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Intervista a Musteeno

Intervista a MusteenoIl suo “Ipnosi Collettiva” è uscito esattamente tre mesi fa, lo scorso 11 settembre. Musteeno ha scelto di pubblicare il suo primo disco solista a 33 anni, nel pieno della sua maturità stilistica: per questo è stato uno dei lavori più attesi dell’anno, qualitativamente nella top 3 di questo 2011 oramai agli sgoccioli. Qui la nostra recensione all’album prodotto, tra gli altri, da calibri come Night Skinny, Deda & Kaos, Esa El Prez, Lugi, Shablo. Abbiamo deciso di intervistare Musteeno in concomitanza con la pubblicazione del secondo videoclip tratto da “Ipnosi Collettiva”, il singolo “Sacra Scrittura”. Il rapper lombardo ha messo talento e coscienza al servizio di collaboratori di altissimo livello, sia sul versante musicale, che su quello grafico e visuale, partorendo un lavoro completo sotto tutti i punti di vista. A voi, Musteeno e il video di “Sacra Scrittura”!

Ciao Musteeno, ci sentiamo in concomitanza con la pubblicazione del secondo video estratto da “Ipnosi Collettiva”, prodotto nuovamente dal team Question Mark ink #?. Un gran lavoro che dimostra, nuovamente, come ogni disco partorito dalla tua crew non sia solo un raccoglitore di brani fine a se stesso, ma molto di più. Quanto è importante il “contorno”, tutto ciò che c’è attorno all’aspetto musicale di un album?
Sembra buttata lì ma è proprio in questo modo: il mio approccio a questo aspetto è sempre stato piuttosto kamikaze, nel senso che non ho mai dato troppo peso alla faccenda. Questa cosa è un’arma a doppio taglio perché da un lato mi ha sempre costretto a badare alla sostanza delle cose di cui mi occupo (cioè alle liriche), dall’altro mi ha penalizzato dato che solo ora comincio a capire quanto possa incidere sulla valorizzazione di quello che faccio un atteggiamento maggiormente professionale anche su questi temi. Adesso inizio a concepire la creazione di un prodotto in maniera più articolata e so che ogni singola pennellata fa parte del quadro, così come anche la cornice, la collocazione e il modo di fruizione dell’opera. Se tutto concorre a farti conoscere meglio ciò che stai guardando (ascoltando, nel mio caso), allora smetterai di vedere le cose come staccate l’una dall’altra e farà tutto parte di una singola esperienza densa di sensazioni e significato.

Parlaci in particolare di questo nuovo videoclip!
La prima cosa che mi viene da dire è che ci è costato un sacco di fatica e che è nato sotto una stella negativa per vari aspetti, dalle sfighe impreviste agli agenti atmosferici avversi. Sarà per il titolo vagamente blasfemo del brano (Sacra Scrittura). A oggi le energie e le risorse spese per il clip hanno a che fare con ritmi e moli di lavoro che non hanno nulla a che vedere con una produzione indipendente, se non per quello che riguarda il budget. Abbiamo optato per un clip che fosse nettamente diverso, punto. Partiamo dal soggetto: è tutto fuorché didascalico (non rispecchia cioè il testo della canzone). È un omaggio al cinema horror di bandiera (Fulci, Bava & co.), uno dei tanti prodotti del nostro paese (sempre più rari e sottovalutati) dei quali ci possiamo dire fieri. È volutamente cupo, nonostante il pezzo abbia un mood quasi “di rinascita”, a mo’ di fenice… i costumi usati non hanno nulla a che fare con gli stilemi classici del video Hip Hop. Insomma, in una parola, è una scommessa; nella quale io e qualcun altro crediamo molto, qualcun altro no. Staremo a vedere. Ma non per una questione di torti o ragioni, solo per un fatto di non uniformarsi per strappare qualche numero in più. Finora ha fruttato, in credibilità se non altro. Certo è che il prossimo lo facciamo comunque un po’ più agile se no ci esauriamo…

Ipnosi Collettiva è un disco pieno di citazioni e rimandi forbiti, sintomo di un background culturale ben indirizzato e impreziosito da film e pubblicazioni a tema; i tuoi studi ti hanno permesso di approfondire il rapporto tra cinema e hip hop. Chi meglio di te può spiegarci, anche in merito al clip di “Sacra Scrittura”, quanto il cinema abbia influenzato l’hip hop e viceversa.
Come ti dicevo prima il clip si pone come omaggio cinematografico su un brano che è il mio omaggio al rap. L’approccio al set è stato quello che si può avere per un cortometraggio. Abbiamo collaborato con un genio degli effetti speciali, Andrea Leanza, e abbiamo mosso professionisti del settore come Lele Gruttad’auria per le riprese, con un dispiegamento di forze davvero significativo. Hanno lavorato tutti per un tozzo di pane, o meno, in orari e condizioni produttive piuttosto improponibili, dando fiducia al progetto di Massimo Bod e non allarmandosi quando il nostro “canovaccio” non troppo determinato andava a dilatare i tempi in maniera significativa. Pur non avendo vissuto direttamente il cinema al quale abbiamo fatto riferimento, posso dire che i miei studi in merito mi hanno ricondotto a certe atmosfere “artigianali” che ci siamo vissuti sul set e mi sento di dire senza falsa modestia che col nostro tozzo di pane abbiamo creato la fottuta focaccia dell’anno. Non so se ti sei accorto che ti ho appena spiegato il funzionamento di uno degli aspetti dell’Hip Hop: improvvisi con i mezzi “poveri” che hai a disposizione, hai a che fare con chi ne sa, apprendi, arricchisci, strutturi e cacci i calci volanti. “Il meglio dal peggio” diceva qualcuno (Next Diffusion, per i non saputi).

