Intervista ad Amir
È proprio vero che impegnarsi e credere nelle cose che si fanno paga. Oggi ve lo può testimoniare uno come Amir, il quale negli anni si è sempre sbattuto per portare avanti le sue passioni. Certo, alle volte capitano anche le classiche “botte di culo”, ma non basta solo la fortuna. Ci vogliono anche le capacità. E realizzando la colonna sonora del film “Scialla!”, Amir e il suo team hanno dimostrato di avere i numeri per poter guardare anche oltre l’hip hop.
Penso che la prima cosa da chiederti sia come è nata questa tua collaborazione con Francesco Bruni, il regista di “Scialla!”.
È nata da un rapporto di semplice conoscenza che avevo con suo figlio. Da ragazzino veniva spesso sui set dei miei videoclip. Io reclutavo le comparse tramite gli annunci sul web. Mi ricordo in particolare il video di “Wild style”, uscito in occasione di “Vita di prestigio”. È arrivato questo ragazzino accompagnato dal padre, il quale si è presentato come Francesco Bruni. Successivamente siamo rimasti in contatto, anche perché il figlio veniva spesso ai miei concerti. Un giorno, dopo un po’ di tempo, ho incontrato di nuovo il ragazzo, il quale mi ha detto che suo padre stava facendo un film e voleva contattarmi. In effetti ripensandoci mi aveva raccontato che il genitore lavorava nel cinema, ma quando mi dicono così, a meno che uno non sia un attore o un regista di fama, non riesco a identificarlo subito, perché non sono un cinefilo. Per me poteva essere anche uno che vendeva le patatine nelle sale. Ho cercato su Google mi sono reso conto che Francesco Bruni, già prima di questa esperienza, aveva fatto un sacco di film come sceneggiatore, in particolare con Virzì. Insomma, per farla breve, quando ci siamo sentiti mi ha detto che gli sarebbe piaciuto mettere un mio brano nel film, in particolare “Questa è Roma”. All’inizio non c’era assolutamente l’idea di fare una vera e propria colonna sonora, c’è stato solo un primo approccio circoscritto al brani. Da lì in poi però è nato un rapporto anche umano. Bruni mi chiamava aggiornandomi sulle sue idee, facendomi leggere la sceneggiatura in divenire, cercando di coinvolgermi. È stata un’esperienza nuova per entrambi, sia per me come artista, che per lui come regista alle prese con una colonna sonora hip hop.
Come hai iniziato a lavorare alla soundtrack?
Ho coinvolto innanzitutto il mio team, Cesar e un ragazzo che si occupa di suonare gli strumenti musicali cosiddetti tradizionali. Da lì ecco che è nato il primo brano che si chiama “Le ali per volare”…
Bellissima canzone!
“Le ali per volare” è arrivato dopo che Bruni mi ha raccontato la scena in cui Luca, il ragazzo protagonista, si trova braccato da alcuni spacciatori a cui aveva rubato dei soldi. È un brano malinconico che narra di un padre che parla al proprio figlio. Io stesso sono papà, quindi è stato naturale per me scrivere un testo del genere e dedicarlo a mio figlio per metterlo in guardia dai pericoli della vita.
Quindi tutta la colonna sonora è vostra?
Si, tutte le parti musicali sono nostre. Persino la musichetta di un film porno che si sente di sfuggita. Siamo fieri del lavoro che abbiamo fatto, ci siamo messi alla prova, coinvolgendo la Emi Publishing di Roma, alla quale abbiamo detto che oltre le mie 3 o 4 canzoni previste, potevamo occuparci anche delle altre parti musicali al posto di altri arrangiatori. Il nostro obiettivo era quello di firmare interamente le musiche. Professionalmente è stata una esperienza bellissima e stimolante.
Una nuova fase della tua carriera insomma…
Si, ho sempre cercato di fare del mio. Ho iniziato con una major, poi ho lavorato con una label indipendente, infine questa cosa inaspettata del film. È un ulteriore stimolo per proseguire nella mia carriera. Quando fai musica hip hop da 10/15 anni, bene o male sai cosa ti aspetta ogni volta che fai un album, soprattutto in una situazione come quella italiana. Succedono le solite cose, si ha a che fare con le solite riviste, i siti, le radio e, a meno che non si abbia una botta di culo, si rimane lì fermi. In questo caso si trattava di tutt’altro e per questo eravamo gasatissimi! Anche il metodo di lavoro è stato totalmente diverso da quello di un album hip hop. Quando faccio un disco, scrivo delle esperienze che ho avuto, dei miei pensieri, delle mie cose. Qui invece la sfida è stata tradurre in musica delle immagini, per questo Bruni ci ha tenuto molto a chiamarci spesso sul set.
Nel cinema le cose vanno meglio che nella discografia….
Si, a differenza dell’industria musicale, questo è un settore in cui girano ancora dei soldi.
Che mi dici di Filippo Sicchitano, il giovane attore che interpreta Luca?
Sia con Filippo che con Francesco si è creata una forte sinergia. Filippo non aveva mai fatto l’attore prima d’ora. Anche per lui è stato un vero colpo di fortuna, lo hanno preso dopo più di 300 provini! Eravamo entrambi alla prima esperienza con il cinema e quindi stimolati ad eccellere in quello che facevamo.
Sei andato anche a Venezia, in occasione della Mostra del Cinema.
