Le piante enteogene: usate da sempre per espandere la coscienza dell’uomo
Da migliaia di anni l’umanità è coinvolta in una relazione “quasi simbiotica” con le piante presenti sul nostro pianeta. Il mondo vegetale, non è solo un’infinita fonte di sostentamento. Ha rappresentato e tutt’ora rappresenta la controparte dell’essere umano in alcuni rapporti estremamente importanti e complessi e che spesso vengono trascurati o volutamente nascosti. Mi riferisco alle piante che, tradizionalmente, rappresentano un mezzo per espandere la coscienza dell’essere umano ed elevarlo a stati mistici e spirituali.
Lo studio di queste piante è oggi conosciuto con il termine “Enteobotanica” o “Etnobotanica”. Pur indicando, a volte impropriamente, lo stesso campo di studi, i due termini derivano da concetti diversi. L’Etnobotanica è, in modo estremamente semplificato, l’unione dell’Etnologia e della Botanica, ovvero lo studio di tutto ciò che si riferisce alle relazioni tradizionali tra piante e uomini. Ad esempio: l’uso delle alghe marine tra gli abitanti delle Isole Hawaii, o l’uso del Giusquiamo per la divinazione presso i Greci antichi o ancora il ruolo del vischio nella vita dei Celti. L’Enteobotanica, invece, indica più precisamente lo studio degli enteogeni. Questo neologismo, introdotto nel 1978 da R. Gordon Wasson, Jonathan Ott, Carl A. P. Ruck, Danny Staples e Jeremy Bigwood, deriva dal greco entheos, termine usato per indicare l’ispirazione profetica o poetica. Il significato letterale del termine enteogeno è “diventare Dio dentro”. Il termine in questione fu coniato in sostituzione delle parole fino ad allora utilizzate per definire le piante che inducono stati alterati di coscienza.
Il termine “allucinogeno“ infatti ha una valenza culturale negativa e nel linguaggio medico indica addirittura una patologia; “psichedelico” è troppo legato alle esperienze controculturali degli anni ’60, e non è certo adatto a descrivere l’uso millenario delle piante e delle sostanze psicoattive presso moltissime culture. Per enteogeni quindi si deve intendere, secondo la definizione data dallo stesso Jonathan Ott nel suo The Angels’ Dictionary, “le piante e gli inebrianti sciamanici che inducono estasi religiose o visioni“. Per quanto riguarda i funghi capaci di espandere gli stati di coscienza, è vero che essi, secondo la sistematica moderna, non fanno parte delle piante, tuttavia giacché la micologia appartiene tradizionalmente alla botanica, l’Etnomicologia appartiene all’Etnobotanica.
Il legame tra Dio, uomo e coscienza può sembrare astratto. Tuttavia scopriremo insieme, con questo ed altri articoli, che la comprensione di questo legame non richiede “atti di fede”; anzi, mi auguro di poter giungere insieme a tutti voi, alla conoscenza di una storia profondamente “spirituale” ed altrettanto concreta, che accompagna l’essere umano fin dalla sua comparsa su questo pianeta. Migliaia di studiosi nei campi della botanica, enteo ed etnobotanica, archeologia, antropologia, filologia, filosofia e psicologia, hanno scritto altrettante migliaia di libri ed articoli sullo studio degli enteogeni, descrivendo l’uso di queste sostanze presso tutte le culture/religioni che si sono sviluppate sul pianeta, ma ancora oggi queste informazioni non sono di dominio pubblico. Ecco una plausibile spiegazione. Dato di fatto: esistono molte specie di piante, funghi (e persino animali) di cui è dimostrata la capacità di espandere la coscienza ed incrementare la consapevolezza nell’essere umano.
