Kundun – Martin Scorsese
Nel 1933 il tredicesimo Dalai Lama Thubten Gyatso morì. Nel 1937 fu trovato reincarnato nell’attuale quattordicesimo Dalai Lama, Sua Santità Tenzin Gyasto, Premio Nobel per la Pace nel’89, che si insediò all’età di 18 anni come capo temporale e spirituale del popolo tibetano nella città di Lhasa. Tenzin crebbe in anni di guerre, anni di tragedie mondiali, anni cruciali e decisivi per la storia del suo paese, uno stato all’epoca occupato e assorbito dalla Cina di Mao e tutt’oggi regione cinese il cui governo esule, nella figura del Dalai Lama stesso, è in India.
Scorsese denuncia in quest’opera storica e biografica la situazione attuale e l’aggressione subita al tempo della popolazione tibetana. Il film è un’opera a tratti visionaria e carica di simboli che analizza anche il rapporto fra Oriente e Occidente, fra culture e civiltà lontanissime, cercando di avvicinarci ma non di svelarci le meraviglie buddiste…ed è la figura di Kundun ad affiorare e rimanere impressa nel nostro immaginario alla fine della pellicola; dal quadro complesso e colorato come un mandala destinato a sparire al suo compimento emerge nitida solo questa persona, l’unica a risultarne completa e chiara, tutto il resto è sabbia e polvere…
fonte:cinemadelsilenzio.it
a cura di Bloodymama