Hai già spiegato in molte altre interviste il perché di un esordio solista dopo anni di militanza e di rap: giriamo un po’ la domanda. Arrivare a 33 anni con un disco del genere può essere il punto di arrivo, la summa di tutte le esperienze pregresse cui sarà difficile dare un seguito?
Mi stai chiedendo di andare in pensione? Scordatelo! Hahahahah! Il solo motivo per il quale sarà difficile dare un seguito è che per fortuna guardo alla creatività senza specchietti retrovisori, perciò non aspettatevi una parte due. Nel momento in cui io traccio “la summa” vuol dire che ho seminato parti a sufficienza per raccogliere un discorso organico, ma nel godere dei frutti mica mi posso spanzare a tavola. E il campo chi lo cura? Mi si brucia il raccolto, cazzarola! Scherzi a parte, nel momento in cui mi sento “arrivato” smetto di prendere parte alla vitalità delle cose che faccio e non potrei fare errore più grave, dato che è il motivo per il quale sono in piedi nel 2012. Se dovesse succedere sblastatemi, e di brutto pure!

Intervista a MusteenoNella recensione a “Ipnosi Collettiva” scriviamo: Apocalypse 91 segnò l’inizio del suo amore per l’hip hop: in venti anni si sono susseguite ere e tendenze rap dalle più svariate appartenenze, ma, siamo sicuri, Musteeno ne ha fatto proprie le sfumature più nobili. Magari può apparire una cosa obsoleta, ma per te quanto è importante approcciarsi a questa cultura e studiarne la storia, le radici e il background?
Sfido me stesso in una gara di retorica a ogni risposta, ma non posso fare a meno di dirti che se sai da dove vieni… no, non lo sai dove cazzo vai, manco – e tantomeno – col tomtom. Però almeno non rischi di sentirti un innovatore mentre cartacarbonizzi l’ennesimo flop della stagione. Io so cosa significa copiare, perché l’ho fatto in età giovane. So cosa significa ispirarsi, perché lo faccio tuttora. E so anche quantificare la potenza dell’innovazione ogni volta che mi viene donata nella penna. Ed è un discorso che riesco a fare molto bene anche con il rap degli altri, fidati. Per il resto è normale approfondire le cose delle quali ti occupi e trovare nuove e personali vie per farle. È ovvio che se non conosci la materia nella quale vuoi eccellere fai solo delle gran sparate ed è proprio lì che smetti di capire se la gente ti idolatra o ti prende per il culo. E comunque non risolverai mai un algoritmo se non sai le tabelline.

Uno dei pezzi più significativi dell’album è “Inno Nazionale Personale”. Su beat di Deda & Kaos sciorini liriche di forte attualità sociale nonostante siano state concepite qualche anno fa. Chiaro sintomo di tua lungimiranza, ma segnale di come in tutto questo tempo molto è rimasto invariato. Credi che grazie agli ultimi accadimenti politici possa cambiare qualcosa nel tuo immaginario? Se dovessi riformulare oggi il tuo inno personale, modificheresti qualche parte del testo?
Sì, penso che le liriche sarebbero più mirate e incendiarie. Il pezzo secondo me è efficace perché si fonda sull’osservazione del cortocircuito quotidiano, non su quell’entità astratta che è la politica dei partiti. In più ho aggiunto un po’ di consapevolezza su certi fatti della vita come famiglia e lavoro e fidati che non sono contento per come vanno le cose. Se dovessi parlare di politica in senso “istituzionale”, e non nel senso quotidiano, non avrei altro da dire se non: cambiano i governi ma i banchieri sono sempre gli stessi. Nel 2012 sono stufo di sentire “fuck the police” (a meno che non sia l’originale di NWA) perché non mi racconta nulla di nuovo. Se vuoi ti racconto io di come le istituzioni mandano divise a reclutare liceali davanti alle scuole tra le classi più “problematiche” con l’illusione del posto fisso più stipendio, per poi tenere dei salariati impreparati a qualsiasi cosa con il minimo sindacabile, manovrandoli a piacimento dei poteri costituiti (non acquisiti) con lo spauracchio dell’autorità e degli ordini da eseguire.

Sei stato supportato da una batteria di produttori di altissimo livello, forse mai vista prima in Italia. C’è più pressione quando ti cimenti nella stesura di un testo per un beat confezionato da un super producer?
Dico… se Kaos, Deda, NightSkinny, Shablo, Esa, Mbatò e tutti gli altri… quando gli dici “mi piacerebbe avere un beat per il mio testo”, loro ti dicono di sì… tu come ti sentiresti? Io una quindicina di anni fa me la sarei fatta addosso dalla gioia… Ora per fortuna ho reazioni un po’ più mature ma il minimo che posso fare (dato che li ho scomodati io) è rendere onore alle loro capacità e dimostrare quello che mi hanno trasmesso con la loro arte. Ecco, la questione è non metterla giù come pressione ma come stimolo per inanellare una cartella dopo l’altra. La sfida ora è non perdere il mood e continuare a collaborare con stilosoni di prima categoria (oltre che divertirmi con gli amici, beninteso), compresi quelli con cui ho già dato, se ancora non mi sputano. E poi sono ancora molti i nomi e le soddisfazioni che mi mancano all’appello. Una su tutte: Colle der Fomento.

Grazie per la chiacchierata, spazio libero per te!
Grazie a voi (che con la vostra recensione avete aumentato di molto la mia autostima, perciò se me la meno siete autorizzati a farmelo notare!!!) e a tutti coloro che si interessano al mio caso umano. Venite ai concerti, in primis, che più mi diverto e più caccio napalm dal culo. E poi comprate il cd che il mio padrone di casa suona sempre puntuale per l’affitto. Grazie!

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Nicola Pirozzi

 



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