Per un ragazzo come me, che viene da una situazione nota a tutti, andare sul Red Carpet è stato un premio per tutto quello che ho fatto in questi anni. La nostra presenza l’ha voluta fortemente Francesco Bruni, ci teneva tantissimo a farci sentire parte del progetto. Siamo andati a Venezia, invitati da Rai Cinema e 01 Distribution, come cast del film. All’inizio non sapevamo di poter accedere al Red Carpet con tutti gli attori, quindi eravamo lì a guardarci intorno. Ad un certo punto chiamano la delegazione di Rai Cinema e iniziano a far entrare la gente in ordine di importanza, Mentre io, Cesar e gli altri eravamo lì a commentare la cosa, ci siamo sentiti chiamare per andare lì, per primi insieme al regista. È stato fortissimo!
Un altro mondo insomma!
Qui ti rispettano tutti, perché hai fatto le musiche di un film e non esistono tutte quelle paranoie tipiche dell’hip hop. Confrontarsi con gli addetti ai lavori ti fa sentire maggiormente valorizzato, un vero artista, anche se stai a casa a fare le basi con il computer. Spesso sul set ci chiedevano consigli sulle musiche da piazzare nelle scene. Ci hanno dato molta fiducia ed erano molto curiosi riguardo il nostro mondo e quello che facevamo. Spero che tutto questo ci porti a fare qualcos’altro di simile. Anzi, già qualcosa si sta muovendo…
Cosa?
No comment…
Quanto avete racimolato?
Con quello che ci hanno dato per “Scialla!” ci potremmo fare tre o quattro dischi, videoclip, ecc. In più ci hanno pagato anche tutte le trasferte promozionali.
E il tuo album?
Ci sto lavorando in maniera molto più serena e tranquilla. Con i soldi che ho guadagnato al momento non mi devo preoccupare di pagare le bollette.
C’è anche un libro edito da Mondadori dove ci siete anche voi…
Esatto! Anche questa cosa ci aiuta nella promozione e anche in questo caso è stato merito di Francesco Bruni. Poteva finire lì, molti registi non vanno oltre, invece lui si è appassionato alla nostra musica.
“Scialla!” parla del rapporto tra un padre che ritrova un figlio che non pensava di avere. Un film generazionale. Sei andato a vederlo al cinema con tuo papà e con tuo figlio? Quale sono state le loro reazioni?
Mio figlio, dopo aver visto il film, mi ha chiesto di caricargli i pezzi nel suo iPod e la cosa mi ha fatto enormemente piacere! Ha 11 anni e sta cominciando ad interessarsi all’hip hop. Gli piace tantissimo Young Jeezy. Il suo pezzo preferito è “Put on” con Kanye West: la canta a memoria e ad alta voce anche quando siamo in giro! Non l’ho mai forzato, è stata una sua scelta. Ovviamente c’era una parte di me che sperava in questo suo avvicinamento al genere. Spero che crescendo faccia la sua scelte, ma credo che per un ragazzino all’inizio quello dell’hip hop sia un mondo divertente e creativo. C’è stata una cosa che l’ha folgorato questa estate. L’ho portato a Thori & Rocce al Foro Italico. È venuto con me nel backstage dove c’erano tutti: i Dogo, Noyz, Metal Carter… Comunque gli ho presentato tutti quanti e si è divertito talmente tanto che, a differenza delle altre volte, quando andavamo a vedere i concerti e poi finiva lì, ha cominciato a chiedermi di tutti, a voler ascoltare le canzoni. Lì al Foro Italico c’erano anche le rampe da skateboard e tra l’altro da poco gli ho comprato la tavola, capirai quindi perché tutto questo entusiasmo. È un momento cruciale per lui. Anche i suoi compagni di scuola hanno iniziato ad ascoltare hip hop, come tanti altri ragazzini….
E la maggior parte di loro non sono b-boy, vero?
C’è una sorta di parallelismo con il film. Io non ho fatto una colonna sonora hip hop per un film dove il protagonista fa il rapper. Solo in una recensione hanno scritto che Luca è un “rappettaro” perché ascolta il rap. Non hanno ancora capito che si può ascoltare musica rap e non essere un “rappettaro”. Il regista poi ha voluto tre personaggi, un po’ come ne “L’odio”, pellicola di cui abbiamo discusso tantissimo. Uno dei tre ragazzi è nero ed è vestito da b-boy. Luca si veste street. Poi ce n’è un altro vestito con i baggy a cui però non frega nulla dell’hip hop. Ho dato una consulenza alla costumista su come dovevano vestire, anche se non mi è stata riconosciuta. Oramai l’abbigliamento non è più un codice che traduce quello che ascolti. Oramai ci si veste come si vuole e si ascolta di tutto. Negli anni 90 (ma anche negli 80 – nda) invece era diverso.
Tuo padre invece?
A lui “Scialla!” è piaciuto tantissimo, si è addirittura commosso quando ha visto il nostro cognome sullo schermo! È stata una reazione diversa da quella di mio figlio. Con lui al cinema, se non da piccolo, non c’ero mai andato e poi il rapporto tra noi è sempre stato difficile.
Senti, una domanda sullo status della scena hip hop italiana te la devo proprio fare…
A mio parere se le cose sono cresciute a livello mainstream, vedi i vari Fibra, Marra, Dogo, a livello underground non è che c’è stato tutto questo grande fermento. Io vedo che oggi ad esempio, ci sono meno jam rispetto a 10 anni fa. Quando non c’erano i nomi che ti ho citato sopra, sembra strano, ma c’era più roba, c’erano le riviste!
Quindi prossimamente disco nuovo in arrivo e i live?
Mi piacerebbe portare oltre al solito spettacolo hip hop anche degli strumenti veri. Vediamo…
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Andrea “Teskio “Paoli
photo©Daniele Peruzzi