In Italia cresce più il cemento che la popolazione
L’aumento del consumo di suolo non va di pari passo con la crescita demografica: nel 2019 sono nati 420 mila bambini e il suolo ormai sigillato è avanzato di altri 57 km² al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 mq di cemento.
Lo spreco di suolo continua ad avanzare anche nelle aree a rischio idrogeologico e sismico e tra, le città italiane, la Sicilia è la regione con la crescita percentuale più alta. Lungo le coste, già cementificate per quasi un quarto della loro superficie nazionale, il consumo di suolo cresce con un’intensità 2-3 volte maggiore rispetto a quello che avviene nel resto del territorio. Non mancano però segnali positivi: la Valle d’Aosta, con solo 3 ettari di territorio impermeabilizzato nell’ultimo anno, è la prima regione italiana vicina all’obiettivo “Consumo di suolo 0” e si dimezza la quantità di suolo perso in un anno all’interno delle aree protette.
Questi dati sono importanti in vista di una normativa che, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e duraturo, possa finalmente garantire il progressivo rallentamento e, speriamo, l’azzeramento del consumo di suolo in Italia. Continuare a consumarlo significa bruciare una risorsa che permette al nostro Paese di essere competitivo nel mondo con la bellezza, l’arte, la storia, il paesaggio.