Ogni cultura indigena vissuta sul nostro pianeta le ha utilizzate, ed ognuna di queste culture aveva un individuo od un gruppo di individui ai quali poter guardare come guide spirituali. Da sempre, i popoli di tutto il mondo, hanno cercato la leadership data dalla conoscenza e dall’intuito dell'”uomo sacro” (sciamano, guaritore, mago, saggio, yogi ecc). L’intuito posseduto da questi individui era principalmente dovuto all’esperienza ed alla comprensione dell’utilizzo delle piante “sacre”. Il potere sociale, il rispetto, la reverenza e l’autorità detenuti da questi saggi ha sempre rappresentato un problema per i governi e le religioni “centrali”. E la gelosia del potere e dell’autorità posseduti da questi nativi, ha ispirato le campagne per demonizzare le culture sciamaniche ed etichettarle come qualcosa di malefico. L’Inquisizione Spagnola e la caccia alle streghe (l’assassinio da parte della Chiesa Cattolica di otto milioni di persone ed il furto delle loro terre e proprietà nel nome di Dio); l’assassinio di quasi venti milioni di indigeni nel centro-america, che ha portato alla quasi estinzione le civiltà Azteche, Maya e Inca; lo sterminio degli Indiani Americani, sono tutti chiari esempi.
Ciò che accomuna gli eventi sopra citati, anche se certamente non è l’unica ragione (gli interessi economici delle cosiddette popolazioni civilizzate sono un altro esempio), è la repressione della conoscenza degli enteogeni con lo scopo di rendere l’individuo incapace di trovare “Dio in se stesso” e assicurare così la lealtà dei popoli alla religione “centrale” per tutto ciò che concerne la materia spirituale. Dato che i governi e le religioni devono necessariamente “uniformare” per “controllare”, un individuo capace di guidarsi spiritualmente in modo indipendente rappresenterebbe una minaccia. Oggi è tabù presentare i possibili aspetti positivi dell’uso di qualsiasi tipo di sostanza per ottenere un’espansione della coscienza. Sebbene non abbia niente di positivo da dire riguardo a sostanze come eroina, coca raffinata e tagliata, anfetamine (generalizzando tutto ciò che viene sintetizzato dall’uomo), ritengo che etichettare tutte le sostanze capaci di espandere la coscienza dell’uomo come “sporche” e “dannose”, sia non solo ingiusto ma sintomatico di grande disinformazione. Per non citare l’evidente controsenso quando si affrontano argomenti come gli alcolici o il tabacco. La connotazione negativa dell’uso sacramentale degli enteogeni è piuttosto recente ed è dovuta principalmente alla generalizzazione nella definizione delle sostanze, a prescindere dall’uso spirituale o ricreativo che se ne può fare.
Malgrado l’incredibile quantità di prove che le origini della spiritualità dell’essere umano sono inseparabilmente correlate agli enteogeni, il proibizionismo dei governi di tutto il mondo deruba ogni individuo del sacrosanto diritto di accedere alla propria spiritualità e capirne la natura attraverso gli antichi mezzi forniti da Madre Terra. Coloro che seguono i dettami dei governi senza ricercare la verità a livello individuale, sono soliti saltare a facili conclusioni e a condannare qualcosa che non conoscono. La politica internazionale in questo campo è tristemente efficace, perché oltre a mantenere la gente nell’ignoranza, riesce a trasformarli in “spacciatori” della stessa disinformazione di cui sono vittime. A tutti noi, infatti, è stato insegnato che “questo è male” o “questo non si fa” senza ulteriori spiegazioni. Semplicemente perché le stesse persone che ci hanno educati ad “uniformarci” non sono a conoscenza della storia che lega l’uomo agli enteogeni. Anche a loro non è stata trasmessa alcuna reale informazione. E così dovremmo educare i nostri figli.
Nel nostro piccolo, proveremo ad interrompere questo circolo vizioso: vedremo insieme, ad esempio, che l’utilizzo sacramentale di alcune sostanze è alla base di molte religioni “moderne” e che le organizzazioni religiose, per ragioni politiche, hanno “inquinato” loro stesse, negando le proprie origini e annullando la capacità degli individui di sperimentare gli effetti prodotti dalle sostanze che possono aiutare a raggiungere la Gnosi e cioè la conoscenza illuminata dei Misteri Divini. Rimuovendo queste conoscenze chiave, le religioni diventano montature; specialmente quando le loro stesse origini sono state ispirate anche dagli enteogeni che ora condannano. La pura e semplice realtà è che gli enteogeni sono un dono “divino”. Spirituali per loro stessa natura, e per la millenaria associazione da parte dell’uomo con riti e pratiche sacri.
Fabio Cardoni