Kate Morgan alias Junior Kelly
È questa la prima di una serie di interviste ad artisti reggae che pubblicheremo da qui in avanti e che ho avuto la fortuna di condividere con amici preparatissimi, dotati di buona “cazzimma” come si dice a Napoli. È grazie al Pakkia Sound infatti (Alessandro, Gil, Pietro, LoLLo) ma anche a Mattia di “More fire”, che mi hanno assicurato la preparazione e l’entusiasmo giusto per poter intervistare personaggi come Kelly, Anthony B, Warrior king etc etc. Un incontro con gruppo davvero affiatato che spero possa ripetersi.
Ciao Junior, come è stato il concerto di stasera e che impressione ti ha fatto suonare qui a Roma, nello splendido parco Villa Ada?
Ohh huges.. Villa Ada is soo beautiful …la prima impressione appena sono salito sul palco è stata molto positiva: ho visto tantissima gente venuta ad ascoltare la mia musica, un’accoglienza straordinaria, quando vedo la gente che balla e si diverte è sempre un’emozione unica, si crea un legame con il pubblico a tal punto che mi viene voglia di scendere in mezzo a loro, perché si scatena un energia dettata dall’amore. Quando canto ad un concerto non mi sento un artista o un musicista, ma semplicemente una persona che contribuisce a scatenare questa energia, perché la musica è un’energia più grande di quello che siamo noi stessi. Io mi sento un messaggero della musica. Vedere la gente che si diverte ad ascoltare la mia musica, è un incentivo per continuare a scrivere canzoni e a cantarle.
Tu sei nato a Waltham park road nei sobborghi di Kingston: un posto molto violento dove la vita non è certamente facile. Come sei riuscito a non farti influenzare dalla vita criminale, scegliendo la strada della musica per diffondere il messaggio dell’amore?
Certo essere un criminale sarebbe stata la via più semplice, ma sono contento della scelta che ho fatto. Se guardi negli occhi un bimbo, puoi prendere ispirazione e trovare la forza per continuare a seguire la giusta via.
Sospira…
Sapete ragazzi vi faccio una confidenza: mio fratello è morto nel ghetto; quando ti succede una cosa del genere, è facile provare rabbia e pensare di vendicarti, provocando danni ad altre persone, ma anche a te stesso e alla tua famiglia. Io ho iniziato a cantare per diffondere ciò che mio fratello aveva cominciato con la musica, ma non gli hanno dato la possibilità di continuare, cosa che ho fatto io anche in sua memoria. Vorrei che un giorno mio figlio mi guardasse negli occhi e dicesse: “papà sono fiero di te, e vorrei essere proprio come te.”
Senza volerlo hai preceduto una domanda classica che facciamo a tutti gli artisti reggae. Come ti poni di fronte al fenomeno e all’influenza della “Gangsta Music”, che si sta diffondendo nel reggae esaltando principi di violenza ed omofobia?
Penso che la cosa sia molto dannosa. Immaginate personaggi come Ken Boothe, Alton Allis, Burning Spear o i Culture. Loro hanno lavorato molto duramente per diffondere il messaggio di pace ed amore. Costoro che diffondono violenza non conoscono la storia della musica e possono solo danneggiare questa cultura. Il vero messaggio di questa musica è l’amore.
Hai citato anche Burning Spear. Sai che è stato intervistato qui su Dolce Vita lo scorso anno?
Veramente? Sono contento! Spesso nella mia carriera mi sono ispirato a lui, io sono un suo grande ammiratore.
Una domanda personale: abbiamo scoperto che tua madre professa la religione cristiana…
(ride sorpreso e un po’ imbarazzato)
Come è stato il vostro rapporto per questa ”discrepanza di vedute”?
(ride) Mia madre mi ama, e lei mi ha insegnato che Dio, chiunque esso sia, ti ha dato la libertà di scegliere e lei ha fatto lo stesso con me. Mia madre mi ha detto di fare quello che sentivo, di continuare a pregare per il mio Jah, che comunque lei mi avrebbe amato lo stesso. Ho scelto la mia strada senza alcuna imposizione; il contrario sarebbe stato sbagliato.
Infatti, i principi scritti sui tuoi testi si ispirano principalmente alla tolleranza e alla non violenza!
Tutto quello che dico nelle mie canzoni, parla d’amore senza distinzioni di razza o di religione. Mia madre mi capisce, lei mi ama ed io la amo e la capisco.
In Italia ci sono circa centosessanta negozi per la coltivazione, ma si va comunque in galera per meno di 3 grammi di erba. Cosa vuoi suggerire ai nostri lettori e a tutti i giovani Italiani per difendere la loro posizione?
Ciò che mi stai dicendo è davvero paradossale. Ma la spiegazione è molto semplice. I politici combattono da sempre la weed. E’ un discorso di educazione… la gioventù ha bisogno di essere educata, ma non dai politici; ci sono tante cose che non vanno bene nella società moderna, e una di queste è la lotta contro la ganja, ma di certo non è l’unico problema. Voi in Italia, come in tutte le altre società, avete il dovere di entrare nel sistema e combatterlo dal di dentro. Anche i politici attuali fumano, lo sapete anche voi… siamo governati da persone irresponsabili, che ti mandano in galera perché fumi una pianta sacra. Basta! Il sistema va cambiato…
Hai ragione, noi nel nostro piccolo ci stiamo provando, ma a volte ci sentiamo con le spalle al muro e con una sensazione di estrema impotenza, di fronte a quello che accade tutti i giorni.
Si succede, ma bisogna farlo, educare la gioventù a non farsi comandare dai politici e dai loro interessi. Abbiamo 2 modi per farlo: il primo sarebbe di uccidere tutti i vari Berlusconi, Bush, Blair, etc… (ma sapete tutti quanto non sia possibile). Il secondo è quello di entrare in politica. Facendolo tramite elezioni regolari e cambiare il sistema dall’interno. Si, questa mi sembra l’unica soluzione…
Ci terremmo a sottolineare quanto questa intervista ci abbia gratificato e in qualche modo abbia cercato di far ricredere la gente sulla antipatica reputazione con cui i Rastafariani vengono da un po’ di tempo stigmatizzati, ovvero come violenti ed omofonici. Sentiamo di aver conosciuto una persona davvero speciale, che ha saputo trasmetterci passione per il messaggio che diffonde. È davvero piacevole ascoltare “la musicalità” delle sue parole che risultano infondere una vibrazione calda che arriva dritta al cuore. Grazie Morgan siamo stati davvero bene…
in collaborazione con Ananix e Mattia “More fire”