La bioplastica dai gusci d'uovo
Dalla Tuskegee University, una storica università privata afroamericana della Alabama, una giovane dottoranda ha portato avanti un progetto ambizioso sulla creazione di bioplastica.
Esistono già produzioni a base di mais o patate dolci, ma presentano debolezze strutturali, come la flessibilità e la resistenza. Si è cercato dunque di creare una miscela a base di PLA realizzato con frammenti di guscio d’uovo e PBAT (un polimero derivato del petrolio con alto tasso di biodegradabilità).
Il guscio d’uovo lavato, macinato e infine polverizzato in nano particelle tramite delle onde ultrasoniche viene successivamente unito al polimero, aumentando l’elasticità del 700% rispetto alle altre miscele bioplastiche.
Le applicazioni di queste nano particelle sono molteplici: potrebbe favorire la cicatrizzazione di ferite, la rigenerazione ossea oppure come mezzo per la somministrazione di farmaci.
La sua fattibilità in termini di impatto ambientale è in fase di sviluppo, ma il fatto che non ci si accontenti dei pochi sostituti alla plastica è senz’altro di buon auspicio.