Italia: diritti incivili
Il salto del canguro potrebbe essere l’esempio migliore per poter illustrare il cammino delle battaglie per i diritti civili nel nostro Paese. In Italia esiste una inquietante continuità che dal Medioevo ci porta ai giorni nostri e riguarda proprio l’ostinata chiusura, di una parte non trascurabile della società, nei confronti di situazioni che prevedono una discrepanza con la morale, l’etica e il modello culturale imperanti, messo in discussione solitamente da una minoranza.
Ma la maggioranza della popolazione, attraverso il voto, continua a delegare agli inquisitori di turno la facoltà di decidere cosa è buono e cosa non lo è per l’intera collettività e dai tempi in cui il clero e la nobiltà decidevano della sorte e del comportamento del popolo in virtù di una discutibile eccellenza intellettuale, nulla è cambiato e ancora a secoli e secoli di distanza, sembra che per noi italiani affermare e pretendere ciò che ci spetta di diritto, sia sempre una battaglia ardua se non addirittura impossibile.
Oggi il canguro è atterrato sulla spinosa questione delle unioni civili, l’altro ieri era atterrato sul problema della legalizzazione e forse dopodomani salterà sul tema del testamento biologico e dell’eutanasia, per poi continuare a saltare in chissà quali altri territori senza mai trovare soluzioni immediate e soddisfacenti e tornare in tempi più o meno brevi sulle tracce di decine di salti precedenti a seconda della pressione mediatica esercitata al momento.
Auguriamo a tutte le persone che vivono, con disagio e sofferenza, le limitazioni e le persecuzioni morali e fisiche che qualsiasi tipo di proibizionismo impone, di poter trovare soddisfazione dalla loro coerenza e per il coraggio dimostrato; ma sinceramente pensiamo che fino a che, anche in Italia, non cambierà la tendenza d’opinione generale, non potremo mai avere un governo illuminato e sensibile verso la tranquillità sociale, una tranquillità che si ottiene certamente generando occupazione, creando efficienti sovrastrutture e amministrando oculatamente le risorse economiche, ma soprattutto si ottiene abolendo qualsiasi forma di discriminazione, cosa che “miracolosamente” è avvenuta in Spagna negli anni del governo Zapatero, dove quasi tutti i temi riguardanti i diritti civili sono stati affrontati e risolti, dai matrimoni tra persone dello stesso sesso, al diritto di scegliere come essere curati e come morire, all’uso della canapa per motivi terapeutici o ricreazionali.
Ma il movimento d’opinione va creato, partecipato e sostenuto soprattutto da chi paga in prima persona la discriminazione nei confronti del proprio stile di vita e delle proprie scelte, ed ora che, volente o nolente, il Parlamento dovrà pronunciarsi anche sulla regolamentazione della coltivazione domestica di cannabis, questo movimento deve farsi sentire, deve organizzarsi per continuare a far pressione, per muovere l’ago della bilancia a nostro favore ed anche per resistere nel caso che gli inquisitori vengano ancora delegati per decidere chi inserire nella parte dei buoni e chi no!
Per combattere una battaglia bisogna metterci la faccia e questa battaglia va combattuta senza timore, per la nostra libertà e per la nostra dignità e l’unica cosa che possiamo fare è aderire e partecipare con le associazioni che da anni lottano contro l’oppressione e l’oscurantismo.
a cura di Giancarlo Cecconi – ASCIA