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L’India insiste sul carbone e condanna a morte la foresta di Hasdeo

È una delle regioni dell’India più ricche di biodiversità. Ospita oltre 20mila indigeni che da anni lottano contro il governo che però non sente ragioni

L'India insiste sul carbone e condanna a morte la foresta di Hasdeo

Nonostante i mesi di proteste in India e nel resto del mondo, le autorità indiane hanno ufficialmente dato il via libera a due operazioni minerarie per l’estrazione di carbone nelle foreste di Hasdeo – nello stato del Chhattisgarh, in India – luogo sacro per oltre 20.000 indigeni Adivasi Gond e Oraon. L’autorizzazione del governo prevede l’ampliamento della miniera PEKB e l’apertura di un nuovo imponente sito minerario, denominato Parsa, il quale richiederà l’abbattimento di oltre 200.000 alberi.

“La deforestazione nelle giungle vicine al villaggio di Salhi è iniziata di notte. Durante il giorno le donne stavano facendo da guardia agli alberi, così sono venuti ad abbatterli di notte. Abbatteranno circa 200.000 alberi” ha affermato Alok Shukla, coordinatore del gruppo di attivisti dell’organizzazione Bachao Andolan in Chhattisgarh.

L’organizzazione è tra le più attive nel campo della tutela della foresta ma, soprattutto, dei diritti degli Adivasi. La legge indiana, infatti, prevede esplicitamente che il governo del Chhattisgarh non possa autorizzare operazioni minerarie nelle foreste di Hasdeo senza aver ottenuto il consenso delle popolazioni locali, consenso che, in questo caso, non è mai stato dato. Inizialmente il governo dello Stato aveva persino affermato di aver ricevuto l’autorizzazione da parte delle popolazioni autoctone – posizione definita “una falsità” dagli stessi Adivasi –, per poi ritrattare la propria posizione e promettere un’indagine sulle modalità con cui il consenso sarebbe stato ottenuto, senza mai fare, però, alcun passo indietro sull’approvazione delle operazioni minerarie dell’Adani, una delle più grosse compagnie minerarie del mondo.

Il caso ha attirato anche le attenzioni internazionali. Gli Adivasi si sono, infatti, resi protagonisti di diverse proteste su larga scala, e sono diversi i Paesi che si sono aggiunti al coro. Dal Regno Unito all’Italia, dall’Australia al Brasile e alla Germania, fino ad arrivare a Washington, sono migliaia le persone scese in strada per manifestare a favore delle popolazioni delle foreste dell’Hasdeo e del rispetto dei loro diritti. “Nell’ultimo decennio gli Adivasi di Hasdeo hanno bussato con tutte le loro forze a ogni porta per tentare di proteggere la loro foresta sacra e hanno persino marciato per 300 chilometri per incontrare il primo Ministro” ha affermato Jo Woodman, ricercatrice della ONG Survival International, “Ma anziché dare priorità ai diritti dei popoli indigeni e alla Costituzione indiana, il governo ha scelto di privilegiare le miniere di carbone”.

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