In tempo di crisi torna il baratto
Il prezzo è una promessa, un impegno, è un messaggio diretto al consumatore. Cosa lo definisca non è chiaro, ma ciò che conta è che serve a ripagare l’azienda degli investimenti fatti, ed è l’elemento centrale di una serie di promesse che il prodotto porta con sé. Parlare del costo del prodotto significa parlare della sua utilità, un valore difficile da definire. Un mondo, quello dei prezzi, in continuo divenire e con poche regole ma con molte astuzie. Come l’intramontabile trucco del nove, per cui 19,90 è meglio di 20, e 99 centesimi sono un vero affare rispetto all’euro tondo. Gli esperti di marketing sanno infatti che è l’ultima cifra quella che viene memorizzata di più e che ha un impatto particolare sulla percezione del prezzo. Discorso a parte meritano i beni di lusso, per i quali la percezione tende a rimarcare una distanza sociale. Tuttavia, con l’avvento di Internet che permette di scaricare di tutto gratis e dove crescono i gruppi di acquisto solidale per la morsa della crisi economica, ecco tornare di moda il baratto. Che manda in soffitta il prezzo, ridotto a suggestione.
Il baratto, con l’impulso della Rete, è per esempio l’ultima frontiera del turismo anticrisi: è la filosofia del bed and breakfast “Porta Garibaldi”, in viale Pasubio a Milano, il primo in città che ha lanciato una forma di pagamento alternativa. Qui il prezzo del soggiorno viene saldato scambiando oggetti o piccoli lavori di assistenza. E così un weekend per due persone può costare sei bottiglie di vino, un quadro o la creazione di un sito Internet. Anche all’estero i bed and breakfast a baratto sono diffusi. In Italia, invece, l’idea prende piede con più lentezza perché gli italiani trovano strana l’idea di ospitare estranei in casa propria senza ricevere in cambio del denaro. Tuttavia, il perdurare della crisi, sta orientando molti connazionali verso questa scelta. Non che i b&b a baratto non accettino i soldi. Se qualcuno ha i cinquanta o i 120 euro da pagare a notte per una camera doppia, è ben accetto. Tuttavia, il b&b è la struttura che pare più in linea col vero spirito del baratto. Una notte può costare un vasetto di miele, un vecchio skateboard o un nanetto da giardino. Può bastare anche una cena preparata da voi o la tinteggiatura di una stanza.
La prima settimana italiana dedicata al baratto risale a un paio di anni fa. Hanno aderito 300 bed and breakfast sparsi in tutta la penisola. Niente contanti per l’alloggio, ma a disposizione c’è il frutto prezioso di anni di esperienza di bravi fotografi, musicisti, giardinieri, cuochi fantasiosi o imbianchini provetti. Oppure oggetti che non ci servono più, ma sono utilissimi per qualcun altro, come ad esempio i vestiti dei figli ormai grandi o qualche abito vecchio. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, sono stati ben accetti i brandelli del passato, spicchi di anima per soddisfare le passioni da collezionisti. E dopo tre edizioni molti gestori di b&b hanno deciso di estendere l’offerta tutto l’anno. Chiedono olio o conserve, iPod e macchine fotografiche in cambio di ospitalità, lezioni di piano o di cucina, esibizioni musicali, opere di muratura, dischi in vinile, biglietti da concerto, strumenti musicali e computer, nonché maschere o tavoli da ping pong.
I luoghi da scegliere per le vacanze col “prezzario” di oggetti graditi sono sul sito www.settimanadelbaratto.it. L’Italia che sempre più spesso sceglie il baratto dimenticandosi i contanti, capitalizza lo scambio di attenzioni e di esperienze col proprio tempo. Sono ormai 500 le banche del tempo con 20 mila associati capaci di donarsi milioni di ore in servizi. Dal cibo al sapere, tutto si baratta. Il baratto tornato d’attualità nel terzo millennio, riguarda persino le grandi aziende impegnate a fare rete scambiandosi servizi per tagliare i costi.
Sul web sono sempre più numerosi i siti a tal proposito: Barattopoli.com, baratto-online.com, o zerorelativo.it, sono tutte community dello scambio con migliaia di iscritti. Una tendenza che non è soltanto figlia della crisi, ma una risposta al consumo disumanizzato dei grandi centri commerciali. Lo scambio in natura restituisce la dimensione umana del consumo. Diventa un’occasione per tessere relazioni, una scusa per incontrare gli altri. E’ tutta qua la promessa del prezzo tanto cara ai teorici del consumismo impazzito. Un qualcosa alla portata, che disintossica dalle banconote.