Intervista a Boaz Wachtel, fondatore di Ale Yarok; il Partito della Foglia Verde
Mi racconti la storia del Green Leaf Party-Ale Yarok?
E’ stato legalmente registrato nel ‘99. Finora abbiamo partecipato a tre elezioni per il Parlamento israeliano, la Knesset, raggiungendo nel 2006 l’1,4% ma nessun rappresentante. La ragione della sua nascita sta nella consapevolezza che la cannabis è un elemento potente per la liberazione dell’uomo e ti permette di affrontare politiche legate ai più disparati settori: dai giovani alla giustizia, dai diritti dei gay alla pacifica convivenza tra i popoli. Dopo una dipendenza da eroina, curata all’estero in via sperimentale con l’ibogaina, sono tornato in Israele per contribuire ad un miglioramento delle politiche di decriminalizzazione, riduzione del danno, diminuzione della repressione. Come membro del comitato nazionale per la lotta contro l’AIDS, mi batto inoltre per l’apertura delle stanze di consumo controllato di eroina, la legalizzazione della prostituzione a domicilio, lo scambio di siringhe e per una seria educazione sessuale, laica ed efficace.
Puoi illustrare brevemente la vostra piattaforma politica?
Il nostro è un partito ultra-libertario che si batte per pieni ed equi diritti civili e per la difesa delle libertà e della privacy dei cittadini. L’ambientalismo è un altro aspetto fondamentale del nostro programma come il miglioramento del sistema educativo e dei salari degli insegnanti. Vorremmo inoltre che la produzione artistica fosse supportata dallo Stato.
Com’è la legge sulla cannabis in Israele?
Prigione per il consumo, la coltivazione e, ovviamente, lo spaccio. Si calcola ci siano 25.000 persone incarcerate per reati connessi alla droga, la maggior parte delle quali perché consumatori di cannabis. Ovvio che se sei ricco trovi uno dei pochi avvocati in gamba e di galera non fai nemmeno un giorno. C’è una forte discriminazione legata al censo. Se sei povero nessuno si interessa al tuo caso e resti in carcere.
Anche per la canapa terapeutica la situazione è simile?
No. Esiste un programma sperimentale del governo per la distribuzione di marijuana per la cura di diverse patologie. Ben tre volte sono stato ascoltato dalla Commissione Parlamentare della Sanità per illustrare il progetto e sono felice di averne aiutato l’approvazione. Mi stupisco che in Italia siate così indietro…
Credi esista un nesso tra lo “stato di terrore permanente” e le droghe?
Certo che esiste! La cannabis illegale è il principale motore finanziario del terrorismo. Al Qaeda, il regime Talebano, gli attentati a Madrid furono direttamente finanziati dalla vendita di droga, hashish e oppio. Uno dei punti principali del nostro programma è spezzare il perverso nesso tra terrorismo e finanziamento attraverso la vendita di droghe con la legalizzazione. In quest’ottica una proposta concreta è la possibilità di coltivare poche piantine ad uso privato.
Quali sono le vostre posizioni sul conflitto arabo-israeliano?
Due stati per i due popoli, tornando ai confini del ‘67, quindi con restituzione di territori ai Palestinesi. Due popoli vicini che vivono in armonia. Un nostro progetto, elaborato una decina di anni fa in collaborazione con la Freedom House è il Peace Canal Plan, un progetto comune tra Israele, Autorità Palestinese, Siria e Giordania per portare acqua dalla Turchia agli altri territori citati. Un progetto comune porterebbe i diversi stati a cooperare per un problema comune, la scarsità d’acqua, superando le diffidenze ed incomunicabilità reciproche. I vantaggi sarebbero enormi sul piano economico, di sviluppo sostenibile, per la stabilità dell’area. Tale progetto è apprezzato da numerose ONG e, finalmente, anche il governo israeliano lo sta prendendo in seria considerazione.
Una suggestiva proposta lanciata dal Partito Radicale Transnazionale è l’inclusione immediata di Israele nella Comunità Europea. Come giudichi tale idea?
Sono assolutamente d’accordo. L’inclusione di Israele nell’Unione Europea l’obbligherebbe a rispettare parametri di maggior rigore in tema di diritti civili, giustizia e rapporti con gli stati confinanti. Vi sarebbe maggiore stabilità ed accelererebbe il processo di pace. Il problema è che il governo israeliano vuole mantenere totale autonomia per affrontare da solo e senza alcun vincolo il processo di pace. Limitazioni alla sua politica estera e nei confronti dell’Autorità Palestinese e dei cittadini arabo-israeliani non ne vuole. Vuol mantenere le mani libere. I nostri governanti sono terrorizzati dall’idea di essere intrappolati dalla burocrazia europea che li limiti nell’azione cedendo parte della sovranità sulle politiche di sicurezza e di polizia ad un’autorità superiore.
Sei stato ospitato al convegno di Bruxelles organizzato dal Partito Radicale Transnazionale dal titolo “ Una sola rivoluzione: nonviolenta, federalista, laica, liberale per l’Europa, il Medio Oriente, il Mediterraneo e.oltre”. Quali le conclusioni e le tue impressioni?
Sono molto orgoglioso del fatto che il mio partito sia stato invitato qui. Ho avuto la possibilità di illustrare il nostro progetto sul piano di pace attraverso il trasferimento di acqua nella zona e, in generale, la storia del nostro partito. Erano invitati numerosi rappresentanti dei popoli oppressi della Terra: Ceceni, Laotiani, Sudanesi cristiani, Uguri e numerosi altri. La democrazia al mondo è ancora lontana dalla sua piena realizzazione. Si è deciso di organizzare per il 2008 il più grande Satyagraha mondiale per la pace nel mondo con la sua massima intensità nel periodo dei giochi olimpici cinesi.
Cos’è il Satyagraha?
Con il termine Satyagraha si indica il tipo di lotta nonviolenta praticata da Gandhi, Martin Luther King ed altri nella storia. La parola deriva dai termini in sanscrito satya (verità), la cui radice sat significa Essere, e Agraha (fermezza, forza). Le traduzioni che più si avvicinano al significato di Satyagraha sono “vera forza”, “forza dell’amore” o “fermezza della verità”. Il termine porta con sé l’idea di ahimsa, cioè assenza di danneggiamento. Consisterà, tra le altre cose, in uno sciopero della fame a staffetta a livello mondiale per la pace, la libertà e la giustizia nel Mondo. Sarà una delle iniziative più moltitudinarie mai avvenute al Mondo e chiunque è invitato a parteciparvi. Il Primo Satyagraha Mondiale per la PACE, di ispirazione gandhiana e nonviolenta, ha per obiettivo un urgente intervento politico e istituzionale, di riforma delle caratteristiche strutturali delle politiche che si scontrano in Medio Oriente e, a partire da lì, nel mondo. Il carattere nazionale e sostanzialmente nazionalista, la blindatura ideologica di tutti gli Stati medio orientali, incluso lo Stato di Israele, è un pericolo manifestamente gravissimo, letale per Israele stessa e per l’intera area medio orientale.
Un’ultima domanda: hashish o marijuana?
Marijuana. Da coltivare, veder crescere e condividere poi in amicizia con chiunque. Se ci sono due sponde, I’m in the grass side.