Kaos – Coup de Grace
Kaos, con l’effetto sorpresa di Coup de Grace genera un post-hype nelle coscienze dei suoi fedelissimi, al pari di un libro che serba colpi di scena mentre volge al termine, quando i convenevoli conclusivi sono soppiantati da un nuovo preludio.
Fenomenologia del Don
C’è però una doverosa premessa in merito: ascoltare (e recensire) Coup de Grace decontestualizzando la fenomenologia scaturita dallo stesso Kaos è impresa ardua. Una fenomenologia che in tutta la durata dello stesso disco ritorna numerose volte, grazie (o a causa) delle numerose citazioni che contaminano la tracklist.
Nella sua appena mezz’ora di durata, l’atmosfera che si respira in Coup de Grace è sostanzialmente omogenea, cupa e volta all’introspezione, come nel caso del precedente capitolo Post Scripta. Quattro anni di distanza che sembrano non averne intaccato lo smalto, o meglio, in cui sostanzialmente poco o nulla è cambiato.
Dopo ripetuti ascolti viene da chiedersi: quando un artista diventa consapevole di aver raggiunto un picco, sarà mai in grado di superarsi? E per quante volte?
Kaos è quell’artista che ha influenzato gran parte delle generazioni cresciute negli anni 90, di quando un nome si riconduceva prima a una voce e solo in seconda sede a un volto.
Sayonara Mama! Il ritorno
La costante presenza di citazioni dalle precedenti fatiche – l’intro che chiude con Sayonara mama! La via del vuoto mi reclama e molti altri episodi similari – hanno un duplice effetto: fomentano chi ne conosce le fonti (graditissimi back in the days) e, rovescio della medaglia, esaltano i neofiti per la potenza esplosa nel frangente, spesso fermandosi in quel punto. Entrambi, però, elementi validissimi che inviterebbero chiunque a scomporsi durante un live, garantito.
Il quesito che si pone è: nell’anno 2015, Kaos è ancora in grado di influenzare chi si affaccia al rap con Coup de Grace così come accadeva con i capisaldi Fastidio, L’Attesa, Melma&Merda? Il consiglio più caloroso che sento di dare alle nuove generazioni che vogliono affacciarsi al rap hc è di recarsi ad un live di Kaos e dj Craim, o della formazione al completo Good old Boys con Danno, Masito e dj Baro – anche loro presenti nella tracklist di Coup de Grace.
Impressioni
Una menzione particolare va fatta al comparto strumentale, interamente ed egregiamente curato da dj Craim.
Le atmosfere proposte sono il tappeto ideale per le liriche di Kaos per l’intera durata del disco. Batterie che pes(t)ano giocando il ruolo di perfetto collante nell’alternarsi tra synth e sample, con onde quadre a fare da apripista e cuts al flavour di bitcrusher, quest’ultima caratteristica in comune con Canale 0 pt.2 in coppia con Danno e Distanze, tra i momenti più interessanti di Coup de Grace. Da annoverare Prestigio per l’estratto di matrice prog dei New Trolls e l’autobiografica 1971.
In definitiva…
Non sento di dare giudizi sensazionalistici a Coup de Grace, o meglio, Coup de Grace è un buon disco, non il miglior capitolo nella carriera di Kaos: non ci sono riletture o stravolgimenti eclatanti rispetto al passato, al contrario, vengono ribadite tutte le sfaccettature che negli anni lo hanno caratterizzato.
In un contesto musicale che non è più lo stesso del pre2000, risulta improbabile essere un punto di riferimento comune nell’immaginario collettivo. Il numero di chi si avvicenda al rap è aumentato a macchia d’olio da allora, il rap stesso ha subito forti cambiamenti, offrendo innumerevoli nuove sfaccettature. Quello di Kaos era ed è rimasto un contesto a sé, non vi è spazio per compromessi e mezzi termini…
C’è fare o non fare. Inutile tentare.
Tracklist
1. Querencia
2. Distanze
3. 1971
4. Canale 0, Pt.2 (feat. Danno)
5. Pandora
6. Prestigio
7. Coup De Grace
8. Drakaris (feat. Good Old Boys)
9. The Green Mile