Storia e cultura

Canapa: coltura della vita

Una ricerca antropologica che svela l'importanza della canapa in Trentino e che sarà seguita da una pubblicazione

Canapa: coltura della vita

Il testo che pubblichiamo qui sotto è la continuazione del lavoro antropologico sul campo dal titolo “La canapa, una cultura della vita nel mondo e nella Judicaria” di Ivan Montagni e Maria Pia Macchi che sta per essere pubblicato. La Judicaria è il territorio del Sommolago benacense che anticamente aveva questo nome e si estendeva dall’Alto Garda e Ledro alle valli Giudicarie comprendendo la valle dei Laghi, l’altopiano di Molveno-Andalo, la val Rendena, i territori ex asburgici e trentini della Valvestino.

Faccio due passi fino a Malga Pian, sopra il paese di Vigo Cavedine, per raccogliere castagne.

La storia di questo luogo risale al Medioevo: nel XIII secolo la malga, il pascolo e il bosco, in tutto circa 200 ettari di terreno, furono donati alle famiglie di Vigo dalla contessa Cubitosa per l’aiuto ricevuto durante la sua fuga dal castello di Arco dove era tenuta in ostaggio dallo zio Odorico che, possiamo immaginare, mirava ad impossessarsi dei suoi beni. Cubitosa, in cattivo stato di salute, pare abbia trovato rifugio in qualche casolare del posto e sia stata aiutata a superare il difficile momento da quelle povere famiglie.

I loro discendenti, detti ”vicini”, gestiscono ancora oggi in maniera comunitaria il lascito. Trovo tra i castagni Walter Luchetta, il tesoriere della vicìnia; parliamo del più e del meno mentre mangiamo castagne crude e ci godiamo il clima mite di inizio autunno. Mi mostra la casa che viene affittata a coloro che ne fanno richiesta e il ricovero degli animali al piano terra che ora viene utilizzato come legnaia.

In questo periodo sto svolgendo un’indagine antropologica sulla canapa in Trentino e chiunque incontro diventa un interlocutore con cui parlare di questa ricerca. Chiedo anche a Walter se in questa zona esiste una località chiamata màsere perché ho scoperto che tutti i paesi che hanno conservato questa toponomastica un tempo coltivavano la canapa. La màsera era infatti il luogo dove in passato la pianta veniva messa a macerare prima delle lavorazioni successive. Walter mi conferma che anche a Vigo Cavedine esiste una località chiamata màsere e che fino agli anni ‘50, in paese, si utilizzava la canapa per fare il filo e i tessuti.

CANAPA E FILIERA: UNA STORIA DA RICOSTRUIRE

La filiera era locale e completa: dal seme al prodotto finito. Walter ricorda suo padre raccontargli della canapa e mi narra una storia che gli è rimasta impressa: “Con la canapa si facevano delle giacche molto resistenti utilizzate per il lavoro. Una volta un tale di Vigo era andato con l’asino a fare legna nel bosco, sulla montagna sopra Malga Pian. Al ritorno l’asino, che portava il pesante carico, si impuntò: non voleva più saperne di muoversi, non andava né avanti né indietro.

Il tale le provò tutte e alla fine si mise davanti all’animale per colpirlo sul muso. L’asino maltrattato si impennò come fanno i cavalli e, nel rimettersi giù, le sue zampe anteriori finirono nelle tasche della giacchetta di canapa dell’uomo trascinandolo a terra, carponi. Il tale provò a rialzarsi ma la giacca non si ruppe e lui rimase a quattro zampe sotto la testa dell’asino. Non riuscendo a liberarsi iniziò a gridare aiuto, a chiamare a gran voce qualcuno. Dopo parecchio tempo giunsero alcuni boscaioli attirati dalle urla che lo liberarono spostando di peso l’asino e togliendo le zampe dalle tasche della giacca dell’uomo. Questo per dire quanto era forte e resistente il tessuto di canapa”.

Gran bella storia, penso. Walter mi indica dove erano le masére e mi dice che è ancora presente la vasca un tempo utilizzata per la macerazione dei fusti e per separare la fibra dalla parte legnosa: la posso vedere scendendo verso il paese di Vigo, lungo un sentiero che attraversa il bosco. Seguendo le sue indicazioni raggiungo la vasca di acqua, ora casa di tritoni e salamandre.

Per lungo tempo la gente di montagna ha utilizzato la canapa per ottenere un tessuto robusto e durevole con cui venivano realizzati vestiti, lenzuola, tovaglie, asciugamani, grembiuli, sacchi per i cereali e le baze ossia le tele usate per il trasporto del fieno. E’ incredibile come 600 anni di quotidianità e di vicinanza con questa pianta siano stati completamente dimenticati, cancellati dalla propaganda che l’ha demonizzata e dall’avvento delle fibre sintetiche.

E’ tempo di seminare canapa nelle rotonde erbose, sui sentieri alpini, nei giardini delle case affinché
possa di nuovo essere vista e conosciuta da tutte e da tutti.

Articolo a cura di Ivan Montagni

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