Inoki torna con l’antidoto
Sebbene sulla scena dagli anni ‘90 continua a dimostrare voglia di sperimentare ed evolversi. A distanza di 7 anni dall’uscita dell’ultimo album “Nobiltà di strada”, Inoki ci somministra il nuovo e atteso lavoro: “L’antidoto”. Un album completo e maturo che racconta, con l’inimitabile carattere determinato di Inoki Ness, la street life attraverso la tecnica. Un antidoto contro tutto il marcio che c’è in questo mondo, per chi lotta ogni giorno e continuerà a lottare per le proprie battaglie.
Dopo 7 anni dall’ultimo album “Nobiltà di strada”, ritorni con “L’antidoto”. Cosa è cambiato in questi 7 anni? Com’è cambiato Inoki?
Mi pare superfluo dire che è passata un po’ d’acqua sotto i ponti. Di sicuro questo è un lavoro più maturo e adulto sotto ogni punto di vista. Sono diventato più cosciente di tutti gli aspetti della vita. Della musica. Dell’Hip Hop. E di quello che voglio essere come artista e come comunicatore. È cambiato lo sfondo, è cambiato qualche giocatore e questa volta, per la prima volta, è cambiato anche un po’ il gioco. Ho adottato un diverso modus operandi e questo mi ha stimolato a rimettermi di nuovo in gioco e a scendere di nuovo in campo, come per un nuovo inizio.
Quest’album intende essere l’antidoto per la scena Hip Hop?
Intende essere l’antidoto a tutto il veleno che ho ricevuto e che ricevo ma non solo da questo pseudo hip hop, perché dal vero Hip Hop ho sempre ricevuto solo amore e ho sempre ricambiato allo stesso modo. Il veleno, il morso del serpente non è un problema limitato all’Hip Hop. La menzogna, la slealtà e la corruzione sono parte integrante della società di oggi. Il consumismo, la competizione a tutti i costi, la corsa all’oro, la mentalità del “prendi i soldi e scappa” sono veleno. Serve antidoto.
Nel nuovo album mi ha colpito la collaborazione con Tino Tracanna, sassofonista specializzato nella musica jazz. Com’è nata la collaborazione e come mai hai deciso di inserire nel disco nuove sonorità?
Questo disco lo considero a tutti gli effetti il mio primo vero disco, in quanto ho supervisionato ogni aspetto a 360 gradi. Tutta l’idea è nata da alcune basi che avevo prodotto. Pian piano ho capito quello che stavo cercando. Ho iniziato a scrivere sulle mie basi e la cosa mi piaceva, ma sentivo che mancava ancora qualcosa. L’aiuto di Bonnot è stato fondamentale per arrivare a scardinare alcune porte, alcuni limiti per me insuperabili. Ho sempre voluto fare rap su musica Hip Hop, musica suonata insieme ai campioni e nessuno meglio di lui mi poteva aiutare in questo percorso. È stato lui a propormi la collaborazione con Tino e con altri musicisti e io non ho potuto fare altro che esserne felice.
Con l’avvento di internet la gente è sempre meno propensa a comprare gli album. Come sta andando la vendita de L’Antidoto e cosa ne pensi di questo fenomeno?
Come vanno le vendite te lo saprò dire tra qualche tempo. Io comunque sono fuori dal business quindi non saprei neanche dirti se vanno bene o vanno male. Non ho un riferimento e neanche mi interessa averlo, non mi sono rimesso sotto per vendere e fare soldi ma per continuare ad evolvermi. Ad ogni modo il fenomeno era inevitabile, purtroppo in Italia ha preso piede e nessuno ormai compra più né dischi né film ed io sono stato il primo a scaricare. Devo dire però che da qualche mese ho ricominciato a comprare vinili e DVD. Non sono contro la pirateria, credo che la cultura debba essere libera. Secondo me dovrebbero essere le istituzioni a finanziare l’arte, la musica e la cultura e tutti dovrebbero fruirne liberamente. Tutta la società e l’utilizzo delle risorse dovrebbero basarsi su questo principio. Se tutto fosse libero nessuno avrebbe bisogno di rubare. Ci sono tante sfumature di mezzo ed io vivo lì. Ho bisogno che la gente mi finanzi per sopravvivere e per lavorare. Se vivere e lavorare fosse gratis allora anche la mia proprietà intellettuale sarebbe libera. Quindi non sono contro la pirateria ma mi auguro che chi rispetta il mio lavoro mi sostenga anche economicamente.
Da Polvere di strada sono passati 13 anni, come vedi la scena bolognese a distanza di tempo?
Non abito più a Bologna da due anni ormai, sono anche un po’ “fuori dalla scena” perché sto cercando la mia strada nella musica e la scena rap (basata più sulle lotte di potere che sulla crescita musicale) mi limita. Senza mancare di rispetto e senza scordarmi da dove provengo, la scena bolognese purtroppo è sempre meno in luce in quanto reale e fondamentalmente fuori dalle dinamiche di mercato. Se il rap italiano comunque è povero di stili e contenuti Bologna è ancora capace di dare vita alle uniche cose interessanti in Italia al momento. Spero possa continuare a evolversi e a portare nuovi stili.
Perché non ti rispondono mai ai dissing?
Perché nessuno è capace a farli. Li prendono sempre troppo o troppo poco sul serio, quasi nessuno sa dare il giusto valore al dissing. Io comunque mi sono stancato di farli. Per ora.
Nel 2007 hai realizzato il programma radio “Street Kingz”, sulle frequenze di Radio Città Fujiko. Hai mai pensato di tornare in radio?
Ho dedicato anni alle radio “libere” di Bologna. Amo fare la radio, ma come la concepisco io rimane volontariato. Purtroppo non me lo posso più permettere, ma ovviamente se trovassi il tempo sarebbe solo un piacere. “Street Kingz” è andato avanti con Lady T quindi il lavoro non si è perduto.
Come hai vissuto “Nobiltà di strada” dato che è l’unico album sotto major?
Come una fase, un passaggio, un’esperienza importante di cui avevo bisogno ma acqua passata. Al momento non tornerei mai indietro a lavorare per un’etichetta major, ma neanche per una indipendente. Mi trovo benissimo così, con l’aiuto di Bonnot e Assalti Frontali. Come Rap Pirata riesco a fare tutto quello che voglio e anche se con più tempo e più fatica riesco a raggiungere i traguardi che mi pongo.
Cosa vorresti dal rap oggi?
Verità. Lealtà. Mentalità di strada. Umiltà. Evoluzione.
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Acirne