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I microrganismi e la loro influenza sulla cannabis

Quattro giovani piantine senza vaso nelle quali si possono osservare le radici

Percepiamo il nostro mondo in base a ciò che riusciamo a vedere con i nostri occhi, ma quando cambiamo punto di vista e passiamo al piano microscopico, il mondo parallelo in miniatura che vediamo è totalmente diverso e spaventoso. Sembra che i microrganismi abbiano un impatto sui seguenti aspetti della cannabis: produzione di terpeni, contaminanti, substrato, sistema radicale, predatori e controllo dei parassiti.

Un microrganismo, o microbo, è un organismo microscopico che può esistere in forma unicellulare o in strutture pluricellulari. Lo studio dei microrganismi è denominato microbiologia. Microrganismi possono essere i batteri, i funghi, gli archei o i protisti. Il termine microorganismo non comprende virus e prioni che, generalmente, vengono classificati come privi di vita autonoma.

PRODUZIONE DI TERPENI

È ben noto che le piante esprimono i terpeni come risposta al loro ambiente e come linguaggio di comunicazione tra microbi e insetti. Ciò che non è altrettanto risaputo è che i batteri sono piuttosto efficaci nel sintetizzare i terpeni e sono coinvolti nella modificazione dei terpeni della pianta e di altri componenti. Si è riscontrato un cambiamento nel profilo terpenico delle piante quando esse vengono sottoposte a fumigazione con antibiotici, il che sembra suggerire che i batteri modificano i terpeni o agiscono su qualche fattore che induce il cambiamento del profilo terpenoide.

Il mondo microbico è continuamente attivo e adatta il profilo terpenico in base alle dinamiche ambientaliAlcune varietà di cannabis, sottoposte all’analisi del profilo terpenico, mostrano una chiara dominanza di determinati terpeni. Per esempio, CBD Remedy mostra una maggioranza di beta-cariofillene, un terpene tipo pepe speziato e legnoso, dal profumo di chiodi di garofano, che agisce riducendo la depressione, il dolore e l’ansia. Poiché l’azione microbica dei terpeni è in così basse concentrazioni, sembrerebbe logico dedurre che tali sostanze sono estremamente potenti e anche piccole variazioni che aumentino o diminuiscano le concentrazioni possono generare profonde differenze tra le piante. I bravi coltivatori conoscono bene l’importanza di portare avanti una popolazione omogenea di piante al fine di ottenere i migliori risultati possibili dalla coltivazione, mentre i grower meno esperti che abbiano a che fare con le stesse genetiche possono provocare effetti devastanti sulle infiorescenze finali e sul loro profilo terpenico. Per cui è giusto affermare che il mondo microbico è continuamente attivo e adatta il profilo terpenico in base alle dinamiche ambientali.

CONTAMINANTI

Nelle piante di cannabis e nei prodotti derivati si possono generare muffe o batteri, durante la crescita o nel corso della successiva lavorazione e manipolazione. La maggior parte delle muffe sono relativamente innocue e sono diffuse nell’ambiente, ma alcune possono rappresentare una minaccia per la salute se vengono inalate, in particolar modo per individui immunodepressi come alcuni consumatori di cannabis per fini medici.

Mr. Nice Seedbank detiene la licenza negli stati di Washington, Oregon e Colorado, ma dobbiamo seguire le norme locali per poter commercializzare i nostri prodotti. Tuttavia, i vari stati impongono test di laboratorio leggermente diversi tra loro, che variano a seconda delle normative statali di riferimento.

Attualmente, per monitorare le muffe e altri contaminanti microbici sulle infiorescenze conciate, lo stato dell’Oregon si basa su una misura nota come “water activity”. Questa disposizione, utilizzata anche nella lavorazione del cibo, riflette la quantità di acqua disponibile per i microrganismi. I campioni con livelli di “water activity” al di sotto di una certa soglia sono considerati troppo secchi affinché i microbi possano prosperare e quindi sicuri. I legislatori dello stato della California sembrano aver preso a cuore questo messaggio e prescrivono test specifici per tipi specifici di muffe.

Il Massachusetts ha scelto un terzo approccio: esami per il calcolo totale di muffe e lieviti utilizzando la classica analisi colturale su piastra; questo perché la conta totale di lieviti e muffe copre una gamma più ampia di microbi potenzialmente dannosi. Si tratta di test che tutelano meglio la salute pubblica.
Infine, i metalli sono un’altra classe di contaminanti con cui i legislatori in materia di cannabis devono fare i conti. La cannabis può assorbire dal terreno maggiori quantità di metalli rispetto ad altre colture. I metalli possono essere presenti nel terreno in maniera naturale o possono provenire da fonti industriali. In quelle aree dove si pratica agricoltura da lungo tempo, l’inquinamento può essere dovuto a irrorazioni continuate con pesticidi contenenti piombo, mercurio, cadmio e altri metalli potenzialmente tossici.
I metalli pesanti possono anche essere trasferiti negli estratti, a seconda del metodo di estrazione usato. Quindi, qualsiasi prodotto a base di cannabis, dalle infiorescenze conciate ai concentrati fino ai prodotti commestibili, potrebbe essere contaminato. La soluzione è semplice: testare i prodotti in cerca di metalli pesanti, di residui di solventi e microbi.

Rigogliosa pianta di cannabis

SUBSTRATO

Parlando della salute del substrato e della pianta, i microbi risultano essere assolutamente necessari. 
Le piante non hanno cervello e, per quanto ne sappiamo, non hanno una coscienza. Esse possiedono meccanismi chimici che permettono loro di alterare e modellare l’ambiente esterno, e molta di questa invisibile magia avviene nel sottosuolo. A volte il substrato è considerato una semplice fonte di nutrienti per le piante che lo abitano, ma in realtà si è scoperto che è un ecosistema complesso e strabiliante che brulica di vita microbica.

