Iperattività: come darci un taglio
Per il funzionamento stesso della nostra vita e del nostro mondo, diventa indispensabile il riconoscimento dell’importanza delle pause generative e rigenerative, come la natura ci insegna con la ciclicità delle stagioni. È un atteggiamento che è sempre stato parte integrante della cultura umana, ampiamente diffuso fino a solo poche centinaia o decine di anni fa, a seconda dei luoghi. Spesso citato nella letteratura italiana, è il ben noto valore dell’otium romano, che circoscriveva un tempo libero da impegni, lavorativi, politici, militari o religiosi. Nella sua accezione più ampia e filosofica, questa consapevolezza rimanda al wu-wei taoista, l’arte del non fare, che presuppone l’attenzione alla vita e al suo complesso intrecciarsi di interazioni, che accompagna il naturale flusso delle cose.
Ne parliamo con Marcella Danon, autrice di numerosi libri su questo tema, tra questi “Il potere del riposo” (Feltrinelli).
Nel corso del tempo all’ozio è stato affibbiato un pregiudizio negativo. Ci aiuterebbe a rimettere le cose nella giusta ottica?
Ogni funzione vitale ha una sua fase attiva e una ricettiva, che serve per ricaricarsi ed è indispensabile al corretto funzionamento del corpo e della mente. Non possiamo vivere solo in fase attiva, come non può esserci il giorno senza la notte, l’estate senza l’inverno, l’inspirazione senza l’espirazione. Il riposo è utile, prima di tutto, alla salute e al benessere dell’individuo. Il riposo è importante perché impatta anche sulla qualità di ciò che si fa; la conferma arriva, oltre che dal buon senso, dalle ricerche nel campo delle neuroscienze. Non c’è contrapposizione tra fare e non fare, lavorare e riposare, andare veloci e procedere lentamente, ma complementarietà; ogni fase permette il passaggio alla successiva ed è nell’alternanza di fase attiva e fase ricettiva che si consolidano benessere, efficacia e creatività. Oggi il riposo viene molto valorizzato in ambito lavorativo, e cresce la consapevolezza della sua importanza per trovare la spinta creativa e geniale, per rafforzare la capacità decisionale e il problem solving, per trovare soluzioni nuove quando necessario.
Perché tendiamo a riempirci le giornate?
Perché quando ci stressiamo, il nostro organismo prova una sensazione inebriante che, come una sbornia, può essere piacevole al momento ma porta spesso con sé postumi sgradevoli. Anche l’ubriacatura da iperattività segue lo stesso decorso, l’azione genera un’euforia cui è difficile rinunciare. L’adrenalina generata dallo stress mette il nostro corpo in condizione di reggere carichi e impegni che in condizioni normali non avremmo avuto l’energia di affrontare, è una condizione che genera vera e propria dipendenza: l’adrenalina dà assuefazione. È recente la definizione del workaholism, il non sapersi dare limiti nell’impegno sul lavoro. Riguarda chi entra nel vortice del fare e non si accorge che a questa sua dedizione sta sacrificando tutto il resto della sua vita: invertire la rotta è possibile, ritrovare se stessi è necessario.
Quella del riposo, del non fare nulla è un’abitudine da condividere anche con i bambini, oggi sempre più impegnati in mille attività, non crede? Da dove iniziare?
Sì, anche i bambini sono stati coinvolti in questa spirale di iperattività. I programmi giornalieri della maggior parte dei bimbi urbanizzati d’oggi, nei paesi cosiddetti ricchi, sono simili all’agenda di una rock star. Tra scuola, basket, lezione di flauto, corso d’inglese, parrucchiere… I bambini non hanno più lo spazio materiale per trovare il loro modo di avvicinarsi alla vita e al mondo. I bambini hanno bisogno di assaporare a fondo la loro dimensione legata ad immaginazione e creatività. Per poterlo fare, hanno bisogno di tempo libero e di attività non strutturate: una coperta sulle sedie può diventare un castello molto più affascinante di modellino di plastica già preconfezionato. La noia, può stimolare nuove esplorazioni e scoperte. I bambini hanno bisogno di sperimentarsi in prima persona, e di scoprire ed esprimere la loro innata biofilia, la relazione con la natura, con le piante, gli animali, gli elementi dell’ambiente. Si sta diffondendo il termine Deficit di Natura per definire tutta una serie di problematiche – fisiche e psicologiche – sorte a causa della mancanza di contatto spontaneo con l’ambiente naturale.
