La maggior parte dei fiumi del mondo è inquinata (anche) dai farmaci
Dal Rio delle Amazzoni al Tamigi, dal Mississippi al Mekong: i fiumi di tutti i continenti sono ormai inquinati da farmaci, con potenziali rischi per l'ambiente e la salute umana
La maggior parte dei fiumi del mondo contiene residui farmaceutici. A rivelarlo è uno studio condotto dall’Università di York, nel Regno Unito, e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), giornale ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze Statunitense. Secondo quanto rilevato dallo studio, i principali corsi d’acqua del pianeta – tra cui rientrano il Tamigi, il Mississippi e il Rio delle Amazzoni – conterrebbero tracce di molecole come la carbamazepina, utilizzata per trattare bipolarismo, epilessia e schizofrenia, o di sostanze come metformina, farmaco di prima linea per il trattamento del diabete di tipo 2, e caffeina, creando potenziali rischi non solo per la salute umana ma anche per l’ambiente.
Lo studio ha visto la collaborazione di 127 studiosi da 86 istituzioni scientifiche nell’ambito del progetto Global Monitoring of Pharmaceuticals Project della University of York. I dati raccolti dagli esperti riguardano 258 fiumi – 36 dei quali mai esaminati prima d’ora per la presenza di residui farmaceutici – in 104 stati e 7 continenti, compreso un corso d’acqua dolce a King George Island, in Antartide. Secondo i dati raccolti dagli esperti, i corsi d’acqua con i maggiori tassi di contaminazione da residui farmaceutici si troverebbero nei Paesi a basso-medio reddito e con una popolazione più anziana, con particolare riferimento alle nazioni con sistemi di gestione dei rifiuti e delle acque reflue poco efficienti. Nello specifico, i valori più preoccupanti sono quelli raccolti in Sud America, Asia meridionale e Africa Sub-Sahariana, mentre il Rio Seke, in Bolivia, risulta essere il sito più inquinato tra quelli esaminati.
Ma come fanno i farmaci a raggiungere le acque fluviali?
Il corpo umano metabolizza i farmaci solo in parte, perciò tutto ciò che non viene assimilato dall’organismo viene espulso ed entra necessariamente nel sistema fognario. Sebbene le moderne strutture di gestione delle acque reflue siano delle barriere generalmente efficaci per evitare danni ambientali derivanti dalla presenza di scarti farmaceutici nelle acque, non sono comunque in grado di smaltirli al 100%. Questo fa sì che una percentuale, seppur minima, di questi finisca sempre in laghi e fiumi, soprattutto in Paesi con sistemi non moderni e poco efficaci.