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Intervista a Dj Argento

Intervista a Dj ArgentoMirko Claudio è Dj Argento, artista barese classe 1978. L’esordio e la passione tuttora viva per lo scratch gli hanno lasciato in dote l’appellativo di Dj; l’enfasi giovanile l’ha portato anche a cimentarsi col writing, ma è come produttore che Dj Argento ha palesato tutto il suo talento e si è imposto come uno dei migliori interpreti italiani. Dal 1990 beats di sostanza, congeniali a tutti i rapper con cui ha collaborato (Colle der Fomento, Turi, Banana Spliff, Sottotorchio, Kiave, Gente de Borgata…). Abbiamo scelto lui come producer del momento, per i suoi lavori assieme a Ray Martirio, Banana Spliff e all’imminente nuovo ep dei Sottotorchio (anni fa, assieme a Shagoora e GrannySmith firmava una piccola perla underground con “Musica per organi caldi”), ma, inevitabile che sia così, soprattutto per quell’11/11/11 che ci ha lasciato l’ultimo disco di Kaosone, firmato da Dj Argento a metà con Fid Mella. Andiamo a conoscerlo meglio…

Salve Dj! Qualcuno ti ha conosciuto per la prima volta leggendo il booklet di “Post Scripta”, il nuovo disco di Kaos… beh, direi che a questo qualcuno mancano diversi passaggi della tua biografia: ne tracci i punti salienti?

Ciao  Nicola. Dunque, ho iniziato come dj circa 21 anni fa. Amo e colleziono principalmente dischi funk e rap anni ’70 e ’80. Ho fatto anche il writer per un certo periodo, anche se è stata una passione breve, e continuo ad amare particolarmente questa disciplina dell’hip hop. Le prime esperienze come producer risalgono al 1998/9 ma è dal 2000 che ho mosso i miei passi in questo ambito tutto da solo. Credo di essere stato abbastanza concreto!

Se il giorno in cui hai confezionato il primo beat, t’avessero detto che avresti prodotto l’ultimo disco in carriera del leggendario Kaosone, come avresti risposto?

Probabilmente sarei scoppiato a ridere incredulo. Sicuramente tornare a lavorare con Kaos, dopo kARMA, per me è stato un onore, ma non ho mai lavorato a questo disco come fosse il suo “ultimo”, ti dico la verità, e da fan spero che non sia così, anche se ormai capisco e sono cosciente del fatto che il rap italiano è cambiato drasticamente ed è sempre più lontano, per concetti e sonorità, da quello con cui sono cresciuto. Io ho iniziato a produrre con estrema curiosità, aspetto tipico del mio carattere, ma senza particolari ambizioni. Certo, “il buongiorno si vede dal mattino” e uno dei miei primissimi esperimenti musicali era stato scelto da un noto writer romano, per il secondo volume di un documentario in vhs sui graffiti italiani, che poi per varie disavventure non si fece più, ma il consenso bastò per andare avanti. Fino ad arrivare qui, con Kaos. Già, se me l’avessero detto non c’avrei creduto, ma già a stento credetti a Turi quando mi disse che il mio beat sarebbe diventato un interludio (Notte D’Argento) sul suo disco l’Amico Degli Amici. Aver lavorato e lavorare con questi artisti mi ha impostato nuovi criteri di valutazione e obiettivi da raggiungere.

Dj Argento è producer del momento non solo per le colonne sonore di “Le 2 Metà” o “Dans Macabre”, tra le altre, ma anche per le collaborazioni con Banana Spliff, Ray Martirio e Sottotorchio. C’è un criterio in base al quale metti a disposizione di artisti, anche diversi tra loro, le tue produzioni?

Producer del momento è un aggettivo che non mi va di calzare. Spero di fare buone cose che durino più di un semplice momento, che mi sopravvivano. Riguardo alle produzioni, diciamo che non sono proprio quello che si può definire un “topo da studio”, io produco davvero pochissimo, anche se può sembrare il contrario. Faccio circa dalle 10 alle 15 produzioni l’anno, per cui mi guardo bene dal distribuire beats a destra e manca senza criterio. Solitamente i beats li do agli amici di vecchia data o a chi mi garantisce un valore aggiunto al beat o una maggiore esposizione, mentre chi non conosco di persona mi paga il servizio che gli offro. Pecunia non olet.

Grazie ai vari software facilmente fruibili, tutti possono sentirsi e improvvisarsi beatmaker; c’è un punto in cui si dovrebbe capire che, nonostante la disponibilità di tali programmi, non è un’arte da tutti?

Io credo che certe cose si comprendano solo praticandole. Diciamo che l’arte in generale la possono praticare tutti, ovviamente con diversi risultati secondo i quali prendere coscienza e chiedersi se continuare, se approfondire o cambiare materia. Perciò ben venga la tecnologia (e i software annessi), che permette a tutti di esprimersi e cercare una strada, e ben venga il buon senso che permette ai più scarsi di cambiare mestiere.

Intervista a Dj ArgentoC’è un passaggio della tua biografia (“Viene contattato dal gruppo barese Zona 45 per la realizzazione dell’album “Pooglia Tribe”, stavolta rifiutando l’ingaggio a causa della scarsissima etichetta che produceva il disco (Spaghetti Funk) e dei pessimi intenti che animavano il progetto.”) che mi ha molto colpito. C’è qualcosa che vorresti aggiungere? Col senno del poi pensi di aver fatto bene, magari, a non scendere a compromessi?