Le piante e i microbi non si limitano a svolgere ognuno il proprio lavoro nel terreno, ma piuttosto interagiscono e addirittura lavorano insieme per rendere la vita più semplice e per aumentare le possibilità di sopravvivenza. L’attività microbica può rafforzare la crescita delle piante attraverso diversi meccanismi: modificando la segnalazione ormonale, respingendo o combattendo i microbi patogeni e aumentando la biodisponibilità dei nutrienti.

I microbi del substrato possono essere di grande utilità alle piante perché aiutano a liberare i nutrienti presenti nel terreno e li rendono più facili da assorbire. I microbi del substrato possono metabolizzare i nutrienti NPK, i quali sono legati a molecole inorganiche, e renderli maggiormente disponibili perché le piante li utilizzino.

SISTEMA RADICALE DELLE PIANTE

Diversi microbi presenti nel substrato, come ad esempio alcuni batteri e funghi, sono in grado di scomporre queste forme di nutrienti. Così facendo li liberano in una forma in cui le piante riescono a beneficiarne. Appare chiaro che sia il coltivatore di cannabis indoor che quello outdoor possono trarre gran profitto dai microbi presenti nel loro terreno. Così le piante traggono vantaggio da un maggiore accesso ai nutrienti vitali, ma anche i microbi ricevono qualcosa in cambio. Le radici delle piante rilasciano nel terreno tutta una serie di sostanze, chiamate essudati radicali. Alcuni di questi essudati comprendono zuccheri, aminoacidi e acidi organici che i microbi possono utilizzare come fonte di nutrimento. Questi essudati contribuiscono efficacemente alla formazione del microbioma delle radici. Tali nutrienti possono anche attrarre microbi patogeni, ma alcuni microbi benefici hanno a loro volta meccanismi di difesa contro di essi.

Forse, la più interessante di tutte le alleanze tra piante e microbi è quella tra piante e funghi. Un tipo di fungo chiamato micorriza è noto per legarsi alle radici delle piante. Le parti sotterranee di funghi che possono sembrare radici si chiamano miceli. Il micelio dei funghi micorrizici agisce come estensione delle radici della pianta, permettendole di assorbire i nutrienti da un’area più grande di quella che potrebbero coprire le radici agendo da sole.
Grazie agli essudati zuccherini delle piante, i funghi micorrizici possono sopravvivere e creare questa alleanza con le piante. In cambio, i funghi forniscono ulteriore umidità e nutrienti assorbiti dal terreno grazie al micelio.

Esistono due tipologie principali di funghi micorrizici; le ectomicorrize che vivono all’esterno delle radici come guaine, mentre le endomicorrize vivono all’interno della pianta. Il coltivatore di cannabis che vuole usare il potere dei funghi per potenziare l’assorbimento di nutrienti delle proprie piante, dovrebbe sapere che l’aggiunta eccessiva di fertilizzanti e l’uso dei fungicidi possono danneggiare e ridurre l’efficacia di questi organismi.

L’azione dei funghi micorrizici va ben oltre la loro capacità di fornire alle piante una nutrizione supplementare. Essi possono anche agire per proteggere le piante da certi tipi di nematodi, creature microscopiche simili ai vermi che si trovano a migliaia in un solo pugno di substrato. Alcuni nematodi possono essere utili alle vostre piante di cannabis, tuttavia alcuni di essi possono essere piuttosto dannosi. I nematodi parassiti delle piante si alimentano delle radici delle piante, influenzando la loro salute e il loro potenziale di crescita.

Esistono vari metodi che i grower possono utilizzare per aumentare il numero di microbi benefici nel substrato al fine di migliorare la salute delle piante e, probabilmente, anche la qualità e la quantità del raccolto. Un modo per fare ciò è creare e usare un compost di alta qualità. Infatti, il compostaggio è un processo svolto dai nostri alleati microorganismi. Essi lavorano per decomporre il materiale organico come scarti alimentari, erbacce e altri scarti del giardino in substrato di alta qualità e ricco di nutrienti.
Il tè di compost è un metodo eccellente e naturale per fornire potenti miscele di nutrienti essenziali alla vostra coltivazione. Il compost tè ha dimostrato di aumentare il valore nutrizionale delle verdure e anche il loro sapore, quindi immaginate cosa può fare in termini di qualità della cannabis!

PREDATORI E CONTROLLO DEI PARASSITI

I pesticidi sono spesso utilizzati nell’agricoltura industriale e dai coltivatori “non BIO” come metodo chimico per combattere parassiti indesiderati. Nonostante la loro efficacia, l’utilizzo di questi prodotti chimici ha mostrato di provocare gravi effetti negativi per la salute umana e l’ambiente. Infatti sono spesso associati a vari problemi di salute, e si fanno strada facilmente nei sistemi idrici con possibili danni per la fauna selvatica.

I pesticidi non uccidono solo i parassiti indesiderati, hanno effetti negativi anche sui microorganismi benefici del terreno, arrestando o riducendo lo straordinario lavoro che essi svolgono. Inoltre rappresentano un ulteriore livello di rischio per il consumatore finale. Le soglie stabilite in quegli stati che richiedono test sui pesticidi, si basano su informazioni ricavate da ricerche sulla loro ingestione o sul contatto con la pelle. Nessuna delle ricerche svolte studia l’inalazione dei pesticidi. È probabile che molti dei pesticidi usati abbiano effetti molto diversi e dosi molto più basse per via dell’inalazione nei polmoni quando si fuma.

Apparato radicale di una pianta di cannabis



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