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Innaffiare le piante di cannabis: gli errori da evitare

Irrigare può sembrare un’operazione semplice eppure è molto importante. Bisogna saper osservare la piante per evitare un sovradosaggio, che potrebbe risultare nocivo

Una pianta di cannabis appena annaffiata

Spesso ricevo richieste di aiuto da piccoli coltivatori che si trovano di fronte a piante poco sane o che presentano evidenti carenze, e molte volte il problema principale deriva dall’acqua somministrata, in particolar modo dalla quantità. Apparentemente potrebbe sembrare uno dei passaggi più semplici del coltivare cannabis e invece è proprio sull’irrigazione che in molti cadono.

Sia che si decida di coltivare nutrendo le piante attraverso l’acqua e quindi aggiungendo fertilizzanti, sia che si opti per nutrire il terreno in maniera organica, il metodo con cui irrighiamo le nostre piante è fondamentale. 

L’acqua, scontato dirlo, è indispensabile, e incide sulla salute e il corretto sviluppo delle piante, per questo è importante rispettare sempre alcuni parametri e piccoli accorgimenti per evitare l’insorgere di problemi. 

Prima di tutto dobbiamo sapere quali valori ha l’acqua che andremo a utilizzare: muniti di apposito misuratore controlliamo il PH (misura dell’acidità della soluzione acquosa) e l’EC (misura degli ioni che conducono elettricità). Di solito si utilizza acqua osmotica, va benissimo anche quella di scarto dei condizionatori, se non si possiede un sistema di osmosi in casa, perché parte da valori quasi nulli di conducibilità elettrica. È conveniente mescolare l’acqua dell’osmosi con l’acqua del rubinetto di casa, in percentuale tale da raggiungere un EC di circa 0,2-0,25 µS/cm; non partire quindi da zero.

Anche la temperatura dell’acqua è importante e possiamo approfittare dell’acqua calda del nostro impianto per raggiungere una temperatura simile a quella della nostra serra (intorno ai 22-24 C°) per evitare shock termici alle radici.

Coltivando un numero ridotto di piante, non abbiamo bisogno di particolari sistemi di irrigazione, ma possiamo irrigare a mano pianta per pianta, approfittando così per imparare bene a capire quando e in che quantità la pianta che abbiamo di fronte ha bisogno di acqua. Infatti non tutte le piante bevono in egual maniera e ciò per esempio, a parità di grandezza, dipende dallo sviluppo dell’apparato radicale di ogni pianta.

Capita che per troppo zelo o voglia di fare si ecceda con le quantità di acqua e i problemi che possono insorgere sono molteplici. Innanzitutto le radici potrebbero soffocare per mancanza di ossigeno nel substrato troppo inzuppato e smettere di assorbire nutrimenti e di conseguenza le piante potrebbero presentare carenze di macro e micro elementi, nonostante la fertilizzazione. Le radici potrebbero arrivare anche a marcire: un substrato troppo bagnato innalza il livello di umidità dell’ambiente e questo può portare muffe o funghi dannosi, soprattutto se si creano ristagni d’acqua nel sottovaso. Può risultare utile, soprattutto le prime volte, sollevare il vaso per sentirne il peso e non lasciarsi ingannare dall’apparenza secca del terreno. Se notate che il vaso pesa più del dovuto è bene aspettare che si asciughi prima di irrigare nuovamente.

Non imprigionate il vostro metodo in schemi o tabelle, ma siate dinamici e osservate le piante che sanno ben comunicare, attraverso vari segnali, i loro bisogni. Se per esempio date 2 litri di acqua alla vostra pianta e notate che il substrato rimane molto bagnato anche il giorno dopo o addirittura per più giorni è evidente che dovete diminuire la quantità. È bene che il substrato si mantenga umido, non secco e mai zuppo. 

Io personalmente preferisco bagnare le mie piante ogni giorno, a mano, regolando la quantità di acqua in base all’idratazione del terreno e alla grandezza della pianta.
Saper irrigare bene è molto più importante di quanto possa sembrare e pregiudica notevolmente il risultato finale, sia nell’aspetto dei fiori che nel sapore, essendo il veicolo attraverso il quale le piante si nutrono e vivono.

A cura di Hilde Cinnamon
Grower residente a Barcellona. Ha un cultivo, un’associazione cannabica e una selezione di genetiche più che rispettabile. Instagram: @hilde.cinnamon



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