. La canapa infatti ha delle spiccate doti fitorimediatrici, che le permettono cioè di togliere dal terreno inquinanti e metalli pesanti come cadmio e diossina, per stoccarle al proprio interno.
La ricerca a livello internazionale studia il fenomeno a partire dal dopo Chernobyl quando venne impiegata per togliere i metalli pesanti dal terreno e fu proprio la ricercatrice che ha guidato questo studio, Ilya Raskin, a coniare il termine “fitorimediazione”. Anche in Italia abbiamo alcuni esempi di questo tipo. A partire dalla sperimentazione fatta presso la masseria Fornaro, che sorge vicino all’ex Ilva e che si vide abbattere tutti gli animali a causa degli elevati livelli di diossina presenti, o in Sardegna, dove nel 2017 è stato finanziato un progetto per studiare la fitorimediazione della canapa. Oggi ne sta nascendo un altro, a cura dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi), che, dopo aver vinto un bando apposito, si stanno preparando ad effettuare lo studio in Puglia utilizzando diverse varietà di canapa. È il progetto GREEN (Generare Risorse Ed Economie Nuove).
«Il progetto fa parte di un filone di ricerca promosso dalla regione Puglia e noi siamo tra i vincitori», sottolinea Marcello Colao, biologo dell’associazione spiegando che: «è finalizzato a studiare l’impiego della cannabis per fare degli studi sperimentali. Noi metteremo a confronto alcune varietà presenti nel catalogo europeo per vedere come si comportano dal punto di vista dell’accumulo dei metalli pesanti. In base a questo stileremo una lista con le varietà più performanti e quale funziona meglio tra quelle disponibili».
Il progetto vero e proprio inizierà a marzo con la semina in campo vicino all’aeroporto di Bari e il passaggio successivo sarà quello di cercare di capire come e dove la pianta stocchi le sostanze inquinanti tolte dal terreno. «È un tassello importante, anche perché finalmente la ricerca indipendente viene finanziata dal pubblico e mi sento di dire che la Regione si è dimostrata coraggiosa. L’idea è quella di analizzare anche i possibili impieghi, per chiudere il cerchio. Si stima che la maggior parte dei metalli pesanti vengano stoccati nella parte radicale e nelle foglie. Se dovesse essere confermato dalla ricerca la parte dello stelo potrà essere utilizzata, ad esempio per la bioedilizia e infatti partecipa al progetto anche un’azienda di settore».
«La canapa», conclude Marcello Colao, «deve essere inserita tra le strategie per affrontare i cambiamenti climatici, promuovere lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare, in cui rientra tranquillamente innescando dei principi virtuosi come il sequestro della CO2 alla base di diversi processi agro-industriali che la coinvolgono».
Fonte: canapaindustriale.it