High times

In memoria di Serpelloni. Una raccolta dei suoi capolavori

La notizia come un fulmine a ciel sereno è arrivata venerdì sera: Giovanni Serpelloni è stato rimosso dal ruolo di capo del Dpa, il dipartimento delle politiche antidroga che venne creato ad hoc da Berlusconi e Giovanardi nel 2008. Sulla dinamica che ha portato alla sua cacciata ancora non si sa niente, anche perché i media mainstream non hanno dedicato alcuna attenzione alla notizia. Di certo c’è stato l’avvallo di Renzi in persona, il quale appena un paio di giorni prima aveva scelto di tenere per sé la delega alle politiche sulla droga del governo (sulla sua politica verso la cannabis ci siamo già interrogati qui). Renzi stesso non ha comunque rilasciato dichiarazioni.

Quindi, in attesa di maggiori informazioni, ci limitiamo a celebrare con voi la caduta dello zar antidroga italiano, facendo luce su ciò che è stato fino ad oggi il Dpa e raccogliendo alcune delle affermazioni (pseudo) scientifiche più esilaranti del suo ex capo.

LA TEORIA DELLA SUPERCANNABIS (con percentuali di Thc sparate a caso in base all’umore). Questo è uno dei grandi cavalli di battaglia di Serpelloni: non si può legalizzare perché ormai in commercio c’è cannabis con percentuali di Thc talmente alte da renderla una droga pesante. Peccato che le percentuali citate da Serpelloni cambiassero ogni giorno. Come fatto notare da Forum Droghe, secondo l’ex capo del Dpa nel maggio del 2013 la supercannabis poteva contenere fino al 46% di Thc, percentuale improvvisamente scesa al 45% in un’intervista rilasciata in dicembre. Passano pochi mesi e, casualmente, proprio il giorno successivo alla bocciatura della legge Fini-Giovanardi da parte della Corte Costituzionale, Serpelloni dichiara che il Thc contenuto nella cannabis può arrivare al 55%. Fino all’apoteosi del 10 marzo scorso, quando in un’intervista dichiara che in commercio esiste cannabis “coltivata con tecniche violente di coltura intensiva che arriva anche al 60% di principio attivo”. In pratica un +15% di Thc in meno di un anno…quando si dice “i prodigi della scienza”.

Peccato che a smentire le sue affermazioni ci pensi lui stesso. Nella relazione 2013 del Dpa è infatti scritto chiaramente che, in base alle analisi sulla sostanze sequestrate dalle forze dell’ordine, la percentuale massima di Thc trovata era del 27%, mentre la media era del 10%.

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LA TEORIA DELLA DIMINUZIONE DEI CONSUMI (come i tossicodipendenti diminuiscono solo nelle statistiche del Dpa). Fino al 2008 le statistiche sui consumi di droghe venivano effettuate ogni anno dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, sulla base degli standard richiesti dalle convenzioni europee. Poi Serpelloni decise che era meglio affidarle a dei privati, direttamente pagati dal Dpa (naturalmente con soldi pubblici). Così improvvisamente i dati iniziano a migliorare e Serpelloni può affermare che le politiche repressive del Dpa aiutano a combattere il consumo di droga. Nella peggior tradizione italiana, tra l’altro, le ricerche vengono commissionate senza nessuna trasparenza. Basti pensare che l’ultima ricerca è stata commissionata al consorzio Cueim, il quale oltre ad avere sede a Verona (stessa città dalla quale proviene Serpelloni, sarà un caso?), come rivelato da un’inchiesta del quotidiano il Manifesto ha percepito quasi 3 milioni dal Dpa per sette ricerche commissionate senza alcuna gara d’appalto. Tornando alla questione dei consumi, si può anche notare come il Cnr (che continua a effettuare le ricerche, anche se non riconosciute dal Dpa) continui a rivelare consumi di droghe ben più alti di quelli registrati dagli enti finanziati dal Dpa.

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LA SCIENZA DEL DPA (come divulgare ricerche condotte e approvate da sé stessi e farle passare per verità). Il metodo sviluppato per i dati sui consumi di droga non è certo un’eccezione per Serpelloni, il quale in questi anni si è fatto notare anche per il suo superattivismo editoriale. In soli quattro anni ha fondato una quantità spropositata di siti internet (nel sito del Dpa ne sono citati 15) con nomi come “Cannabis e danni alla salute” e “La strada per una guida sicura”. Ma non solo perché, come rivelato da una inchesta della Lila, Giovanni Serpelloni è anche colui che firma gli articoli pubblicati dall’Italian Journal of Addiction, diretto da Serpelloni stesso, e pubblicato e finanziato dal Dpa, di cui a capo c’era appunto Giovanni Serpelloni. L’Italian Journal of Addiction è la stessa testata che spesso Serpelloni citava come “autorevole pubblicazione scientifica” quando parlava delle sue teorie più bislacche, tipo quella della cannabis che provoca i buchi nel cervello. Insomma, il Dipartimento Antidroga, fa anche ricerca: se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica. Una perfetta garanzia di indipendenza scientifica, non trovate?

 



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