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In vigore il decreto sul CBD: le associazioni ricorrono

Con l'entrata in vigore del decreto sul CBD, le associazioni di settore sono pronte a depositare il ricorso che ne richieda la sospensione

In vigore il decreto sul CBD: le associazioni ricorronoOggi, 5 agosto, è entrato in vigore il decreto che inserisce le preparazioni orali di CBD tra i medicinali stupefacenti, limitandone il commercio alle sole farmacie.

Le associazioni di settore però, sono pronte a fermare anche questo tentativo di governo di mettere i bastoni tra le ruote al settore della canapa italiano.

«Stiamo lavorando al ricorso e lo depositeremo nei prossimi giorni», conferma Raffaele Desiante di Imprenditori Canapa Italia (ICI) a DolceVita. Specificando che, nel caso «ci fossero delle attività repressive (sequestri e procedimenti a carico degli operatori di settore) sulla base di questo d.m., provvederemo immediatamente a depositarlo chiedendo la sospensione immediata».

Il Presidente di ICI infatti ci tiene ad esortare tutti, anche i non associati, a contattarli nel caso fossero vittime di attività repressive simili. Perché sfruttando i verbali che attestino tali attività si potrà procedere con la richiesta della sospensione immediata del decreto.

OLTRE IL CBD: L’EMENDAMENTO DI GOVERNO CHE VUOLE VIETARE TUTTA LA CANAPA

«Un’emendamento tombale», per il Presidente di ICI, che se entrasse in vigore sarebbe «la fine del settore canapicolo». Perché non vieterebbe solo la cannabis light con CBD, ma dichiarerebbe illegale tutta la canapa industriale.

«Fortunatamente – ci rassicura Desiante – c’è ancora tempo per richiedere una modifica o nelle migliore delle ipotesi il ritiro dell’emendamento», che deve ancora essere approvato dalla Camera e dal Senato.

Ma cosa possiamo fare nel frattempo? Firmare la petizione lanciata da alcune associazioni, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su un provvedimento che porterebbe alla chiusura di un’intero settore, che oggi coinvolge 3mila aziende e circa 11mila lavoratori.

«Con questa petizione chiediamo di ritirare immediatamente l’emendamento che vieta la canapa e – al contrario – avviare un dialogo costruttivo con il governo per sviluppare una regolamentazione equilibrata e sostenibile per l’intera filiera».



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