Insieme
Spese pazze per smaltire i bagordi del Thanksgiving Day, il giorno del ringraziamento. Il Black Friday è cerchiato di rosso in tutte le famiglie americane e anche quest’anno ha lasciato in dote migliaia di hashtag, file chilometriche e perfino botte da orbi pur di accaparrarsi la pole position dei negozi in svendita. Il venerdì nero di questo 2015 rischia, però, di venire ricordato come il giorno in cui J.Cole e Kendrick Lamar posero le basi per un progetto fantascientifico: il loro, clamoroso, disco di coppia.
Black Friday
J.Cole è un rapper con uno stile emotivo e impulsivo, diametralmente opposto alla lettura interpretativa che serve a muoversi nei testi di Kendrick. Cole racconta della ricerca di una felicità, di sensazioni e momenti imbevuti nel personale, Kendrick enciclopedicamente sforna filosofia dal piedistallo privilegiato della sua avanguardia. Compito non facile, quindi, confrontarsi con la maestosa sospensione di K-Dot sui fiati sbilanciati della strumentale di “Alright” from TPAB, ma bisogna ammettere che J.Cole ha reso il remix droppato in questo #blackfriday davvero apprezzabile e la bravura sta tutta nell’aver reso il pezzo più suo e accessibile. Sembra però che ci sia sotto dell’altro, come dimostrano i versi finali nell’outro:
When you and K.Dot shit dropping / bitch never/ they can’t handle two black men this clever/ but this February bet shit get scary when I fuck around and drop.
Come si interpretano rime del genere? Intento promozionale à la state bboni che a Febbraio sganciamo la bomba o, più verosimilmente, considerando la difficile compatibilità dei due stili, sono solo supposizioni? Freddie Gibbs & MadLib hanno dimostrato che a volte, dall’essere opposti nell’approccio può nascere qualcosa di magnifico quindi l’asticella dell’hype difficilmente scenderà da dove si è piazzata.
Kendrick ha optato invece per il beat introspettivo di “A Tale of 2 Citiez” con la consapevolezza di essere l’osservato speciale del panorama Hip Hop. La risposta è una strofa rovesciata con una potenza lirica e metrica quasi pari al rombo di “Control“, in cui trovano spazio tutti gli argomenti attuali: l’onnipresente Adele (I’m rollin’ deep in that paper like two Adeles), Donald Trump e Kanye West nel clima delle elezioni presidenziali e finalmente la presa di posizione riguardo l’esclusione di 2Pac dalla lista dei migliori rapper di sempre stilata da Billboard:
Billboard list need 2Pac damn/
But number 9 makes sure he lives on, yeah
Il numero 9 della lista è proprio Kendrick, che manterrà la memoria di Pac e che al tempo stesso, non riuscendo a tenere dentro nulla, spazza via così le critiche al suo secondo disco:
Nothing more influential than rap music
I merge jazz fusion with the trap music
I mix black soul with some rock and roll
They never box me in, I’m David Blaine-ing all you hoes.
Unisco fusion jazz alla trap music, mixo il black soul con il rock and roll. Non mi hanno mai ingabbiato, vi sto facendo fessi alla David Blaine (illusionista Americano amante di un trick in cui riesce a fuggire da una scatola di vetro ndr.) – e quindi, CIAO.
Anche sulla strumentale tratta da 2014 Forest Hill Drive di Cole, Kendrick Lamar mostra una forza impareggiabile e dopo le stupende melodie fuori dal tempo di To Pimp a Butterfly è bellissimo ritrovarlo in un pezzo così diretto e trasparente.
Chiamata alle armi
A parte condividere uno straordinario talento naturale, si fa fatica a trovare ulteriori affinità tra J e K. Di certo, entrambi hanno mostrato un forte senso di responsabilità verso la scena Hip Hop americana: Cole, nella chiacchierata “Fire Squad“, ha risposto per le rime allo stesso K-Dot di “Control” – la famigerata strofa che squarciò in due il rap game americano. Quello che a molti è sembrato un diss, altro non era che una chiamata alle armi. “Hey negri, non vedete che i bianchi ci stanno rubando suono e Grammys?“.
Ne abbiamo viste davvero tante per illuderci che un giorno di Febbraio i due decidano davvero di pubblicare un album che avrebbe ben pochi precedenti. Il mixtape di coppia di Future e Drake appare come eccezione che conferma quella regola non scritta secondo la quale due primedonne in un unico progetto non possono che pestarsi i piedi l’un l’altra. Svanito l’hype, di “What a Time to Be Alive” è rimasto ben poco, quasi dimenticato dopo il balletto del canadese in “Hotline Bling“. Si avverte la sensazione che per J.Cole e Kendrick Lamar l’epilogo non possa essere uguale e, in fondo, non costa nulla illudersi che un giorno Cole abbia chiamato Kendrick al telefono per dirgli “Hey negro, chiudiamo il rap game americano“.