Kaio Kreations, l’arte dei chilum da oltre 30 anni
Dopo varie prove e tentativi, viaggi in India e sessioni con i grandi maestri chilumari nasce Kaio Kreations. Da oltre 30 anni Kaio, il creatore di questi pezzi unici, offre chilum di qualità per un’esperienza senza pari. Da qualche anno ha anche creato Filter-it, dei filtri di ceramica che offrono un modo differente di fumare, sicuramente migliore, e proprio dalla collaborazione con quest’azienda è nato il filtro di ceramica Dolce Vita, disponibile sul nostro shop online. Ceramica e argilla sono le materie prime da cui nascono questi strumenti per fumare, orgogliosamente fatti a mano e 100% italiani. In quest’intervista Kaio ci racconta la sua storia e il suo metodo di lavoro per comprendere meglio quest’arte antichissima.
Hai oltre 30 anni di esperienza nella creazione di chilum fatti rigorosamente a mano, sei stato anche un allievo di Alverman, raccontaci gli inizi.
Verso i 15 anni ho iniziato a fumare le prime canne e sono stato subito stregato dall’effetto piacevole del THC. Dopo circa un anno, mentre stavo rollando una canna, un amico mi propose di fare un chilum indiano, nero con un cobra intarsiato. Credo di essermene fumato mezzo con un tiro, quando mi sono ripreso ho deciso che nella mia vita avrei fumato così. Una volta arrivato a casa provai a farne un paio col DAS ma non funzionò, quindi cercai disperatamente un chilum e lo trovai in un mercatino sotto le due torri di Bologna.
A 18 anni ero un maniaco del chilum, convincevo qualunque persona a farne uno. Una sera, la ragazza di un amico mi fece vedere un chilum in terracotta che aveva fatto a scuola, così le chiesi tutte le info per trovare la terra e il giorno dopo andai a fare l’acquisto che mi avrebbe cambiato la vita. Avevo la terra e mi sentivo un re, cominciai a ragionare su come farlo: feci un cono di legno e gli costruii un bellissimo chilum attorno. Soddisfatto la sera me ne andai a letto, ma il giorno dopo la mia bellissima creazione aveva mille crepe, perché la terra quando si asciuga si restringe. Quindi feci varie prove e tentativi inizialmente poco riusciti. In preda alla rassegnazione abbassai il capo e chiesi consiglio a un amico che mi parlò dello spadino, l’unico utensile realmente indispensabile per la produzione. Contentissimo della soluzione trovata feci la mia scorta di chilum che fumavo assieme agli amici spesso senza neanche cuocerli, semplicemente, quando si rovinava, ne utilizzavamo un altro.
Nel 1990, in quarta superiore, un bel giorno decisi di “marinare” la scuola, arrivai in Montagnola, a Bologna, e mi ritrovai nel mercatino che sarebbe diventato la mia seconda casa per molti anni. Con stupore lì conobbi persone che per lavoro facevano e vendevano chilum e capii che la mia passione poteva essere il mio lavoro. Il fine settimana dopo andai scuola con la cartella piena di chilum e appena finite le lezioni iniziò la mia carriera da “tappetaro” (all’inizio i prodotti si esponevano su un tappetino).
Un paio di anni dopo conobbi Alverman, Fabio di Rieti, da cui acquistai il mio primo chilum, e altri chilumari con cui ho condiviso la passione e la crescita a livello artistico e professionale tra i quali Fior di Loto, senza dimenticare i fratelli Charly e Franco che non sono più con noi.
Ogni volta che producevo qualcosa di nuovo lo facevo vedere ad Alverman che un giorno mi invitò a vedere come lavorava; così poco tempo dopo mi fermai una settimana a casa sua per una sessione di lavoro assieme. Cinque giorni di full immersion con lui, uniti alla passione che avevo, hanno dato un upgrade incredibile ai miei lavori, passando in una settimana da un hobby a un potenziale lavoro.
Nel ‘94 iniziai l’università ma ben presto decisi che nella vita volevo fare altro e mi comprai un biglietto per l’India, un viaggio di 40 giorni che diventò di 6 mesi. La prima volta andai con Alverman che mi invitò a stare nella sua casa a Goa, all’epoca vendeva chilum da casa, ne portai qualcuno anche io che fu ben apprezzato. Lasciata l’India a giugno ritornai a ottobre con una bellissima collezione di strumenti ma ovviamente nessuno, o quasi, mi conosceva quindi decisi di esporre i miei lavori al mercato e mi trovai ad essere l’unico a vendere i chilum al Flea market di Anjuna, uno degli articoli più apprezzati del market anche negli anni a venire. Stessa sorte ebbe nei festival di musica elettronica dal ‘96 in poi.
Segui il metodo insegnato dal maestro o hai trovato il tuo?
La tecnica che uso oggi è frutto di anni di esperienza e collaborazione con vari artisti, tra i quali anche il Maestro Renzo, da tutti riconosciuto come uno dei luminari della cultura del chilum moderno. Una delle cose belle nella creazione di questo prezioso oggetto è che quasi tutti lavoriamo con tecniche diverse che però portano allo stesso risultato.
Il chilum ideale come deve essere?
Ci sono varie caratteristiche da considerare per stabilire la qualità di un chilum, le principali sono due: deve essere dritto e centrato, dritto per garantire omogeneità di tiraggio nella camera di combustione e consentire una facile pulizia, centrato per ottenere una temperatura del braciere uniforme, il che contribuisce a ottenere una combustione ottimale.
Bisogna poi considerare la manifattura dell’interno dello strumento che deve essere perfettamente circolare e privo di segni, graffi o avvallamenti. A seconda del tipo di terra utilizzato potrebbe presentarsi a specchio oppure con un aspetto più grezzo ma sempre lucido e piacevole al tatto. Anche la conicità interna gioca un ruolo fondamentale per il risultato finale: a volte chilum che sembrano perfetti non fumano comunque bene e molto dipende da questo. Infine, la temperatura che si ottiene durante la fumata, più è fresco meglio è; le terre rosse comuni sono molto malleabili con effetto a specchio ma si scaldano rapidamente al contrario delle terre refrattarie.
Dove si possono trovare i tuoi prodotti?
Sia i chilum che Filter-it sono reperibili sul sito kaiocreations.com e attraverso una capillare rete di distributori.
Viva Shiva!