La canapa per rendere più sostenibile la barca a vela: la sfida di Michele Sighel
È un esperto uomo di mare, con alle spalle centinaia di miglia di navigazione, record mondiali e 4 anni da marinaio insieme a Giovanni Soldini. Si chiama Michele Sighel e il suo amore per la nautica in generale, per la barca a vela in particolare, oltre che per la sostenibilità ambientale, l’ha portato a ristrutturare la sua imbarcazione con l’inserimento della canapa in varie parti dell’imbarcazione. L’idea è quella di continuare nel progetto lanciando una campagna di crowdfunding per coinvolgere altre persone, sponsor e aziende di settore interessate, puntando a metterla già in acqua questa estate per iniziare a testarla e poi andare avanti con le modifiche.
Ci racconti in breve la tua esperienza da “uomo di mare”?
Un giorno del 1999 una coppia di amici mi invitarono per una traversata atlantica.
Era la mia prima volta in barca e dopo pochi mesi di navigazione intorno a Corsica e Sardegna, arrivammo alle Canarie. Si aprì un universo nuovo, gli equipaggi cambiarono e feci la traversata in doppio su una barca di quasi 9 metri. Al ritorno dal Brasile presi la patente e cominciai subito a lavorare come marinaio. Nel 2008 mi imbarcai su un Wally 80, barca in carbonio hi-tech, il primo grande salto di qualità diciamo. Dopo 4 anni, marinaio fisso di Maserati VOR 70 di Giovanni Soldini, dal 2012 al 2015. In quegli anni feci il giro del mondo, 75000 NM (miglia nautiche), Capo Horn, Capo di Buona Speranza.
E questi furono i nostri principali risultati: record NYC-San Francisco imbattuto, (47 gg no stop via Capo Horn), secondo posto alla Transpac 2013, Record alla Cape2Rio 2014.
Verso la fine stavamo per battere il record del nord Atlantico, da NYC a Cape Lizard.
Dal 2015 al 2017 fui comandante di uno Swan 70 tra Florida e Spagna.
Ora ho aperto una ditta artigiana di manutenzione nautica a Marina di Carrara.
Come nasce l’idea di utilizzare la canapa per far tornare a nuova vita una barca?
Ho sempre avuto interesse per i prodotti sostenibili. Le barche a vela, muovendosi grazie al vento non inquinano come le barche a motore, ma necessitano di materiali chimici, tossici e difficili da smaltire. Sappiamo molto bene che la criminalizzazione della canapa ha fermato, a certi livelli, la sperimentazione delle sue potenzialità industriali, favorendo i derivati del petrolio, la farmaceutica, ecc. Penso fermamente che questo sia il vero crimine verso il pianeta.
L’idea nasce dunque dal desiderio di usare materiali sostenibili al posto di quelli inquinanti, in particolar modo sperimentando l’utilizzo della canapa, una pianta a me molto cara per la sua bellezza e resistenza. Purtroppo io non sono un chimico e mi devo accontentare di ciò che trovo.
Come e in che forma utilizzerai la canapa?
Ho iniziato con le mie possibilità a ristrutturare la barca, soprattutto riciclando componenti dalle barche dove lavoravo, e, durante questi mesi di lock down, ho usato tessuto di canapa per fare il tavolo da carteggio. Con altro tessuto, che ho laminato come carbonio, ho fatto i pannelli per i comandi e livelli motore. Avrei posto per i materassi e cuscinerie in canapa e loro tessuti. Posso usare alcune cime fatte con tecniche moderne e si potrebbe sperimentare una piccola vela per tormenta. Tendalini e bimini, para spruzzi e lazy bag, sacchi vele, ecc., sono tutti terreni da esplorare per ditte che volessero testare la resistenza della canapa al sole e al sale.
Rispetto al tuo piano iniziale, quali difficoltà stai incontrando?
I problemi maggiori sono economici e di tempo libero dato che devo fare tutto da me, la barca a terra non aiuta ad invogliare investitori, infatti sto facendo il possibile per rimetterla in acqua e fare una campagna di crowdfunding.
Quando pensi che sarà ultimata l’imbarcazione?
In questo momento di incertezza segnato dal Covid-19, i programmi sono ulteriormente saltati, però spero di averla in acqua per luglio, con ancora i materassi e le vele vecchie, per iniziare a testarla. Nel frattempo sto promuovendo la canapa alimentare, con le mie ricette sui social (i i suoi account: @lionmarine8147 @michelesighel8, ndr).
Hai già in mente quale sarà la prima uscita in mare o per cosa la utilizzerai?
Se tutto procede bene, agosto e settembre in Tirreno verso sud e spero almeno una regata di fine stagione, la scelta sarà tra la Barcolana a Trieste e la Middle Sea Race tra Malta e Sicilia. Ma le regate dipendono da vele nuove. Se tutto andasse meglio del previsto vorrei festeggiare i 18 di mia figlia Eva Rea a bordo, con la sorella Annaluna e la loro mamma Sabina, che ringrazio per la pazienza.
Per ringraziare tutte le altre persone, e sono tante, che mi hanno aiutato in questi anni ci vorrà un avvenimento speciale presto.
Vuoi fare un appello a eventuali sponsor che ti possano aiutare a completare il tuo progetto?
Direi alle ditte che producono canapa industriale ed alimentare che la barca può essere terreno di sperimentazione per materiali resistenti agli agenti atmosferici, e per i menù durante i charter o eventi a bordo e boat and breakfast, e che il mercato nautico è un mercato molto vorace. Ora il tessuto nautico per esempio è un monopolio americano (Sunbrella).
Il budget necessario è di circa 15/18mila euro e potrebbe essere diviso tra cinque o più ditte a quote di 2/3mila euro ciascuna.
15mila euro comprendono idealmente:
3mila euro per materassi e tessuti
5mila euro per vele basiche
2mila euro genaker
2mila euro assicurazione
3mila euro strumenti vari e rigging
2mila euro per l’albero.
Extra ci sarebbe l’energia alternativa tipo pannelli solari o eolico. Molto della barca è rifatto a nuovo, bagni, sala macchine, idraulica, elettricità, elettronica, coperta, cime, ecc. I loghi delle ditte potrebbero essere visibili per anni su scafo, boma e vele, se nuove, apparendo in Mediterraneo per i primi due anni, e poi si vedrà se arriviamo in Atlantico.
Chi volesse contattare Michele, può scrivergli una mail all’indirizzo: [email protected].