Jake la Furia – Musica Commerciale (recensione)
Da quanti anni ormai si vociferava di un disco solista di Jake la Furia? Abbiamo perso il conto delle volte in cui è stato annunciato, poi rimandato o addirittura annullato. Ma ecco che è arrivato proprio adesso, alla fine del biennio più intenso per l’hip hop italiano: è arrivato adesso, forse nel momento sbagliato. Immaginate se fosse uscito ai tempi della sua solista “Serpi” contenuta nel mixtape Roccia Music vol.1, uno dei brani più potenti degli ultimi anni: sarebbe stato facile immaginarsi un suo disco che riecheggiasse tale potenza di liriche e delivery. Era solo il 2005 e in otto anni è intuibile siano cambiate totalmente le sue priorità artistiche.
In fondo vi era la speranza che Jake, all’alba dei 35 anni, creasse un disco serio e potente. Il frutto di tutte le esperienze pregresse e, soprattutto, un lavoro maturo. Solo qualche mese fa il suo socio di sempre, Gue Pequeno, aveva dimostrato di come il disco solista sia l’espediente per assecondare le percezioni più personali ed intime della propria indole e di come per esso si potessero mettere da parte le cazzate adolescenziali cui ci hanno abituato in gruppo. Ecco: “Musica Commerciale” di Jake la Furia non è il suo sentito disco solista, ma una ramificazione impersonale delle ultime pubblicazioni dei Dogo. Poco, veramente poco di più.
Eppure il tutto si era aperto con due singoli più o meno promettenti, la title track e “Inno nazionale”, a loro modo buoni quanto discussi brani. Per uno strano scherzo del destino queste sono le prime due tracce del disco e da esse in poi la qualità media del disco si standardizza tra l’inutile ed il discreto, regalando ben pochi ulteriori spunti rispetto alle pubblicazioni con le altre teste del cane. Che non siano, ovviamente, i tributi a Max Pezzali nella rivisitazione de “Gli anni” e al Jovanotti di “La mia moto”, neppure i campionamenti dance disseminati qua e là. Flow di assoluto livello, eccellenti delivery: l’impressione è che di fondo manchi la personalità di tenere l’attenzione alta, senza i soci di sempre. Anche laddove si ricorra al cerebrale (Ninna nanna, Come un serpente) i brani non sono convincenti, così come gran parte dei ritornelli, vera enorme pecca del disco. Tendenzialmente, poi, i producers non gli danno una grossa mano: gli ottimi 2nd Roof stavolta non convincono appieno, mancando di garantire quel mix di talento e freschezza invece servito a Gue Pequeno.
Delusione. La sensazione che pervade tutto il disco è questa, anche pensando a quello che poteva essere, magari, un tempo. “Musica Commerciale” segna un punto di non ritorno per il rap italiano. È figlio di questo periodo d’oro, del quale, ancora una volta, pensiamo rimarrà poco e niente. A fine 2013 il brano solista più potente per Jake la Furia rimane “Serpi”, datato 2005: tocca farsi due conti.
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