Che dire di più di quello che hai già citato?! E’ stata una storia triste, ma mi ha insegnato molto. Sono abbastanza discreto da mantenere, anche a distanza di anni dall’episodio, un certo riserbo nei dettagli dell’accaduto. Posso solo dire che io avrei fatto la stessa identica scelta. Anche perché quella scelta mi ha fatto arrivare al punto attuale. Non sono sceso a compromessi perché ho degli ideali e dei gusti ben definiti e una buona dose di orgoglio. La cosa che più mi rammarica e che non siamo riusciti a recuperare i rapporti, ma ormai neanche m’interessa più recuperarli. Ognuno ha intrapreso la sua strada e, chi più chi meno, siamo tutti felici. Almeno io lo sono.

Uno strumento senza il quale Dj Argento non produrrebbe beats così, e perché.

Ne cito due. I miei strumenti sono impalpabili essendo la “fantasia” e “l’intuito”. Senza questi strumenti non riuscirei a far nulla, neanche a progettare determinate cose. Io appartengo quella categoria di persone che trovano nel “sogno” l’idea adatta o la cosa da fare.   

Prima di intraprendere la carriera di producer, ti sei cimentato sia col writing che, soprattutto con lo scratch e il djing. Qual è stata la scintilla che ti ha fatto capire di non dover relegare il tuo talento “solo” a piatti e fader?

Prima di percorrere la strada del dj, ho per anni suonato la tastiera. Lo facevo a “orecchio”, non ho mai imparato a leggere lo spartito, per cui mi sono sempre abbandonato all’istinto. La scintilla che mi ha letteralmente incitato a produrre beats ha un nome, si chiama Rino (r.i.p.), ed è stato un produttore barese, purtroppo scomparso, che mi ha caldamente consigliato di intraprendere questa strada. Evidentemente aveva intuito qualcosa di buono. Il mio background ha fatto il resto. Piatti e fader rimangono una forte passione che tuttora porto avanti anche a livello professionale, ma è attraverso i beat che mi sento davvero concretizzato.

Hai collaborato con Colle der Fomento, Kaos one, Kiave, Banana Spliff, Turi, Gente de Borgata e tanti altri. Ma c’è qualcuno che vorresti performasse su una tua produzione con cui non hai ancora avuto a che fare?

Si, ce ne sono diversi ma solo un paio in particolare. Uno è Ghemon, che ritengo uno dei migliori mc italiani di sempre. E’ un ragazzo che nei testi ci mette una poesia che è appannaggio di pochi artisti italiani, chiamarlo rapper è riduttivo. L’altro è Salmo, perché se il rap italiano deve inevitabilmente prendere una strada diversa da quella che ho percorso io per tanti anni, preferisco che ci sia lui a rappresentarmi con la sua grintosa attitudine, spocchioso e sfrontato, ma con gusto, argomenti e una ribellione molto retrò.

“Black Vibrations” è lo spaccio di funk in Puglia da parte tua, di Dj Danko, Enzo Altini e Vito Santamato, con i quali hai avuto anche un omonimo programma in radio; con la King Kong Posse, di cui fai parte, da poco hai avviato “Welcome to the Jungle”, altro programma radio in onda il giovedì sera. Vuoi parlarcene meglio? Che tipo di potenzialità credi possa tornare ad avere la radio (anche in streaming) per la musica black in Italia?

Negli ultimi anni le radio streaming hanno permesso a tantissimi appassionati di creare veri e propri punti di riferimento dei generi musicali di nicchia (anche se il rap non lo è più), quindi ci si ritrova con tantissimi programmi amatoriali con musica d’altissimo livello. Questo è un bene. E’ ovvio che le radio in streaming, quelle fuori dai dettami del mercato discografico, hanno la più assoluta libertà di movimento. Ho avuto anche la fortuna di ideare e condurre un programma di musica black nel 2001, su un’emittente locale, quindi per me la radio è stato ed è ormai l’unico mezzo per poter spingere musica di qualità decontestualizzandola dal mercato almeno per la durata del programma, ma bisogna trovare emittenti con un apertura mentale concreta. Per Welcome To The Jungle al momento non sono riuscito a far nulla, anche se ho promesso a Simone di darmi una mossa e creare una rubrichetta tutta mia, ma ho troppe cose da fare al momento. Prima o poi lo farò.

Grazie mille Dj, spazio libero per te!

Volevo dire che a breve regaleremo al popolo del web un piccolo ep gratuito (e spero di poter fare anche qualche copia fisica) dal titolo “I Segreti Della Casta”, fatto assieme ai miei concittadini SOTTOTORCHIO, con i featuring di Stabber e di Chef Ragoo. Vorrei inoltre ricordare, per chi davvero vivesse su un altro pianeta, che è uscito “Post Scripta”, nuova fatica di KAOS ONE, acquistarlo è un dovere, oltre che un investimento. Troverete tutti i punti vendita su www.kaosone.com

Aggiungetevi ai miei profili facebook www.facebook.com/argentodj e www.facebook.com/DJ.ARGENTO.OFFICIAL

Grazie a te per l’intervista.

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Nicola Pirozzi



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