Intervista a Kaos
Su Kaos ce ne sarebbero di cose da dire e sicuramente molte sono già state dette e scritte in questi anni. La cosa forse più singolare legata a questo rapper è l’aura particolare, quasi “mistica”, che lo ha contraddistinto. Niente abiti sgargianti o new era, niente andatura goffa da gangsta, ma grande fierezza, coraggio e intelligenza. Sarà forse per il suo essere solitario, a volte taciturno, e anni indietro per essere stato sempre poco avvicinabile, o sarà forse per i suoi testi, sempre così carichi e poetici, o per tutte le citazioni orientali. Forse perché a tutti noi sembra un “sopravvissuto”, uno di quelli che di demoni ne ha sconfitti nella sua vita. E a vederlo, recentemente, con qualche ruga in più sul viso com’è naturale che sia, i capelli lunghi e il codino sopra la nuca, sembra davvero un moderno ronin, un samurai senza padrone che segue la via del vuoto, in continua lotta con i propri fantasmi. E’ uscito, ufficialmente, Post Scripta, il nuovo album. C’è un bellissimo video on line. Ma ora parliamo direttamente con quello che lo stesso Danno dei Colle Der Fomento, in molti live, ha definito come il più forte rapper italiano di sempre.
Kaos, siamo davvero giunti al capitolo finale della tua carriera? Questo fantomatico ultimo disco di cui si parla da un po’ di tempo, ma che mi hai ufficialmente confermato sarà l’ultimo che produrrai. Mi piacerebbe che ci raccontassi il perché di questa scelta e cosa comporterà in futuro anche nella dimensione dei live.
Si, non credo di essere più in grado di tenere botta. Seguire tutto l’iter per produrre un disco da solo è troppo stressante; probabilmente è l’età, o forse, è non avere in fondo più molto da dire.
Puoi parlarci più nel dettaglio di questo Post Scripta? Il titolo da già molti suggerimenti sul come prenderlo, così come la splendida grafica della copertina. Fid Mella e Argento ti hanno accompagnato ai beats, come mai hai scelto proprio loro?
La copertina è stata realizzata da DeeMo che ha accompagnato graficamente, gran parte della mia discografia, e come al solito ha fatto un lavoro eccezionale. Sono sempre stato un suo fan, ma stavolta ha superato se stesso, perche è riuscito a trasportare esattamente l’idea che avevo in testa sulla carta. Con Argento avevo già lavorato e avevo potuto constatare il suo talento, la sua solidità e la sua pazienza, ed è stato davvero un lavoro faticoso il suo, si è proprio fatto in 4 per accontentarmi e c’è riuscito. Fid Mella lo avevo sentito sui lavori di Ghemon e mi era piaciuto un sacco, gli ho chiesto di mandarmi qualche beats, e mi ha mandato una cartella enorme di suoi lavori, uno più bello dell’altro. Davvero super professionale e versatile. Mi spiace solo di non averlo ancora conosciuto personalmente, ci siamo sentiti solo in rete.
Scrivere, consapevolmente, il proprio ultimo disco deve essere piuttosto complesso. Cosa hai cercato che restasse impresso di te in queste tue 8 canzoni?
Credo che la risposta a questa domanda vada cercata nel testo di Quello che sei.
Detraxi: la canzone è molto più che esplicita e non lascia spazio ad interpretazioni. Ma ciò che resta è il tuo dire “basta” ad una lotta che, ormai è evidente, non porta davvero più da nessuna parte. Game Over quindi?
Si. Come si dice… perseverare è diabolico.
Non riesco a smettere di ascoltare Le 2 Metà. Pur essendo così intimo, hai toccato delle sensazioni e delle vicissitudini che forse tutti hanno provato almeno una volta nella vita. Un dualismo che fa parte dell’uomo. A tal proposito, cosa ti ha visto più combattuto in questi ultimi anni? Cosa ti ha lasciato in mezzo le “2 Metà”?
