Incidente in motorino e positivo alla cannabis: assolto
Con la nuova riforma del Codice della Strada sarebbe stato condannato
La vicenda risale al 2020, quando un 30enne di Conegliano, in Veneto, fu coinvolto in un incidente stradale mentre viaggiava con il suo motorino, e, dai controlli successivi, era stato trovato positivo alla cannabis.
Era stato urtato da un’automobile che viaggiava ad una velocità che non avrebbe tenuto conto del motociclista, mentre lui, con il suo motorino, avrebbe creato intralcio agli altri utenti della strada. Contestualmente erano partite le indagini per verificare se fosse si fosse messo alla guida in stato di alterazione psicofisica.
POSITIVO ALLA CANNABIS MA NON IN STATO DI ALTERAZIONE PSICOFISICA: ASSOLTO
Il 30enne è poi stato condannato a 6 mesi di reclusione, commutati in 15mila euro di multa. Ma, difeso dall’avvocato Fabio Capraro, si è opposto, provando non solo che l’incidente era responsabilità del guidatore dell’automobile, ma anche che l’assunzione di cannabis sarebbe avvenuta nei giorni precedenti all’accaduto, e che quindi non stava guidando in stato di alterazione psicofisica.
«È stato il nostro consulente medico – ha spiegato l’avvocato Capraro a TrevisoToday – a certificare il fatto che l’assunzione era avvenuta molto prima». Ecco perché è arrivata l’assoluzione, che con la nuova legge sarebbe impossibile.
«Oggi sarebbe stato condannato – puntualizza infatti l’avvocato – perché se prima la contestazione era “bifasica”, nel senso che per esserci il reato serviva l’assunzione e lo stato alterazione ora invece basta che gli accertamenti diano semplicemente un esito positivo, indipendentemente da quando la droga è stata consumata e a prescindere dal fatto che l’utente della strada fosse o meno sotto i suoi effetti».
IL PARADOSSO DELLA NUOVA LEGGE
A questo punto l’avvocato fa notare due cose. La prima è che: «È una situazione paradossale che pone un rilevante problema per le difese in quanto nel 5-10% dei casi i test antidroga possono produrre risultati positivi benché il soggetto non abbia assunto droghe. Infatti questo tipo di analisi riconoscono come sostanze ad esempio le anfetamine che si trovano all’interno di medicine contro il raffreddore».
La seconda è che «viene completamente slegato dal reato l’effettivo stato di alterazione psicofisica perché la sanzione non scatta con il riscontro degli effetti. Semplicemente l’automobilista o il motociclista viene punito per il fatto di essere un assuntore, magari occasionale, di droghe leggere di cui avrebbe potuto far uso giorni prima».
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE DEL 2019
Ricordiamo che la Corte di Cassazione si è già espressa su questioni simili, come ad esempio con una sentenza del 2019 che non lascia spazio a interpretazioni.
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 187, comma 1, c.d.s., (quello della guida in stato di alterazione a causa di stupefacenti, nda) non è sufficiente che l’agente si sia posto alla guida subito dopo aver assunto sostanze stupefacenti, ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione psicofisica causato da tale assunzione».
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 12409/19, mettendo nero su bianco che non basta la positività, ma che debba essere dimostrata l’effettiva alterazione alla guida.