In Oregon non sanno più dove mettere la marijuana: prezzi crollati e stop alla produzione
Il senato dell’Oregon ha approvato una misura che limiterà la produzione di cannabis per i prossimi due anni. Nessuna nuova licenza verrà rilasciata, mentre potranno continuare la produzione le aziende agricole già in possesso dei permessi. La misura è stata resa necessaria dai dati diffusi sull’andamento del mercato della cannabis legale nel 2018.
In pratica, si è scoperto che c’è stata una sovrapproduzione pazzesca: un milione e trecentomila libbre di infiorescenze prodotte (quasi 600 tonnellate) a fronte di un consumo di appena 166mila libbre (appena 75 tonnellate). Significa che la cannabis prodotta nel 2018, ai ritmi di consumo attuale, basterebbe anche per i prossimi 7 anni.
Se da un lato questo dato demolisce una volta di più la credenza proibizionistica secondo la quale con la legalizzazione crescerebbe a dismisura il consumo, dall’altro per gli operatori del mercato significa una cosa sola, e per niente buona: è in atto la prima crisi da sovrapproduzione del mercato della cannabis.
Il funzionamento di una crisi da sovrapproduzione capitalistica venne spiegato nell’800 da Karl Marx. In parole povere: la sovrapproduzione avviene quando gli operatori di uno o più settori capitalistici producono troppo in proporzione alla domanda. Ciò comporta che gli imprenditori accumulino scorte di beni che non possono vendere, ritrovandosi alle prese con impianti con eccessiva capacità produttiva rispetto alla domanda e con troppi lavoratori rispetto a quelli necessari.
E’ esattamente quanto sta accadendo in Oregon. La prima conseguenza è stata un crollo dei prezzi al dettaglio nei dispensari dove, con somma gioia, i consumatori oggi possono trovare la cannabis a partire da 4 dollari al grammo, contro gli 8/10 dollari di appena un anno fa. Ma ora si stanno verificando conseguenze decisamente peggiori: licenziamenti tra i lavoratori, le aziende di più piccole dimensioni sull’orlo della bancarotta e la ritirata tattica degli investitori, che negli anni passati avevano irrorato di denaro le start-up legate al mercato per accumulare veloci fortune grazie al nuovo oro verde.
Anche perché al momento non si intravedono vie di fuga alla crisi. Se quello della cannabis fosse un mercato come gli altri, l’Oregon potrebbe puntare forte sulle esportazioni. Ma le esportazioni di cannabis negli Usa sono illegali e tali rimarranno fino a quando non verrà fatta una nuova legge federale. Quindi alle aziende rimangono solo poche altre strade: svendere il prodotto, accumularlo in attesa di tempi migliori oppure cercare di esportarlo attraverso canali non legali. Proprio questa ultima possibilità ha fatto scattare le proteste degli stati vicini, a cominciare dell’Idaho, che temono di essere riempiti di cannabis di contrabbando.