In fuga dalla medicina ufficiale: analisi di un mercato “alternativo”
Nel corso degli ultimi decenni si stanno diffondendo nel mondo occidentale, in misura sempre più estesa, diversi tipi di trattamenti, rimedi e filosofie terapeutiche che non sono riconosciuti nel contesto della medicina ufficiale. Queste pratiche, nel loro insieme, sono di volta in volta connotate come: alternative, complementari, integrative, tradizionali, non ortodosse, olistiche, naturali, dolci e sono materia dibattuta, controversa per molti aspetti. Parliamo di tutte quelle attività che incorporano medicina tradizionale e soluzioni aneddotiche, credenze spirituali e approcci terapeutici che spaziano dalla naturopatia alla medicina ayurvedica, dall’omeopatia alla medicina cinese, dall’agopuntura alla fitoterapia. Si tratta di approcci di cui sicuramente abbiamo sentito parlare o che abbiamo sperimentato. L’espressione con cui in genere ci si riferisce a queste pratiche è Medicine complementari e alternative, MCA (nella letteratura scientifica CAM, Complementary and alternative medicines), acronimo che indica e contempla pratiche diverse, non omogenee nella prassi e nel modus operandi.
In linea di massima le patologie trattate con le MCA riguardano problemi comuni e di lieve natura. In queste situazioni l’attenzione all’unicità di ogni paziente, considerato non solo nella dimensione organica, ma anche in quella psicologica e sociale, la valorizzazione di un approccio non paternalistico, centrato sulle risorse della persona e sul suo coinvolgimento, rappresentano probabilmente le caratteristiche principali che rendono le MCA apprezzate dai pazienti. Questi sono in prevalenza donne, di elevato livello culturale, con condizioni socioeconomiche medio-alte, che in grande maggioranza ricorrono contemporaneamente anche alla medicina ufficiale. La decisione di utilizzare queste pratiche è presa sia sulla base di motivazioni di carattere positivo (ad esempio la speranza di ricorrere a trattamenti privi di effetti collaterali), sia sulla base di motivazioni di carattere negativo (ad esempio, disaffezione rispetto all’approccio della medicina ufficiale, considerato impersonale e troppo tecnologico).
Come tutte le industrie, MCA ha creato il suo mercato nello stesso modo in cui lo hanno fatto i colossi farmaceutici, quelli che gravitano nell’universo Big Pharma. Anche nel mercato della medicina alternativa contano i profitti, gli investimenti, gli imprenditori e i guadagni.
Sono 8 milioni, pari al 13,6% della popolazione, gli italiani che per curarsi scelgono le terapie non convenzionali e 10mila i camici bianchi che nella Penisola suggeriscono regolarmente trattamenti non convenzionali. Numeri in ogni caso molto inferiori a quelli di altri paesi europei come Francia (49% di utilizzatori), Germania (46%), Regno Unito (35%), Belgio (31%) e Paesi nordici (25% circa) che fanno riferimento a poche aziende chiave, quasi tutte nate negli ultimi trent’anni: Herbal Hills e Nordic Naturals, Herb Pharma e Pacific Nutritional sono tra queste.
Mentre il Vecchio Continente è il maggior consumatore di terapie e di rimendi complementari, il più grande produttore di progresso ayurvedico è la zona dell’Asia-Pacifico. Il ritmo costante con cui è improntato a crescere questo mercato nel sud-est asiatico fa pensare che la costosa medicina convenzionale lascerà più spazio negli anni a venire alle terapie mediche alternative e che, anche nei paesi orientali più sviluppati, la crescita del turismo medico alternativo crescerà del 7% entro il 2023 con la Cina e la Thailandia a rappresentare due autorità nell’agoterapia e nei massaggi.
Con il supplemento di tutta una bibliografia e sitografia dedicata, si scopre infatti che più della metà del turismo interno di questi due paesi è dettato da motivazioni mediche e spiritiche, e che ad oggi l’ammontare del capitale che circola grazie alla medicina non tradizionale aggiunge uno sprint notevole al PIL.
Poco più in là, in India, la medicina filosofica vale oggi oltre quindici miliardi di dollari. Fra tutti, questo paese si è calato nel ruolo di guru ayurvedico, facendosi portavoce di un’immensa subcultura spirituale e terapeutica che nutre un continuo e fiorente export internazionale.
La para-scienza, dunque, non solo non è un’attività piccola e privata, ma è anche carro trainante di molti paesi in via di sviluppo. Il ruolo di più grande import-export transnazionale e transoceanico delle soluzioni naturali tocca invece agli Stati Uniti e all’America Latina.
Nella sostanza, quello che promette Mca, che rifugge il metodo scientifico a vantaggio di teorie, convinzioni, testimonianze, aneddoti e opinioni, è una crescita veloce e costi bassi con un’offerta pressoché infinita e una domanda che per ora non ha subito contrazioni e che può generare guadagni elevatissimi. La medicina alternativa è a tutti gli effetti un mercato azionario e calibrato da investitori, ricercatori, sapienti dell’economia ed esperti del marketing aziendale che creano un mercato dal valore di miliardi di dollari annui.
Benché per una fetta consistente dei suoi consumatori, la medicina alternativa sia vista come un mondo idilliaco e ancestrale fatto di cura, magia e benefici, nei fatti si è costituita anch’essa come un macrocosmo dove contano il capitale e le azioni di Borsa. Da qui, la scelta libera di ognuno di avvicinarvisi oppure no, di crederci oppure no, ma almeno con la consapevolezza che non si sta abbracciando un mondo fatto di maestri sapienti e soluzioni miracolose, ma una realtà anch’essa improntata sulle mosse economiche del momento e sul movimento incessante del capitale.