E’ sempre la solita lotta tra bene e male, tra cosa riteniamo giusto e cosa no. Le esperienze dovrebbero farci capire come affrontare certe scelte, ma non sempre è così. In mezzo ci stanno solo i tentativi falliti di capirci qualcosa.
Sempre parlando de Le 2 Metà, tutti ormai abbiamo visto il video. Una storia davvero ben raccontata in immagini dai ragazzi di Machete Productions. E’ tuo il soggetto? E come è nata la collaborazione tra te e la Machete?
No ho lasciato loro carta bianca. Avevo un’idea in testa, ma non me la sono sentita di rischiare, e ho preferito lasciare fare a chi di queste cose ne capisce sul serio.
Maestro Kaos. Te lo sei sentito dire parecchie volte suppongo, tanto che hai scritto anche qualche rima sull’argomento. Cosa ne pensi di questo soprannome che ti è stato affibbiato? Pensi comunque che le tue canzoni abbiano potuto insegnare qualcosa ai tuoi ascoltatori?
Non ho mai avuto la presunzione di insegnare nulla, al contrario sono convinto che nella vita non si smetta mai di imparare.
Parliamo di Karma, un disco che mi è particolarmente piaciuto e che ha segnato un bellissimo ritorno per te. Molti al tempo non vedevano di buon occhio il tuo avvicinamento alle produzioni di Don Joe e ai Club Dogo, proprio per una diversa attitudine che in effetti traspare dalle vostre rispettive carriere. Cosa puoi dire oggi, di quel disco?
L’ho portato in giro per l’Italia per più di 4 anni e devo dire che live, queste sonorità “moderne”, hanno un perché; hanno una dinamica potente e davvero “suonano” enormi. Volevo inoltre evitare di relegare il mio nome ad un suono e ad un epoca da cui, senza dubbio provengo e a cui sono legato, ma da cui posso anche separarmi, se voglio provare ad evolvermi.
Viene difficile trovare paragoni tra il tuo stile e altri esempi all’estero. A dire il vero nonostante gli sforzi mi riescono solo esili accostamenti e niente più. La domanda è: qual è stata la tua fonte di ispirazione, al di fuori delle influenze musicali? Hai sempre fatto grande uso di citazioni tratte dal cinema, a volte anche da fumetti o cartoni animati (in Post Scripta hai anche citato Watchmen, se non sbaglio). Raccontaci qualcosa di più!
Più che al cinema o ai fumetti credo di avere attinto molto dai libri. Ma un’idea può avere innumerevoli origini.
Sai, ho conosciuto una ragazza che si è tatuata la scritta “Cose Preziose” su un polso, proprio ispirata dalla tua canzone. E’ sicuramente un brano a cui tutti ci sentiamo legati, per moltissimi motivi. Cosa ha rappresentato quel brano per te?
Devo ovviamente molto a quel pezzo, che continua ad avere parecchi riscontri anche se oramai è passato tanto tempo, ma all’inizio non ne ero così affezionato. Mi sembrava di avere detto troppo, e per molto tempo non la feci live.
Un ultima domanda: cosa farà Kaos adesso che non produrrà più dischi? E cosa pensi farà la scena italiana senza il suo più alto rappresentante dell’undergound?
Non so ancora, ho qualche piano. La scena farà quello che ha sempre fatto suppongo. Cercherà di crescere ed avrà altri rappresentanti, anche più preparati e motivati ne sono certo.
Ti ringrazio per essere stato sulle nostre pagine e ti faccio un grosso e sincero in bocca al lupo per il nuovo disco, Post Scripta. E’ un piacere vedere i riscontri che stai avendo anche su I-Tunes, sembra davvero la vittoria della meritocrazia, finalmente. Proprio quello di cui ha bisogno questa musica e questo movimento oggi…
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Giovanni “Zethone” Zaccaria