Può indicarci quali sono i primi passi da compiere per riappropriarci del tempo libero?
Prima di tutto bisogna fare amicizia con se stessi. Allenarsi e dare attenzione e ascolto a ciò che si prova: a quello che dice corpo, che sente il cuore, alla qualità dello stato mentale. È possibile imparare ad accorgersi in tempo reale quando si attiva lo stress e prendere le opportune contromisure: fermarsi! Fermarsi e respirare. Dando più ampiezza e profondità al respiro, tranquillizziamo il corpo e attiviamo la mente. Ci mettiamo in condizione di scegliere come gestire il nostro tempo libero, a quali attività dedicare la nostra attenzione, in quali ambiti investire i nostri affetti. Nella nostra agenda non deve mai mancare un appuntamento giornaliero con noi stessi. Periodicamente, anche intere giornate, per fare ciò che amiamo fare per stare con chi vogliamo stare.
La natura ci insegna l’importanza del riposo. Quanto questo è più proficuo se praticato all’aperto?
Gli studi della psicologia ambientale e della medicina forestale anno ormai inequivocabilmente confermato l’importanza di un contatto diretto con la natura. Non solo dal punto di vista fisico – scaricare la tensione, abbassare la pressione, facilitare la guarigione dei processi infiammatori – ma anche per riposare la mente, lasciar fluire le emozioni, pensare con maggior chiarezza. L’aria pulita, il bagno di verde e di azzurro, la vicinanza dei grandi alberi, sono tutti elementi che ci permettono di sintonizzarci più profondamente con noi stessi, con il nostro sentire e con le nostre esigenze più autentiche.
Quando ci immergiamo nella natura ci diventa più facile cogliere i nostri bisogni reali e ridimensionare problematiche che sembravano insormontabili sino a pochi momenti prima. Movimento, aria pura, i diversi stimoli sensoriali, agiscono da tonico e da panacea per la nostra mente affaticata e il nostro organismo anchilosato dallo stile di vita sedentario. Due ore al giorno all’aperto, nel verde, è la prescrizione del dottor Qing Li, direttore del dipartimento di medicina forestale alla Nippon medical School in Giappone, come prassi sia preventiva sia curativa.
Può spiegarci di cosa parliamo quando parliamo di ecopsicologia e green mindfulness?
L’Ecopsicologia accompagna a riconoscere che la Natura non è qualche cosa di separato da noi, ma che anche noi “siamo Natura”. Comprendendo questo, cambia di conseguenza tutto l’atteggiamento e il comportamento nei confronti dell’ambiente che ci circonda. La correlazione tra l’attenzione nei confronti del benessere interiore individuale e l’attenzione nei confronti dell’ambiente naturale, con la consapevolezza di quanto sia importante la Natura nell’equilibrio psichico e spirituale dell’individuo, è antica quanto il mondo. Templi, santuari e monasteri di tutti i tempi e tradizioni, sono spesso ubicati proprio in luoghi di spettacolare bellezza naturale; mindfulness e wilderness hanno molto da dirsi e da darsi reciprocamente!
Anche se passeggiamo in un bosco parlando di frivolezze, di cinema, dei nostri crucci o dei nostri amori, l’esperienza ci farà bene comunque. Esiste, però, anche un modo altro di entrare in Natura che ci predispone a un livello di benessere più profondo, che ci mette in connessione con quel centro di consapevolezza da cui possiamo scegliere, momento per momento, come rispondere agli eventi. Un’esperienza nota in tutti gli ambiti di ricerca spirituale, meditazione, ma anche di sport estremi, musica, arte in generale e anche dell’amore, quando raggiunge le sue vette. Il contesto naturale si presta particolarmente al raggiungimento e mantenimento di questo stato di coscienza. Questo è l’ambito peculiare dell’Ecopsicologia in cui il contatto con la Natura diventa palestra di crescita personale. Si parla di Green Mindfulness per definire lo stato di maggior consapevolezza e presenza a se stessi, raggiungibile in Natura.